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Ticro, l'artista che racconta Palermo: nelle sue opere (affilate) luci e ombre della città

Cattura la scena con la sua aria da pirata arabo. È un pittore ma anche un poeta, uno scrittore e un editore. I suoi quadri sono in mostra a Palermo dal 9 luglio

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 8 luglio 2022

L'artista Ticro

Facile incontrarlo in giro per il Cassaro, ha la lingua affilata, quanto la penna sul suo giornale, o sui post sui “social”, dove non risparmia niente e nessuno, specie quando vede la sua città offesa e depredata.

Giovanni Basile è un pittore ma anche un poeta, uno scrittore e un editore, la cosa che ama di più sono i palermitani e la cosa che odia di più, sempre i palermitani, consapevole del vincolo indissolubile che lo lega alla città, “finché morte non li separi”.

Ticro per amici (e nemici) è un antropologo-pittore, nato a Palermo nel 1966: “in una stalla da cocchiere di Piazza vicino alla stazione”. I suoi quadri sono pannelli in legno coloratissimi che raccontano le storie e i personaggi della città, una pittura che ricorda quella dei carretti siciliani, dove sono rappresentati piccoli cunti.

Per Ticro, Giovanni, la pittura è uno dei modi per esprimersi, come del resto è il giornale da lui fondato “Babbaluci News”. La sua improbabile redazione, un garage, è vicino via Oreto.
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Questo non è solo il luogo dove nasce un giornale cartaceo, ma è il suo atelier, la sua biblioteca, il rifugio creativo di un artista un po' folle, un “pensatoio” dove scrive, dipinge e crea immagini per gli sponsor del suo giornale gratuito.

Entrando, cattura la scena con la sua aria da pirata arabo, ma anche da un Hidalgo uscito dalla penna di Cervantes.

Alla scrivania, dove con galanteria fa sedere gli ospiti, tra una montagna di carte, libri, oggetti vari, scatole, giornali, fumetti, e i suoi bellissimi quadri, spunta con i suoi lunghi capelli bianchi.

Ha con un sorriso sornione e un sguardo malandrino che ammalia, ma per lui c’è un solo amore “u me ciatu ” la moglie con cui è sposato da 26 anni e con cui ha avuto due figli, a cui dedica struggenti poesie.

Chiedo prima del giornale, originale punto d’incontro di scrittori, poeti e artisti che mensilmente gli regalano un pezzo. Le copertine riproducono i suoi lavori, che andranno in mostra al Borgo dei Giusti dal 9 luglio per l’intero mese, nell’ambito dell’ iniziativa “Giusto in Tempo” che vede la partecipazione ogni mese di un’artista diverso.

Mentre mi racconta, non posso fare a meno di volgere lo sguardo sul cartello posto alle sue spalle, che parafrasando così recita: “La parola “suca” è un apostrofo rosa tra un invito a recarsi presso il lato B e un TVB”.

Inutile provare a chiedere spiegazioni, passo oltre, la mia attenzione è catturata da una teca, dove vive un’enorme lumaca, appunto il “babbaluci”.

Il mollusco gode di ogni confort, persino di un invitante osso di seppia che avidamente “suca” come dice il pittore. Collezionista compulsivo, i pastorelli sono una delle sue passioni, alcuni di questi sono parte di un presepe permanente visibile nella “redazione” anche ora, in estate, con una temperatura che rasenta i 40 gradi.

Mi dice rammaricato che è sparito San Giuseppe. Provo ad avanzare l’ipotesi che in quel caos creativo potrebbe, forse, essere scivolato in terra, finito dietro la capanna, magari accidentalmente chiuso in una scatola o dentro un libro, niente da fare per lui “furto fu”.

Ma quella dei pastori non è la sola passione, colleziona centinaia libri di Salgari con diverse prime edizioni. Appassionato del fumetto "Ken Parker", ha la collezione completa. L’antieroe per eccellenza del West è un cult e un punto di riferimento per gli appassionati di fumetto.

Un personaggio particolare, attento alle tematiche sociali, non sempre in grado di prendere le decisioni giuste ma alle quali riesce sempre a porre rimedio, mi chiedo se infondo, non lo rappresenta.

Guardo le sue tavole, mi fa notare che potrebbero essere accostate, non avendo cornice, formando un incredibile pannello su Palermo, sulle sue storie, personaggi, tradizioni.

Rimango stupita da una Santa Rosalia che si dondola dolcemente su un'altalena, che scende dal cielo direttamente sui tetti del centro storico di Palermo, la testa bionda con le rose è appoggiata a una delle corde, ha il teschio e un quaderno su cui scrive con una penna d’oca, i piedini nudi sono incrociati.

In un altro ci sono Falcone e Borsellino che in giacca e cravatta giocano a calcio in un quartiere popolare di Palermo, ma quello che mi colpisce di più è una Pietà.

Protagonista la Santuzza che riproducendo la posa michelangiolesca tiene tra le braccia il Genio di Palermo morto. Mi fa notare che lo sguardo non è rivolto verso il cadavere come nella famosa scultura, ma con tutta la dolcezza di una madre disperata, guarda con un mesto sorriso in direzione dell’osservatore, quindi ai palermitani.

Sembra un tacito rimprovero per non aver sufficientemente protetto e amato la città, aggiunge: “l’aquila superba e fiera cerca di aprire le ali, quasi incurante di una città ormai morente, in perenne concubinaggio con la vita, nell’eterna attesa di un miracolo o di una catastrofe". Ma se Panormus muore, è per 3 giorni, poi risorgerà".

La mostra dal titolo A Tia Taliu inizia il 9 luglio, dalle ore 19.00, con “Letture e Cazzeggio” all’ex Vicolo IV, ora “Borgo dei Giusti”. Sarà un'opportunità per conoscere un’artista molto particolare che ha i suoi quadri in diverse collezioni private in Europa e negli Usa e che merita più ampia visibilità nella sua città.

Faccio un’ultima domanda a Ticro prima di salutarlo, chiedo, dove trova l’ispirazione per le sue immagini visionarie che riportano quasi a una forma di Surrealismo.

Risponde con tutta la serietà del caso: "Sono frutto di una cattiva digestione da dopo pranzo da parenti, specie se accompagnato da un certo Marsala vastaso prodotto in famiglia".

La finta serietà si scioglie in quel sorriso furbetto, irriverente, e da uno sguardo che avvolge.
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