STORIA E TRADIZIONI

HomeNewsCulturaStoria e tradizioni

Pochi sanno che a Palermo c'è una fonte miracolosa: cura gli storpi e "i mariti cattivi"

La cripta è un luogo molto suggestivo e quando è possibile accedervi si può ancora scorgere il pozzo da cui sgorga la sorgente miracolosa. Ecco dove si trova

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 6 aprile 2023

Nella chiesa ipogea Madonna della Provvidenza il 7 gennaio 1668 Padre Francesco Maggio, ispirato da una visione, rinveniva sotto l’altare una fonte d’acqua prodigiosa, capace di guarire anche gli storpi, gli invasati e i mariti cattivi. «L’acqua è considerata fonte e origine di ogni forma di vita, simbolo di rinascita e rigenerazione, elemento fecondante, sostanza magica e terapeutica» (M. Eliade).

Il culto delle acque è antichissimo: le sue radici affondano in un’epoca remota, ancor prima dell’avvento del cristianesimo e dell’invenzione della scrittura. La credenza in poteri magici salvifici dell’acqua era diffusa già presso le genti preistoriche. Anche i palermitani hanno spesso fatto ricorso alle acque miracolose.

La borgata dell’Acquasanta già nel nome denuncia la presenza di acque dai poteri taumaturgici: secondo la tradizione in quel luogo vi era una grotta da cui sgorgavano acque minerali con miracolose proprietà terapeutiche.
Adv
Le ricerche storiche di Vittorio Giustolisi confermerebbero l’esistenza sul Monte Pellegrino, nella grotta di Santa Rosalia, di un “antico culto dell’acqua salutare che si personificava in origine in una ninfa, successivamente interpretata da una divinità ellenica molto simile all’Atena Kronia, da Tanit, da Iside, dalla Madonna e infine da S. Rosalia…” (Topografia Storia e Archeologia di Monte Pellegrino, 1979).

Racconta Giuseppe Pitrè che il 5 febbraio il popolo accorreva a bere l’acqua del pozzo della chiesa di Sant’Agata li Scorruggi, credendola miracolosa: “L'acqua del pozzo nella Chiesa di Sant'Agata li Scorruggi, in cui per antichissima tradizione dicesi esservi stata la Casa di detta Santa, si asserisce scorgersi in altro tempo limpida e chiara, e nel giorno però natalizio della Santa a 5 febraro di tutti osservasi cambiare il suo colore o sapore natio in quello di latte”.

Un’altra fonte miracolosa si trova nella chiesa sotterranea della Madonna della Provvidenza, che oggi risulta purtroppo poco fruibile. Molti palermitani, soprattutto i più giovani, non ne conoscono neppure l’esistenza: la chiesa ipogea si trova al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Teatini e come scrive il canonico Gaspare Palermo, nella sua “Guida istruttiva per potersi conoscere tutte le magnificenze della città di Palermo” è tanto lunga e larga quanto quella superiore. Al posto delle colonne vi sono dei pilastri che sorreggono la volta.

La chiesa sorse originariamente come oratorio, nel "cimitero" della chiesa dei teatini, ossia in una cripta dove vi erano diverse sepolture di aristocratici, di membri della confraternita dei falegnami, di sacerdoti teatini e di alcune religiose morte in odore di santità, come le teatine Suor Rosalia Liparoto e Suor Cristina Aucello Torzone.

La congregazione, nel 1845, fece un tentativo per avere concesso l’ampliamento del sotterraneo finché, nel 1873, usurpò abusivamente l’uso di tutta la cripta consacrandola a chiesa.

In “Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo” (1719) Antonino Mongitore racconta al lettore la nascita e la diffusione del culto della Madonna della Provvidenza e la scoperta dalla fonte miracolosa. Nel 1609 il sacerdote Salvatore Ferrari aveva fondato la congregazione degli schiavi di Maria, nell’oratorio della Sciabica, e aveva cercato di trovare un’immagine della Madonna che potesse ispirare ai confrati maggiore devozione nei confronti della Vergine.

Il Ferrari aveva chiesto aiuto a Vincenzo Scarpato (originario della Campania), un laico dell’ordine teatino, giunto a Palermo da Napoli. Scarpato aveva deciso di prendere come modello la Madonna dell’Arco (una Madonna con Bambino a cui il popolo napoletano ricorreva spesso per invocare protezione in momenti di grande calamità).

Tuttavia, nonostante Scarpato cercasse per tutta la città un bravo pittore, non trovava nessuno in grado di riprodurre una immagine della Madonna che facesse al caso suo. Un giorno gli si avvicinò un vecchio canuto, di bell’aspetto e dopo aver scambiato qualche parola, tirò fuori da sotto il mantello una tela che raffigurava la Madonna: un’immagine così bella che sembrava dipinta dagli angeli!

“Prendila fratello Vincenzo, conservalo e custodiscilo con rispetto e venerazione” disse l’anziano: “essa opererà tanti miracoli e numerosi saranno i pellegrini che verranno a pregare questa immagine”. Detto questo il santo vecchio sparì all’improvviso, senza che Vincenzo avesse neppure il tempo di ringraziarlo: il vecchio di bell’aspetto era San Giuseppe!

L’immagine della Vergine venne dapprima esposta nell’oratorio della Sciabica, che si trovava nel chiostro della casa dei Teatini e nel 1644 venne trasferita entro il cimitero della chiesa (ossia nella cripta) e furono tanti i miracoli che cominciò a operare, guarendo ciechi, sordi, paralitici, storpi.

L’oratorio si riempì così di tavolette votive, di cere, di trecce, di piastre d’argento… e di altri segni per grazia ricevuta. Persino Francesco Romano, canonico della cattedrale, visitando l’oratorio esclamò con ammirazione: “Oh, che bella immagine è questa! Ella non può essere uscita dalle mani dell’uomo”.

La pia celebrazione dei sette mercoledì, che precedevano la festa della Madonna, iniziò nel 1685. Scrive il Mongitore che “in tempi di gravissimi pericoli, che hanno minacciato la Città, si son visti meravigliosi bagliori uscir dalla Sacra Immagine in segno del suo potentissimo patrocinio”.

I fratelli della congregazione della Sciabica dispensavano inoltre delle nocciole benedette ai devoti che si trovavano in grande pericolo: chi ne mangiava riceveva grandi benefici. Riferisce sempre il Mongitore il caso di una donna, che dopo aver sofferto terribili dolori e aver avuto molte complicazioni durante il parto, trovandosi in evidente pericolo di vita, era stata dichiarata dai medici un caso senza speranza.

La devota, dopo aver mangiato una di queste nocciole benedette, miracolosamente aveva partorito. Il neonato era nato sano e roseo, era stato pulito ed era stato posto tra le braccia della madre, che solo allora si era accorta di un grande prodigio: il bimbo stringeva nel piccolo pugno chiuso la nocciola intera che ella poco prima aveva ingoiato, dopo averla masticata!

Il culto della Madonna della Provvidenza si accrebbe a Palermo dopo che il 7 Gennaio 1668 il padre Francesco Maggio, palermitano, in seguito ad una visione, dopo aver scavato circa tre metri di terra rinvenne sotto l’altare una fonte d’acqua prodigiosa, “che sgorgò dalla viva pietra come copioso ruscello d’acqua limpidissima e pura”, il culto. Il pozzo venne benedetto la settimana successiva, il14 gennaio, dallo stesso padre Maggio.

I devoti bevevano avidamente quest’acqua, come antidoto ad ogni infermità: dalle febbri più feroci e pericolose ai dolori del corpo, dai dolori al fianco ai rigonfiamenti al collo, dalle vertigini del capo alla debolezza dello stomaco, dal vomito ai calcoli renali… e per sanare altre gravissime infermità: persino gli storpi venivano raddrizzati.

L’acqua miracolosa si dava da bere agli invasati o a coloro a cui aveva gettato addosso la malasorte. Le mogli che avevano mariti cattivi (violenti, ubriaconi o traditori) la davano a bere di nascosto al coniuge, a volte mescolandola al cibo, sperando in una conversione del cuore.

Il 7 marzo del 1685 la Madonna della Provvidenza fu eletta Patrona e protettrice delle case dei Teatini in Sicilia (ad esempio anche della Chiesa di S. Maria della Catena a Palermo) e nel 1734 ottenne le corone d’oro che furono poste sul capo della Vergine e del Bambino.

Nel XIX secolo Gaspare Palermo afferma che la devozione per la Madonna della Provvidenza “era somma” e la solenne festa religiosa si celebrava la seconda domenica dopo l’Epifania.

Ancora oggi il perenne fluire al santuario, soprattutto da parte dei più anziani o di turisti curiosi, continua incessantemente: quest'acqua è madre di miracoli, conversioni e grazie. La cripta è un luogo molto suggestivo (anche se avrebbe necessità di un importante restauro) e quando è possibile accedervi si può ancora scorgere il pozzo da cui sgorga la sorgente miracolosa.

Dal momento che la chiesa della Madonna della Provvidenza non è sempre aperta al pubblico, per favorire l’utilizzo dell’acqua da parte dei fedeli, è stata creata nell’atrio della chiesa di San Giuseppe dei Teatini una fontanella: “Quest’acqua, se bevuta con viva fede e speranza nell’Amore misericordioso del Padre” si legge in un cartello a firma i padri Teatini: “Certamente sarà di grande aiuto e consolazione in questa vita.”
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI