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Un evento raro (e triste) sulle vette dei Nebrodi: cosa è successo a due aquilotti reali

Sono nati contemporaneamente due aquilotti. Probabilmente c’è stato un uovo che ha anticipato la schiusa di qualche giorno ripresa passo passo dalle videocamere

  • 6 giugno 2023

L'aquila reale

Si è soliti vederle sorvolare i cieli siciliani spedite, fiere e dallo sguardo vispo pronte a recuperare la preda. Ma anche loro hanno un lato dolce e tenero, come quando, da appena nate, cercano la mamma.

E, proprio nell’Isola, quest’anno, lei, la regina dei cieli siciliani, è stata protagonista di un evento raro: sono nati, sui Nebrodi, contemporaneamente, due aquilotti reali.

Un evento sì eccezionale, ma non poco frequente. Purtroppo, pochi giorni fa, i due pulcini non ce l’hanno fatta, ma, sino alla fine, non sono mai stati da soli: grazie, infatti, ad una videocamera installata nei pressi del nido, tutti hanno potuto tenere loro compagnia, da casa, collegandosi al sito www.parcodeinebrodi.it e guardando come, pian piano, crescevano e scoprivano il mondo.

«C’è stato questo caso eccezionale in cui sono nati, contemporaneamente due aquilotti – racconta Antonio Spinnato, naturalista dell'istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia -. Probabilmente, c’è stato un uovo che ha anticipato la schiusa di qualche giorno, facendo in modo che nascessero a poche ore di distanza. Purtroppo, non ce l’hanno fatta. Nei primi giorni, infatti, la mortalità è molto elevata.
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Come sempre, abbiamo fatto di tutto per proteggere i piccoli. L'Ente Parco dei Nebrodi, ogni anno, è solito interdire, nell’area attorno al nido, il passaggio degli escursionisti proprio per evitare che, involontariamente, possano disturbare gli animali.

Anzi, invitiamo anche le guide naturalistiche a intraprendere tutti quegli accorgimenti affinché si evitino comportamenti che possano ledere i delicati momenti durante tutte le nidificazioni».

Ma cosa è successo, quest’anno, di diverso? La nidificazione è avvenuta in ritardo. Da quasi 20 anni, si registra tra il 20 e il 25 marzo, con la schiusa intorno ai primi di maggio.

«Anche lo scorso anno – precisa Spinnato – la deposizione si è registrata con circa 20 giorni di ritardo. Non sappiamo dare, però, una risposta all’accaduto. Solo delle ipotesi, come fattori, magari, legati al clima. Il caso opposto si è verificato per i grifoni, che hanno anticipato, invece, la nidificazione di un mese. Ma, anche in questo caso, non sappiamo il perché. Possiamo, tuttavia, dire che è gli animali sono soliti modificare le loro abitudini in base ai cambiamenti che li circondano».

«Quanto accaduto sui Nebrodi è raro, ma non infrequente – spiega Salvatore Seminara, commissario straordinario dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia -. Nell’Isola, infatti, le aquile, in generale, sono abbastanza presenti: troviamo quella reale, con una presenza di circa 15/18 coppie, e quella del Bonelli, che, negli ultimi anni, ha avuto un incremento notevole.

Sui Nebrodi, abbiamo una tra le prime colonie di grifoni per numero di presenze in Italia, che, al momento, sono circa 300. Adesso, si punta in alto, proprio come il volo dei grifoni. Abbiamo iniziato, infatti, con la reintroduzione di questi grandi avvoltoi (anche) sulle Madonie.

Grazie ad un accordo di collaborazione scientifica di concerto fra l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, l'assessorato al Territorio e Ambiente, il Rotary international, gli enti parco delle Madonie e dei Nebrodi, i comuni di Isnello e di Petralia Sottana e la Regione, che ha già dato i primi fondi, abbiamo costruito una grande voliera di acclimatazione ed effettuato i primi rilasci di grifoni nel territorio di Isnello ed un gruppetto si è già insediato».

Gli esperti, però, non si fermano qui: oltre ad occuparsi del Grifone, prestano attenzione al Capovaccaio, alimentando, insieme alla Forestale, dei carnai sui Sicani, evitando, così, che possa nutrirsi di cibo avvelenato salvaguardando, di conseguenza, la specie.

«Abbiamo, a tal fine, recentemente costituito una fondazione per la biodiversità del Mediterraneo – conclude Seminara -. C’è, inoltre, l’ipotesi di una reintroduzione del Francolino nero, una specie estinta nei primi del ‘900».
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