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Se te lo dicono a Palermo, ti tocchi: voce del verbo "attassare" tra significati e curiosità

La parola "attasso" ha più di un significato e anche origini diverse. Vi raccontiamo la storia di una delle parole più usate dai palermitani e al contempo tra le meno amate

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 30 aprile 2021

L'attore Antonio De Curtis, in arte Totò

Se, come il sottoscritto, vi siete mai chiesti come facessero ai tempi dei cavalieri, delle armature e delle spade a riscaldarsi, la risposta più ovvia che vi siete dati è sicuramente: il fuoco (o le coperte, perché no).

Eppure bisognerebbe precisare che dal XV fino alla prima metà del XIX secolo in tutta Europa si assiste ad un improvviso abbassamento delle temperature che portò la media ad abbassarsi di 20°, tant’è che a Londra si poteva pattinare sul Tamigi e con un po' di fantasia i palermitani potevano arrostire sul fiume Oreto.

Non è un caso che proprio nel XVI secolo vengono inventate prima le mutande, perché nelle mattine di gennaio doveva essere un piacere farsi il bidet (lo so viene inventato nel 1710 ma in ogni caso chi voleva se lo sciacquava lo stesso, il discorso), e poi nel 600 le calze per come le conosciamo oggi noi, forse per difendersi dai piedi delle donne che sotto le coperte raggiungono sempre temperature da Polo Nord.
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In pratica, detta facile facile, nel passato si attassava dal freddo. Oh, e questa è una!

Cambiando completamente discorso, nel 456 a.C. Eschilio, il padre della tragedia greca per eccellenza, si trovava in esilio in Sicilia.

Un giorno che si stava leggendo la gazzetta dello sport per vedere che si diceva alle olimpiadi, mentre era bello seduto su un ceppo tra le campagne di Gela, un'aquila che aveva catturato una tartaruga scambiò la sua tigna (era pelato Eschilio) per una bella pietra e, nel tentativo di rompere il guscio, gliela lasciò cadere sullo strombolone (il capo) facendolo morire di subito.

Eschì, certo che ci vuole un certo attasso per morire così. Non meno attassati sono stati i suoi eredi: Euripide che muore sbranato dai cani e Sofocle che, pare, recitò una parte teatrale tutta di botto senza prendere fiato e morì subito pure lui.

Il guinnes dei primati delle morti attassate però lo tiene Martino I d'Aragona, reggente di Sicilia, che pare morì dal troppo ridere per colpa di una barzelletta sporca del suo giullare. Già, belle cose… ma che quale è l'origine di 'sta parola (attasso, attassato, attassare) in tutte le sue varianti?

Come viene fuori da questa piccole riflessioni la parola attassare può avere più di un significato: uno legato alla paralisi da freddo, l'altro legato alla sfortuna. Una delle tesi più accreditate vuole che attasso derivi dalla parola greca thapsos che era un albero dalla quale si estraeva un veleno vegetale.

Ora, se voi estraete un veleno vegetale che cosa ve ne fate? Io niente, ma gente molto più macchinosa di me lo usò sia come colorante, sia per la pesca. Come si pesca con un veleno direte voi? Giusto. Diciamo che più che un veleno, era una sostanza che una volta versata nell'acqua provocava un effetto "canna" che sballava i pesci riducendoli come Bob Marley.

In pratica i pesci non morivano ma gli saliva una fusione tale che prenderli era un gioco da ragazzi. Pure i romani usavano questo veleno (taxus in latino) per fare delle frecce avvelenate perché quelle normali non gli bastavano.

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma se questo veleno aveva sugli uomini lo stesso effetto che aveva sui pesci, come si riducevano i nemici dei romani? Tutti fusi? Oh, io l'ho cercato questo albero ma non l'ho trovato.

Vabbè, questo riguarda la parte dell'attassamento legata al freddo… e quella legata alla sfortuna? Thapsos in greco ha anche un altro significato: sepoltura.

Questo è anche il nome di una civiltà risalente alla media età del bronzo (e stiamo parlando del 1500 a.C.- 1200 a.C. circa) che si sviluppò in tutta la Sicilia ma soprattutto nella penisola di Magnisi, cioè quel tratto costiero che da Augusta arriva a Siracusa: il nome Thapsos gli fu dato proprio dai greci, scopritori di questa civiltà, per la presenza di una necropoli.

Questa civiltà campava di agricoltura, pastorizia, caccia e pesca: Luca Sardella ne sarebbe stato un esponente di tutto rispetto. Ritornando alla questione dell’attasso, probabilmente c’è una stretta connessione tra il nome di questa civiltà che viene associato alla sfortuna per la stravaganza dei loro riti funebri.

I compianti, infatti, non venivano seppelliti normalmente come nel rito cristiano o messi nei sarcofagi come si faceva con i faraoni dell’antico Egitto. Venivano invece messi dentro i phitoi che erano dei vasi. La mia fervida ignoranza protostorica mi ha portato istintivamente a collegare il vaso con le ceneri pensando erroneamente alla cremazione. E invece no!

Questi, i morti, dentro i phitoi, glieli mettevano sani in posizione rannicchiata con la testa rivolta a nord. Poi per evitare che uscissero, chiudevano questi vasi (che potevano raggiungere 1,20 m di altezza e a volte anche di più) con una lastra di pietra. I bambini, che erano più piccolini, venivano messi in delle anforette un po' più piccole.

Poi, dopo 1500 circa, arriva Gesù che risorge dopo tre giorni, sposta tutto da solo la pietra che chiude il sepolcro e i Thapsos muti.

Detto questo, dopo tutto questo excursus storico, che attassiate o che siate attassati, io al posto vostro una coperta e un corno li terrei sempre a portata di mano.
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