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Viaggiatore famoso, pittore e incisore: ma Houel per i termitani era (anche) un indovino

Jean Pierre Houel, famoso viaggiatore e architetto francese del XVIII secolo, soggiornò anche a Termini Imerese ed era amato dagli "scommettitori" della città

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 11 agosto 2021

Uno dei disegni di Houel realizzati a Termini Imerese

Non sappiamo quanti giorni soggiornò in città, ma una cosa dovette essere certa che quando l'incisore, pittore e architetto francese del XVIII, Jean Pierre Houel, autore dell'opera dal titolo "Voyage pittoresque des isles de Sicile. De Malte et de Liapri", giunse in città si fece notare sin dai primi istanti. I suoi modi e la sua parlantina "alla francese", attirarono molti scommettitori termitani al punto che lo consultavano per indovinare i numeri al lotto.

A tal proposito, nel prestigioso volume del Banco di Sicilia dal titolo “Jean Houel. Viaggio in Sicilia e a Malta” a cura di Giovanni Macchia, Leonardo Sciascia e Georges Vallet, pubblicato nel 1977 dalla Società Editrice Palermo-Napoli, così viene tradotto il francese: "Mai fui sbalordito nel vedere come ci si dedicasse seriamente all’arte di cercar tesori e a quella chimerica di indovinare i numeri vincenti al lotto.

Straniero, viaggiatore, francese, forse passavo ai loro occhi come più abile di qualsiasi loro cittadino; mi scambiarono per un grande indovino, mi assalirono con le richieste più inaudite e mi fecero le domande più strane sui tesori nascosti e sui numeri della prossima estrazione".
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Jean Pierre Houel, dopo aver ottenuto i finanziamenti necessari, ritornò in Sicilia nel 1776, quando aveva quarantuno anni e ci rimase almeno per tre. Qui fece un Gran Tour dove il pittore francese si documentò leggendo autori classici e iniziando a scrivere a disegnare sulle meraviglie che ebbe modo di visitare. Nel suo viaggio realizzò almeno 200 tavole, tra cui undici dedicate alla città di Termini Imerese, tutte inserite nei quattro volumi dell’opera.

Si ipotizza che Houel durante il suo itinerario, si portava dietro delle lastre, le incideva sul momento, "en plein air", magari anche sommariamente, per poi eseguire successivamente i disegni con maggiori dettagli. Gli stati d’animo le affidava alla scrittura che con molta probabilità lo aiuteranno nella sua rappresentazione di ciò che aveva ammirava.

Quando Houel giunse a Termini Imerese aveva tra le mani delle lettere commendatizie di alcuni commercianti palermitani che dopo averle mostrate, a Don Giuseppe Gandolfo, gli trovò un alloggio presso il convento di Sant’Anna, sito nella parte bassa della città a ridosso delle mura difensive.

Nella città delle terme, Houel visitò il sepolcro romano fuori Porta Palermo, l’acquedotto “Cornelio”, dove sarà attratto del sifone “Barratina”, i ruderi dell’anfiteatro romano del piano San Giovanni e ancora i Bagni Termali che raffigurerà con due vedute interne corredate da interessanti osservazioni. Qui, Houel eseguì anche il disegno della pianta circolare dell’edificio dove distinse, con diverso tratto della matita, le strutture antiche da quelle “moderne”.

Sulla capacità curative delle acque dei bagni, l’architetto francese, annotò che hanno proprietà di guarire le paralisi, la gotta, i reumatismi e in genere tutte le malattie che colpiscono le gambe. Mentre in merito alla temperatura precisa che, l’acqua è così calda da far salire il termometro di Reamur a trentasette gradi.

Tra i suoi scritti si nota anche una particolare attenzione sulla limpidezza della sorgente che risulta essere “come il cristallo, un po’ più pesante dell’acqua di fonte e lascia sulla lingua un leggero sapore di sale.” Anche la descrizione delle caratteristiche fisiche dell’acqua termale, il francese, si sofferma con particolare attenzione aggiungendo che, “con due libre e mezza d’acqua si depongono, evaporando, un’oncia e mezza di un sedimento salato dal gusto pungente.”

La sua curiosità spesso è rivolta anche a statue, colonne e frammenti di cornicioni che quasi certamente ammirò presso le abitazioni di alcuni gentiluomini termitani. Tra i disegni che l’incisore realizzò c’è ne sono due dedicati ad un frammento di piede marmoreo appartenente ad una statua colossale di età augustea, che si trovava nel chiostro dei Domenicani oggi custodita al Museo Civico. Il francese dinnanzi a questo reperto mostrò particolare interesse forse, perché attratto dal sandalo decorato con motivi floreali, tant’è vero che realizzò due disegni con vedute diverse.

Houel si incuriosì anche a una lastra di marmo un tempo posizionata nel palazzo senatoriale. Egli la ricopiò, con particolare dovizia, rappresentando i coni di Himera e di Termini antica che vi erano scolpite in basso rilievo. Le prime due file del disegno è possibile notare il diritto e il rovescio delle dracme imeresi.

Al centro delle due file inferiori è invece riprodotto il tetradramma argenteo con una ninfa sacrificante, da un lato e della quadrica, dall’altro lato. Lateralmente si notano due monete di Therme dell’epoca romana dove è facilmente distinguibile Ercole con delle ninfe. Oggi questa lastra di marmo, che Houel ricopiò nel suo disegno, è visionabile presso il Museo Civico.

Alcuni giorni prima della partenza da Termini, il raffinato incisore riferisce di un frate del convento, che lo aveva ospitato, lo chiamò in disparte e gli chiese, come ricompensa dei servigi, di rilevargli tre numeri della lotteria della prossima estrazione. Houel rimase interdetto a tale inaspettata richiesta del religioso ma, nonostante tutto, per non mostragli ingratitudine così scrisse: «mi concentrai e con tono solenne che riuscii a sfoggiare, gli annotai i primi tre numeri che mi vennero in mente. Come fare altrimenti? Era un modo per auguragli buona fortuna. Li ricevette con vivissima gioia e con la persuasione assoluta di aver fatto un grosso colpo.»

Tra le recenti pubblicazioni a proposito della visita Houel a Termini Imerese, segnaliamo anche la prestigiosa “cartella” stampata dal Comune nel 1988 dal titolo “Antichità di Termini Imerese. Undici tavole del Voyage pittoresque di Jean Houel 1776 - 1780” a cura di Oscar Belvedere dove vengono riprodotti tutti i disegni realizzati in città dell’incisore francese.

Nel corso dei secoli numerosi furono i viaggiatori, cartografi e studiosi di antichità che si soffermarono in città. Si tratta di un lungo elenco che per opportunità citiamo, brevemente, soltanto alcuni di questi, come il viaggiatore arabo del XII secolo Idrisi, dove segnala la presenza in città di una fortezza e due sontuosi bagni termali posti uno accanto all’altro; dell’ingegnere spagnolo del XVIII secolo Giuseppe Formenti che afferma che le fortificazione della città non si trovavano in buono stato e infine dell’incisore e nobile francese Dominique Vivant Denon che riporta che era difficile trovare un albergo in città.

Tra tutti i numerosi viaggiatori, e in particolare quelli del ‘700, che visitarono la Sicilia, Houel è certamente quello che ha descritto in maniera più minuziosa ogni luogo che ha visitato senza mai trascurare nessun aspetto storico, scientifico, artistico e folcloristico.

Al termine del suo viaggio, Houel realizzerà una delle raccolte tra le più importanti del XVIII secolo ma per sostenere le spese di pubblicazione e onorare i debiti accumulati, fu costretto a vendere parte della sua preziosa collezione a Caterina II di Russia. Ecco perché oggi molti dei suoi disegni, compresi quelli realizzati a Termini Imerese, sono custoditi presso il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e soltanto una cinquantina di tavole si trovano al museo di Louvre di Parigi.
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