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Quel monumento che dimentichiamo di avere: ripulita la teca di piazza Sett'Angeli

La piazza Sett’Angeli è dietro la Cattedrale di Palermo: c'era un antico monastero e c'era un rifugio, poi distrutto dai bombardamenti. I resti sono del Primo secolo dopo Cristo

Balarm
La redazione
  • 27 dicembre 2018

La teca di piazza Sett'Angeli a Palermo

Sono stati fatti grandi lavori di recupero negli anni passati per fare ammirare a cittadini e turisti i mosaici dell'area archeologica di piazza Sett'Angeli: la teca, in vetro, è stata (finalmente) pulita dopo che per mesi si era così sporcata tanto da non consentire la vista dei meravigliosi resti che protegge.

Si tratta di pavimentazioni e mosaci di un'abitazione privata risalente alla fine del primo secolo dopo Cristo resti oggi per fortuna messi in vetrina.

Siamo alle spalle della Cattedrale di Palermo, e la gigantesca teca di vetro custodisce e - adesso che è stata ripulita - mostra questi preziosi reperti archelogici che sono a testimonianza della storia di questa antica città.

Nelle piazza sorgeva anche un antico monastero fondato dal viceré Ettore Pignatelli (1529), dedicato a San Francesco di Paola e intitolato ai Sette Angeli in ricordo di un affresco che decorava una chiesa che si trovava lì in precedenza.

Secondo la tradizione è in quest'area che sono nate sant'Oliva e santa Ninfa, patrone della città, e la chiesa era a loro consacrata.
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La chiesa e il monastero furono in gran parte distrutti nel 1860 durante i combattimenti tra truppe borboniche e garibaldine e sul vuoto lasciato si è formata appunto la piazza che conosciamo noi.

C'è dell'altro: saltando nel tempo fino alla Seconda Guerra Mondiale, raccontiamo di quando sotto la villetta c’era un rifugio antiaereo, il più famoso tra i ricoveri.

«Mia madre teneva forte le mani mie e di mia sorella e cercava di tenere vicino mio fratello. La gente correva, scappava dalla morte, mentre noi eravamo immobilizzati dal terrore. Mio fratello in un attimo è sparito. È stato travolto dalle persone. Travolto della folla che si dirigeva verso il vicino Ricovero di Salita Ramirez. Appena qualche secondo dopo, un boato enorme. Una bomba ha colpito quel rifugio. È l’ultima volta che ho visto mio fratello» (leggi qui tutta la testimonianza).

Oggi un monumento nel giardino al centro della piazza ricorda le vittim della guerra, in particolare le vittime della bomba che del 9 maggio 1943.
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