Partito democratico o Partito divisivo: tra "brogli" e ricorsi, che succede in Sicilia
Scontro sulle regole per la corsa alla leadership regionale, Pd sempre più nel caos. Un gruppo di ribelli contro Barbagallo fa ricorso e scrive anche a Elly Schlein

L'ultima tappa del percorso burrascoso che dovrà portare al congresso per l'elezione del segretario regionale è la lettera che alcuni esponenti dem dell'Isola hanno inviato alla leader Elly Schlein.
Il fronte dei "dissidenti" ha contestato lo svolgimento dell'assemblea dello scorso 27 gennaio a Palermo, presentando un ricorso alla commissione nazionale di garanzia del Pd perché «non ha mai eletto il suo presidente».
Al centro della querelle c'è lo scontro tra l'area che fa capo al segretario uscente Anthony Barbagallo, unico candidato in corsa, e quella che invece gli è ostile e che annovera al suo interno parte del gruppo parlamentare all'Ars.
Il ricorso propone di «procedere con la sospensione dei lavori congressuali del Pd Sicilia». Ma cosa è successo? Perché in queste settimane nel partito si litiga così tanto?
La contestazione ruota attorno alla votazione online (nell'assemblea di gennaio) per la scelta o meno di mantenere lo strumento delle primarie in vista del congresso regionale del partito, che si terrà nelle prossime settimane.
La piattaforma utilizzata per la votazione, secondo i "ribelli", «non ha consentito di verificare né di dichiarare il raggiungimento del numero legale e non ha altresì consentito di dichiarare il quorum necessario all'approvazione del regolamento congressuale».
In particolare i firmatari del ricorso non escludono che abbiano presto parte al voto per errore alcune persone che non facevano parte dell'assemblea.
«La vicenda, dove verificata, andrebbe in palese violazione dello statuto nazionale e regionale del Pd, rendendo nulla, annullabile, inefficace, e non valida la votazione sul regolamento congressuale», scrivono.
E dopo il ricorso è arrivata anche la lettera alla Schlein. «Noi non sappiamo quello che ti hanno raccontato e che raccontano ed è per questo che ci rivolgiamo direttamente a te», scrivono nella missiva destinata al Nazareno.
E arriva la richiesta: «Noi chiediamo di avere l'elenco di chi ha votato. Una richiesta di trasparenza a cui ci viene ancora detto di no. Ti chiediamo di non voltare la testa dall'altra parte».
«La Sicilia è una terra complessa che merita una vera alternativa - concludono gli esponenti nella lettera - a questa destra che qui mostra il volto peggiore. Per batterla noi dobbiamo dimostrare di essere diversi e credibili agli occhi dei cittadini».
In attesa di una eventuale risposta della leader nazionale, già nei giorni scorsi il segretario regionale ha risposto ai dissidenti.
Barbagallo ha tagliato corto sulle accuse di irregolarità: sono «irricevibili», ha detto. «Siamo un partito, abbiamo regole chiare e ci sono organi di garanzia a cui rivolgersi. Ma le accuse infamanti fanno male al partito e a chi crede nel Pd».
«Tutti hanno il diritto di chiedere piena trasparenza», ha sottolineato Barbagallo, aggiungendo che «si verificherà la regolarità del percorso nelle sedi opportune».
Intanto, è stata depositata la lista a sostegno di Barbagallo (non c'è più tempo per altre candidature). Sono i 300 nomi che la compongono.
«Tenendo fede al titolo della mozione a sostegno della mia candidatura, 'RigeneriAmo il Pd' - dice il segretario uscente - abbiamo composto la lista intanto pensando al bene comune del Pd, delle sue iscritte e dei suoi iscritti e di chiunque voglia contribuire a costruire una alternativa alle destre».
«Tra i punti fondamentali per la composizione della lista - spiega - la presenza del 20% di giovani e un consistentissimo rinnovamento del gruppo dirigente».
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