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Che fine ha fatto Rosario Crocetta: "Mi hanno messo da parte, ora nel Pd solo liti"

L'ex presidente della Regione: "Mi aspettavo più solidarietà. Non ho mai lasciato il partito, adesso sto più a Tusa che a Tunisi". E condanna gli scontri per la leadership

Luca La Mantia
Giornalista professionista
  • 20 maggio 2025

L'ex presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta

A chi si chiede che fine abbia fatto Rosario Crocetta è lui stesso a rispondere: «La verità è che non me ne sono mai andato davvero». E la Tunisia? «Finiamola con questa storia, io sto più a Tusa che in Tunisia», dice sorridendo l'ex presidente della Regione Siciliana.

«La verità è che sono due paradisi - aggiunge -. Ho casa sia in Sicilia che lì. Che male c'è? Sono un pensionato».

Un pensionato che però non ha mai dimenticato la politica attiva, che non comprende perché nel Pd si litighi così tanto e che rispolvera i tempi in cui sedeva sulla poltrona più importante di Palazzo d'Orleans.

Anche se... «Non ne parliamo, per favore, ho smesso di avere pace non appena ho fatto il presidente della Regione».

Come dire: se mai dovessi tornare in campo non sarebbe certo per quell'incarico. Poi però scherza: «La storia non si fa con i se e con i ma... ». E con il senno di poi ammette che non rifarebbe certi errori.

«Per esempio farei più alleanze e starei attento a difendermi un po' di più. Le cose di cui vado fiero del resto non mancano: dall'aver rimesso in ordine i conti della sanità all'aver cercato di imprimere un marchio di legalità nelle istituzioni».

Che stia preparando il suo ritorno in politica? «Ma chi è mai andato via? Io sono ancora un iscritto del Pd. Ma sono un militante disciplinato - spiega - perché ho detto che avrei fatto un passo indietro finché avevo pendenze giudiziarie. Qualche altra cosetta da risolvere ce l'avrei...»

Nel frattempo si toglie dei sassolini dalle scarpe: «Sono stato "tranquillamente" messo da parte. E non nascondo che mi sarei aspettato più solidarietà. Nonostante tutto ho dato un esempio di stile facendo un passo indietro. Sono nato in un partito in cui il bene comune viene prima di tutto».

Poi però tiene a precisare. «Non possiamo dire la stessa cosa del Pd di oggi. Non ho mica capito perché litigano. E come me non lo hanno capito nemmeno i cittadini. Di certo sembrano aver dimenticato che la politica è fatta per cercare il bene comune».

In passato, dice Crocetta, le cose andavano diversamente. «Nel partito in cui sono cresciuto si cercava di trovare una soluzione alle divergenze, si cercavano mediazioni. Si faticava molto spesso, c'erano discussioni molto dure, ma alla fine si faceva quadrato per il bene comune, del partito e del Paese».

L'ex governatore non usa giri di parole: «Questa lotta interna dura da troppo tempo. È insopportabile, lascia sgomenti. Ora basta, si lavori seriamente. In Sicilia il Pd ha bisogno di un rilancio. Che però può avvenire solo se c'è una coesistenza pacifica».

Una chimera in un momento in cui nell'Isola il partito va avanti a forza di ricorsi. «C'è un congresso, si elegga un segretario che cominci a lavorare per un campo largo. Ecco, il Pd da solo non vincerà mai, lo si è visto già quando sono stato eletto presidente della Regione».

Insomma, secondo Crocetta il miglior insegnamento arriva dal passato. «Intuivo che senza un'alleanza al centro era impossibile vincere, così feci l'accordo con l'Udc. Anche adesso il centrosinistra può vincere se si pensa a un fronte largo. Non è un caso se le ultime regionali sono state un fallimento».

E adesso il Pd è lacerato, altro che campo largo. «Eppure - dice Crocetta - c'è una Sicilia che dà segni di risveglio. Si pensi al turismo e alla grande attenzione per le meraviglie dell'Isola più bella del mondo. Peccato che la politica sia così lenta».

E punta il dito anche contro l'amministrazione regionale che «dovrebbe investire molto di più sul nostro patrimonio paesaggistico e culturale, non solo su Palermo, Catania, le Eolie, ma anche sulla fascia della Val di Noto, sul Trapanese. Bisognerebbe fare molto di più».

Anche perché le guerre intestine che rallentano la macchina non riguardano solo il Pd. «Le liti ci sono anche negli altri partiti - conclude -. La differenza? Rispetto al Pd non hanno un congresso da affrontare».
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