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Villa Ida, Villa Deliella e villino Messina Verderame: il museo diffuso del Liberty è possibile

La nascita del museo del Liberty siciliano è legato ai destini di questi tre poli museali tematici della città di Palermo. Il loro valore "comune" è di gran lunga maggiore del valore dei singoli

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 24 aprile 2021

Villa Ida, villa Deliella e villino Messina Verderame

«Ho immaginato la mia casa pensando dapprima all'ordinamento interno per le comodità e l'uso, poi alla costruzione, infine all'ornato che deve essere logica conseguenza dell'ordinamento e della struttura, non affermato preventivamente con concetti di stile o di speciali partiti estetici... il villino moderno ammette la casa distribuita in vari piani... è così è disposta la mia casa»

Sono queste le parole che Ernesto Basile usa per raccontare con semplicità la specificità della propria abitazione-studio dedicata alla moglie donna Ida Negrini sorta nel 1903-04 in via Siracusa.

Appartenente al ciclo delle ville Bianche, insieme ai villini Fassini e Monroy, segna l'apice unitamente a diversi edifici tutti concentrati nello stesso quartiere, della personale parabola stilistica strettamente floreale e restituisce ai nostri occhi distratti odierni, malgrado tutto, la pienezza del portato simbolico e monumentale della bellezza Art Nouveau.
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A tali condizioni intrinseche al monumento esso stesso documento tridimensionale della belle époque, va associato il primato più suggestivo e simbolico e cioè quello di rappresentare l'unica casa-studio ancora fruibile e già di proprietà pubblica (regionale) di un maestro modernista nel bacino del Mediterraneo. Un richiamo turistico-culturale unico e localizzato soltanto qui a Palermo.

Un tassello di eccellenza giunto casualmente dal passato, pronto per divenire fruibile attraverso un processo di valorizzazione coerente e scientifico a cui dar seguito attraverso la partnership con l'Archivio Basile di Palermo indispensabile affinché tale processo sappia innescare quei virtuosi meccanismi di uso corretto del monumento basiliano nel passaggio necessario da un uso esclusivo del bene all'uso inclusivo dello stesso.

In sintesi, sono i fondamenti della ratificata conferenza di Faro (2020). Una qualsiasi città europea piccola, media o grande ne avrebbe già saputo valorizzare tali specificità da decenni e appare davvero inspiegabile che essa venga ancora impropriamente utilizzata come uffici anziché valorizzata per divenire necessario tassello di consapevolezza identitaria.

Per quanto possa sembrare banale continuare a parlarne, l'occasione dei giorni scorsi del ripensamento rispetto al futuro museo del Liberty nell'area di piazza Croci/Villa Deliella finalmente reso operativo con lo stanziamento di ben tre milioni di euro (relativi all'esproprio dell'area e alla strutturazione del futuro concorso) rappresenta un prezioso "precedente politico" che dona speranza e può e deve rappresentare la testa di ponte per legare a stretto giro il destino del futuro Museo inteso come nuovo contenitore culturale al destino della casa-museo basiliana.

La natura diversa e diversificata dei due frammenti museali non deve per alcun motivo essere intesa come alternativa di uno rispetto all'altro ma al contrario ricchezza e possibilità di uscire dal vuoto culturale imposto alla città e noi cittadini per oltre mezzo secolo.

È l'idea di museo diffuso a vincere, è l'idea di sinergia che finora è sempre mancata a dover trovare casa, è il futuro della nostra identità e delle nostre radici culturali più recenti ad essere oggi in gioco e se la politica finalmente ha orecchie per ascoltare e occhi per guardare il cuore del problema, lo sforzo che la nostra comunità culturale è chiamata ad affrontare oggi, forse davvero per la prima volta, è quello di restare uniti affinché le promesse non restino il solito rumore di fondo ma attivino dinamici processi in sequenza a re ve e medio termine.

La casa-studio a Villa Ida unita al futuro Museo del Liberty, magari in rete con l'altra proprietà regionale del vilipeso Villino Messina-Verderame (in cui dobbiamo pretendere una destinazione d'uso anch'essa di tipo museale e che racconti la bellezza perduta della via Notarbartolo, e non altri inutili uffici), rappresentano il cuore di qualsiasi itinerario del Liberty minimo, possiedono in potenza il messaggio culturale più dirompente perché capaci di fare squadra e dare l'esempio creando un virtuoso sistema policentrico di mission culturali diverse ma convergenti al medesimo scopo.

Perché se ci pensiamo bene la somma di tre nuovi poli museali tematici messi in rete tra loro, è di gran lunga maggiore del valore dei singoli proprio perché capace di sprigionare energie che non appartengono "all'uno" ma "al tutto".

Ecco, mi piace pensare che quel Dispar et unum che si staglia sul fondo dorato del portale d'accesso floreale della villa di Ernesto Basile, sia un messaggio capace di segnare non la strada più facile ma quella più giusta, quella magari più difficile oggi ma capace di grandi rivoluzioni.

È davvero il momento di pretendere concretezza di risultati e se la politica è stata capace di dare seguito alle richieste del lontanissimo 2015, non può non risolvere il nodo della valorizzazione non oltre tempo rimandabile del Villino Ida Basile.
Non più un parcheggio ma un'area museale tematica, non più uffici decentrati ma una moderna casa-museo.

Non esistono più scuse ne strade altre.
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