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Sculture microscopiche e fiori su frutta e ortaggi: Lucio, artista "per caso" a Petralia

La storia sulle Madonie dell'artigiano del legno che per caso, come ci ha raccontato lui stesso, ad un pranzo con amici prende in mano un frutto e inizia ad intagliarlo

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 16 gennaio 2023

Lucio Inguaggiato

Decorazioni come merletti, fiori, piccole figure antropomorfe l’arte dell’intaglio su frutta e ortaggi ha tutta una sua storia che arriva ad appassionare, ma solo per una concomitanza, Lucio Inguaggiato artigiano del legno che per caso, come ci ha raccontato lui stesso, ad un pranzo con amici prende in mano un frutto e inizia ad intagliarlo.

Da quel momento al mestiere di falegname che pratica da sempre con passione lavorando il legno, unisce la passione dell’intaglio come un’arte che non ha limiti intervenendo su superfici che apparentemente non potrebbero dire nulla se non quello che sono nella realtà.

Così un'anguria diventa un bouquet fiorito, una banana le sembianze umane di un vetusto signore barbuto, una noce un piccolo presepe, dove il gheriglio si trasforma nella sacra famiglia.

Se proprio dobbiamo addentrarci nella storia dell’arte dell’intaglio dobbiamo andare in un paese lontanissimo dalle Madonie sulle quali vive Lucio, le origini infatti le troviamo nella storia e nella cultura di un popolo che ha trasformato un semplice lavoro in una vera e propria tradizione.
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Siamo nella Thailandia del XIII secolo circa, dove la consorte dell’imperatore Phra Ruang creò un trionfale intaglio di frutta e verdura trasformandoli in fiori, foglie e animali da mettere a centro di un banchetto. La cosa colpì così tanto il regnante che venne imposto alle donne nobili dell’epoca di imparare questa tecnica fino a farla diventare uno dei dieci antichi mestieri più importante del paese.

Ovviamente nulla a che vedere con l’intuizione di Lucio, ma rimane il fatto che, senza nessuna intenzione, lui interpreti un’arte che all’altro capo del mondo è un patrimonio culturale identitario.

Tornando a lui si rimane davvero stupiti da come riesca a togliere via la forma dal suo involucro, facendo uscire fuori petali, sorrisi, ali e soggetti che sono frutto della sua immaginazione.

«Sono stato sempre appassionato dal mio lavoro di falegnameria che pratico fin da bambino, uno dei mestieri che sta scomparendo dai nostri paesi purtroppo, non soltanto nella costruzione ma soprattutto per la parte artistica, quella che dà la forma alle cose, la parte diciamo creativa.

Quando prendo in mano una forma so già cosa potrò ricavare perché è come se il disegno fosse già li dentro non è solo frutto della mia fantasia, come se la liberassi dal suo bozzolo.

E da li prendono vita le storie che si raffigurano su mele intagliate che rappresentano la natività, pere che diventano fontane patate come rose che addirittura sono state pure fritte da mangiare! Oppure una zucca che diventa la befana, un finocchio dal quale appare un gatto che sembra stia per saltare fuori dalle falde bianche».

E a vederlo lavorare affascina e quasi ci ipnotizza per la precisione con cui cura lavora le forme per non intaccarle erroneamente, rifinendo le parti fino a fare emergere una figura che mai ci saremmo aspettati.

Ma non per questo ha mai abbandonato il legno, il suo primo amore e a proposito ci racconta un episodio: «qualche anno fa mio figlio portò un tronco a casa regalandomelo per farci qualcosa ma per tanto tempo era rimasto in un angolo senza che me ne accorgessi e quasi lo avevo dimenticato nel suo angolo.

Poi un giorno lo guardai e, come se mi aspettasse, mi accorsi nuovamente di lui e dopo averlo guardato attentamente ne ho intuito le venature e l’ho trasformato in una colonna interamente scolpita con sei ritratti di volti che spuntavano fuori man mano che praticavo i tagli con i miei attrezzi».

A proposito dei suoi attrezzi: è lui stesso a fabbricarseli, bellissimi i suoi scalpellini, i taglierini con i manici ovviamente intarsiati in legno.

E anche la scultura di salgemma che si estrae dalla vicina miniera è emersa nello stesso modo, a colpi di scalpellino uno dopo l’alto, così come è accaduto con una saponetta che è diventata un piccolo bouquet di fiori.

Mentre parla ci mostra le immagini della frutta, visto che il materiale è assolutamente deperibile come carote, limoni, mele etc. e ci confessa che grazie alla scoperta di Facebook che gli permette di condividere le immagini, riesce a fare vedere le sue piccole creazioni, condividendole con il mondo esterno.

È questo il mondo fantastico di Lucio Inguaggiato, la scultura dell’arte dell’intaglio è un modo per rappresentare il suo mondo di fantasia. Se la duttilità del legno è stato il suo primo amore oggi si diverte a scolpire anche su altro lasciandosi guidare dalle venature o dalle rotondità come dalle asperità o dalla stessa forma che nelle sue mani diventa qualcos’altro.

Fuoriescono così quelle sculture microscopiche o poco più grandi della frutta che ne fa la base, e anche tutto quello che è scarto, la buccia ad esempio della frutta o le parti scartate della verdura riacquistano vita piuttosto che buttati via, dentro o sopra ai quali lui intravede prima con l’immaginazione quello che si traduce nella realtà.

Così vengono fuori le espressioni facciali o le forme antropomorfe, un po' come un Ligabue, più lucido ma stravagante, dove questa è una qualità della piccola genialità che mette in atto Lucio.

È un amante della natura per la quale ha una particolare sensibilità che riversa nel suo lavoro che ha saputo trasmette al figlio Mirco, oggi uno dei liutai più apprezzati del mondo della musica e già noto per essersi affermato come artigiano di eccellenza che nella bottega di Petralia Sottana realizza le sue opere d’arte.

Una abilità tramandata di padre in figlio dove entrambi si distinguono per un senso artistico unico nel loro genere, tanto per la bravura quanto per la squisitezza del loro approccio con il mondo esterno.
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