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Risale ai primissimi anni dopo Cristo: apre alle visite l'anfiteatro al centro di Catania

Un vero tesoro quasi totalmente inghiottito dai palazzi nel centro della città etnea apre al pubblico dal martedì al sabato sia mattina che pomeriggio: la storia del monumento

Balarm
La redazione
  • 21 giugno 2019

L'anfiteatro romano di Catania

La richiesta è partita direttamente da Nello Musumeci, presidente della Regione: l'anfiteatro Romano di Catania, gioiellino immerso nel centro della città etnea - quasi inghiottito dai palazzi - riapre.

La direttrice dello spazio monumentale è Gioconda La Magna che ha quindi disposto l’impiego di custodi fino a oggi impegnati in altri monumenti per consentire l’apertura al pubblico dell'anfiteatro tutti i giorni, da martedì a sabato, mattina e pomeriggio.

La storia di questo luogo: di un teatro a Catania si fa riferimento nelle fonti classiche in merito alla consultazione delle polis siceliote da parte di Alcibiade, che tenne nel 415 a.C. un discorso all'assemblea civica riunita appunto nel teatro.

Di questo teatro però non era chiara la collocazione e la tradizione lo identificava con il teatro di età romana oggi visibile. Tale associazione diede adito a varie fantasie sull'edificio, al punto che è ancora oggi chiamato "Tiatru grecu" dalla comunità locale, mentre la strada che lo costeggia a nord è chiamata via Teatro Greco.
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Ciò che ha dunque mosso gli studiosi dell'edificio sin dai primi lavori di sgombero delle strutture antiche è stato anche il quesito se il teatro delle fonti fosse il medesimo che si ammira oggi, ossia se su una preesistente struttura greca possa essere nata la struttura romana. Per un certo periodo venne persino messo in dubbio che potesse esistere davvero un teatro in epoca greca a Catania e che si trattasse di una errata traduzione delle fonti ad aver generato la credenza di questo edificio.

Le testimonianze più antiche raccontano la presenza di un teatro fatto di grossi blocchi in pietra arenaria con lettere in greco in pianta rettangolare, un tipo di planimetria più diffusamente nell'epoca ellenistica. La struttura, già identificata alla fine dell'Ottocento e attribuita a un teatro greco di V-IV secolo a.C. potrebbe essere propriamente il teatro in cui Alcibiade tenne il discorso ai Katanaioi per convincerli ad allearsi con Atene contro Syracusae.

Il teatro, dunque di epoca greca, venne restaurato nel corso del Primo secolo dopo che Catania diventò colonia romana (sotto Augusto).

Il secolo successivo fu comunque Adriano a "monumentalizzare" l'area (vcino al teatro ci sono terme e vari edifici): viene realizzato un proscenio decorato da marmi, ampliata la scena, create due massicce torri laterali attraverso cui si raggiungevano i diversi piani dell'edificio e aggiunti fregi, statue, bassorilievi e colonne.

Di grande impatto la scritta all'interno, in latino: "Per me civitas catanensium sublimatur a Christo" (Per mezzo mio la città dei Catanesi è innalzata a Cristo), una frase attribuita a sant'Agata, che nei pressi subì il martirio.

Nel mediioevo fu progressivamente abbandonato e venne sfruttato per ricavarne case, l'area dell'orchestra per esempio ospitava una macelleria.

Tra stradelle che tagliavano il monumento da parte a parte e varie modifiche esterne ci fu anche il terremoto della Val di Noto (1693) che rovinò molte delle abitazioni nate sulla cavea.

Nel Settecento viene eretta la via Grotte che tagliava da sud a nord l'edificio mettendo in comunicazione la strada del corso (oggi via Vittorio Emanuele II) con lo spiazzo alle spalle del teatro: la strada, come si nota da alcune antiche fotografie era in comunicazione con alcune strade minori e persino con una piazza ricavate sulla cavea.

Sul finire dell'Ottocento il proprietario del palazzo che si addossa all'Odeon (teatrino vicino), il barone Sigona di Villermosa, fece abbattere l'ultimo fornice per ingrandire il suo palazzo.

Fu li che si mobilitò la Soprintendenza alle Antichità per la Sicilia Orientale, all'epoca diretta da Paolo Orsi, e avviò (finalmente) una campagna di esproprio e liberazione delle antiche strutture mai del tutto completata.

Diversi anni dopo, negli anni Ottanta, una campagna di scavo restituì l'ingresso orientale degli attori. Dalla seconda metà degli anni Novanta venne riaperto il cantiere di scavo ma già dagli anni Settanta era usato per gli spettacoli.

«Il primo passo – sottolinea il presidente della Regione Nello Musumeci – è stato compiuto, con l’apertura al pubblico in cinque giorni su sette. Presto dovremo riuscirci anche per la domenica e i giorni festivi. Ma c’è ancora tanto altro da fare».

«Occorre rendere pulita tutta l’area, predisporre un impianto di illuminazione adeguato, rifare la segnaletica interna ed esterna, sostituire i dissuasori in legno, rimuovere la fatiscente cabina all’ingresso, riqualificare la recinzione in ferro battuto. E, ancora, serve un servizio di biglietteria per i visitatori, dépliant esplicativi in più lingue e, soprattutto, penso serva collocare lungo il percorso degli schermi per la ricostruzione virtuale tridimensionale del teatro romano: dobbiamo dare un’anima a questo straordinario monumento, mai sufficientemente valorizzato e non escludo la possibilità di avvalermi anche degli specialisti del Cnr che nel passato hanno studiato i reperti.

Ho chiesto alla direttrice del Parco – conclude il presidente della Regione – di predisporre un apposito progetto, in tempi brevi, per operare di conseguenza. Purtroppo la condizione di abbandono e degrado che perdura da un decennio nell’Anfiteatro è comune a molti altri siti archeologici e museali, non solo della provincia etnea. Ma nello spazio di alcuni mesi affronteremo anche questi insoluti problemi».
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