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Siciliana e monarchica: chi fu la prima donna candidata alla presidenza della Repubblica

Siamo nel 1946 è la terza delle 5 figlie del barone Francesco Penna, originario di Scicli, e della fascinosa duchessa Ignazia (Ines) Crescimanno Maggiore. La storia

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 13 maggio 2024

Ottavia Penna Buscemi

La siciliana Ottavia Penna Buscemi è stata la prima donna candidata alla presidenza della Repubblica nel lontano 1946.

Nata a Caltagirone (Catania) il 12 aprile 1907, Ottavia è la terza delle 5 figlie del barone Francesco Penna, originario di Scicli, proprietario di feudi tra Donnalucata e Sampieri e della fascinosa duchessa Ignazia (Ines) Crescimanno Maggiore.

La sua prima formazione con precettori privati si svolge nel palazzo di famiglia, poi Ottavia prosegue gli studi nei collegi di Poggio Imperiale in Toscana e dalle suore Trinità dei Monti a Roma.

Non frequenta l’università e torna a Caltagirone, dove nel 1933 convola a nozze con il medico Filippo Buscemi Galasso, che diventerà direttore sanitario del convalescenziario di Santo Pietro e più tardi dell’ospedale di Caltagirone. La coppia mette al mondo tre figlie Maricò, Ines e Cristina.

Ottavia nutre profondi sentimenti cattolici – i suoi familiari sono vicini a Don Sturzo -, è contraria ai privilegi che affamano i contadini nelle campagne, ne prende spesso le difese con episodi eroici, mettendo a rischio la sua vita. Sensibile al tema dell’assistenza all’infanzia e ai giovani, fonda nel 1948 a Caltagirone, con padre Quinci, l’associazione «La città dei ragazzi», nata da un’idea di Don Sturzo: un luogo in cui accogliere e avviare al lavoro i ragazzi privi di mezzi.
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Ottavia comincia ad occuparsi di politica quasi per caso: la svolta avviene alla vigilia delle elezioni nel 1946 con l’adesione al Movimento dell’Uomo qualunque, “un approdo alla politica – come lei affermera’ – dovuto a un capriccio del destino”.

Il Fronte dell'Uomo Qualunque (UQ) nasce come movimento (solo successivamente, diventerà un partito politico) legato all'omonimo settimanale fondato a Roma nel 1944 dal commediografo e giornalista napoletano Guglielmo Giannini. (Sul nome di questo fenomeno politico sono stati coniati il sostantivo qualunquismo e l'aggettivo qualunquista).

Lo scopo dell'ideatore Giannini è quello di dare voce alle opinioni dell'uomo della strada, dell’uomo qualunque, oppresso dalla classe politica. Alle elezioni amministrative del 1946 il Movimento dell'Uomo Qualunque si presenta soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno, ma è in Sicilia che ottiene i migliori risultati, in particolare diventa il primo partito a Palermo e a Messina.

Nelle sue fila viene eletta anche Ottavia Penna, nel XXIX collegio di Catania, ritenuto "difficilissimo" dallo stesso Giannini, in quanto "gli eredi di Don Sturzo vi fanno il bello e il cattivo tempo".

È un grande successo personale per Penna Buscemi. Presentarsi con i qualunquisti compromette però il rapporto di Ottavia con la madre Ines, molto vicina alla Democrazia Cristiana. La frattura si ricomporrà solo grazie al comune sentimento monarchico delle due donne. Nel medesimo periodo Penna Buscemi è anche l’unica donna candidata alle elezioni di primo presidente della Repubblica.

Viene proposta dal Movimento dell’Uomo qualunque nel giugno 1946 e nel fare il suo nome Guglielmo Giannini la definisce «una donna colta, intelligente, una sposa, una madre». Quando il movimento la candida la decisione appare agli occhi di tutti una forte provocazione, data la fede monarchica della baronessa, che è solita esprimere l’avversione per la repubblica in maniera singolare, incollando sulle lettere il francobollo a testa in giù.

Ottavia Penna è una donna decisa a difendere le proprie idee e dichiara con disinvoltura alla stampa che se verrà eletta il suo primo gesto sarà quello di richiamare in Italia Umberto II. Alle elezioni della presidenza della Repubblica risulta terza: raccoglie 32 voti contro i 396 di Enrico De Nicola (primo presidente della Repubblica) e i 42 del repubblicano Cipriano Facchinetti.

L'avere sostenuto apertamente la Monarchia, insieme all'adesione al qualunquismo, le costerà però l'isolamento delle altre “madri costituenti” che con lei partecipano ai lavori dell’Assemblea Costituente e della “Commissione dei 75” (incaricata di scrivere il progetto generale della Costituzione).

Ottavia Penna è una donna energica ed emancipata, una nuova Giovanna d’Arco, secondo il settimanale «Oggi» e presto il suo spirito combattivo diventa proverbiale quando una caricatura dell’epoca la ritrae nel giardino di Montecitorio "con il viso corrucciato e le mani sui fianchi come chi è perennemente sul piede di guerra", ma nei fatti il suo apporto è modesto: si dimette dopo qualche seduta e viene sostituita da Angela Gotelli, che la descrive come una distinta signora seduta sui banchi della destra, «con cui c’erano rapporti cortesi ma che non fece mai gruppo con noi».

Nel 1947 forti dissensi con Giannini, che spinge il Fronte dell’Uomo Qualunque ad abbandonare la fede monarchica per schierarsi apertamente con la scelta repubblicana, inducono Ottavia Penna a dimettersi dalle file del movimento.

Uscita dalla scena nazionale, sceglie di dedicarsi alla politica locale e nel 1953 si presenta con successo alle elezioni amministrative di Caltagirone, tra le file del Partito Nazionale Monarchico, divenendo consigliere comunale fino al 1958. Ritiratasi dalla scena politica, continua a vivere nella città natale in maniera molto riservata.

Nel 1977 muore la secondogenita Ines, un dolore che Ottavia non supererà e che segna gli ultimi anni della sua vita. Ottavia Penna Buscemi si spegne a Caltagirone il 2 Dicembre 1986. Nel 2008 il Comune ha apposto a perenne memoria una lapide sulla sua casa natale.
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