PERSONAGGI
Volle ritrovare i parenti, ma (per caso) non si videro mai: le origini siciliane di Al Pacino
Ci sono voluti anni perché ammettesse le sue origini e le analogie con il suo personaggio più famoso sono davvero sorprendenti. Cosa si sa su questa storia
Al Pacino
Ci sono voluti anni perché ammettesse le sue origini siciliane. I genitori nati a New York erano figli della grande immigrazione siciliana, Il padre Salvatore Pacino, figlio di emigranti da San Fratello in Provincia di Messina, la madre Rose Gelardi, figlia di corleonesi.
Al Pacino nasce il 25 aprile del 1940 a New York, da una modesta famiglia, il padre vende polizze assicurative porta a porta. Il matrimonio tra Sal e Rose non funziona e i due si separano, Al aveva solo 2 anni.
Il padre lascerà New York per trasferirsi in California. Senza più mezzi la madre andrà dai genitori nel South Bronx. Sono anni difficili, l’attore ricorda che a 9 anni fumò la sua prima sigaretta, a 13 inizia a far uso di alcol e marijuana, senza mai cadere in droghe pesanti. Iracondo, partecipa a risse, senza voglia di studiare, sarà bocciato varie volte.
Sono anni turbolenti per l’attore che frequenterà alcune scuole di teatro, sarà respinto all’Actors Studio, dove entrerà solo alla fine degli anni '60, diventandone co-presidente.
Anni di recitazioni in cantine, con pochi soldi, dorme presso amici o addirittura per strada. A 21 anni sarà arrestato per porto abusivo di armi, dirà che erano per entrare meglio in un personaggio.
La madre morirà a 43 anni poco dopo. Il sogno di diventare giocatore di baseball, come tanti ragazzi suoi coetanei, sarà spazzato via dalla passione per il palcoscenico "mi sento vivo in teatro, mi ha tolto dalla strada".
Recita Shakespeare, Brecht, Oscar Wilde. Durante questa lunga gavetta, tornerà nella terra dei nonni, dove confesserà che, pieno di debiti per avere un pasto e un tetto, si prostituisce: "Sapevo di essere sexy, decisi di vendermi a una donna più anziana di me”.
Nella rubrica della giornalista Adams si legge che spesso si svegliava la mattina dopo, questi incontri, odiandosi. Che sia stata voglia di conoscere le sue origini o necessità per qualche problema causato dal suo carattere, il motivo del viaggio non è chiaro.
Tra finzione e realtà, la sua grande occasione con Il Padrino presenterà alcune strane analogie con il film, dal paese di origine, al ritorno per nascondersi, persino a uno dei suoi soprannomi "Sonny", come l’irruento fratello nel film.
Ed è all’Actors Studio con la sua recitazione strutturale, secca e nervosa, che Coppola lo prende per il ruolo di Michael Corleone, contro il parere della Produzione, che lo considerava troppo basso e sconosciuto; avrebbero preferito Nicholson, Beatty o Redford, ma per il Regista nessuno aveva un viso da siciliano come lui.
La sua interpretazione gli farà avere la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista, scelta che lo farà arrabbiare sostenendo che il suo personaggio fu principale rispetto a quello di Marlon Brando.
Sul nonno partito da Corleone, mi racconta un suo parente, Vincenzo Gelardi, fan dell’attore che da vent'anni raccoglie memorie, immagini e notizie, dice che probabilmente era del1898 e partì da piccolo insieme con altri fratelli.
Non ha mai avuto modo di incontrare il famoso "cugino" che si presentò all’improvviso a Corleone, durante le riprese del Padrino III con la compagna di allora Diane Keaton, Andy Garcia e una guardia del corpo. Sappiamo che nonostante Corleone sia centrale nella trama, lì non fu mai girata una sola scena.
Alloggiando a Taormina, furono preferiti i luoghi del messinese e dell’Etna, dietro consiglio di Gianni Pennisi. Fu proprio la voglia di rintracciare i parenti della mamma, a portarlo lì senza avvisare e dove non incontrò nessuno. Proprio quel giorno quasi tutti i Gelardi erano a un funerale a Roma.
Al Pacino fermatosi a pranzo poco fuori Corleone, chiese al ristoratore di rintracciarli. Purtroppo non giocò a suo favore il fatto che fosse il I Aprile, e i pochi rimasti in paese pensarono a uno scherzo. Uno non rispose al telefono perché quel giorno un tecnico di Milano stava aggiustando le macchine della sua azienda.
L’attore aspettò per due ore, poi notevolmente irato se ne andò, specie quando curiosi arrivarono spacciandosi per “cugini”. Da allora non volle più avere contatti, nonostante le scuse inviate dalla famiglia, l’interessamento dell’Amministrazione Comunale che voleva conferirgli la Cittadinanza Onoraria.
Si arrivò ad un passo dal ricongiungimento nel 2017 quando finalmente l’attore accettò di andare Taormina per un evento. Malgrado fosse tutto pronto, mi racconta Gelardi, impiegato, sposato con una figlia: “tutto saltò perché il Tar bloccò la manifestazione che fu revocata”. A San Fratello paese d’origine dei nonni paterni, non andò mai.
Tenebroso cupo, individualista non si è mai sposato, racconterà che mai nessun regista pensò a lui per una parte comica troppo forte quel senso di problematicità, per far ridere. "Serpico", "Scarface", "Quel pomeriggio di un giorno da Cani", "Profumo di Donna", con cui vincerà l’Oscar e tanti altri sono i suoi ruoli indimenticabili.
Diane Keaton dirà "era prepotente, difficile, sexy, tagliente e maschio”, persino in quella che considero una tra le più belle dichiarazioni d’amore del cinema, compare questa drammaticità “Non posso far sparire la paura, il dolore, so solo che la prossima volta che soffrirai ci sarò io con te” è "Paura d’Amare" con Michelle Pfeiffer.
Il tempo passa Al Pacino ha 84 anni e la speranza di incontrarlo per Vincenzo Gelardi e la famiglia si affievolisce, quella fu un’occasione unica che il paese ricorda con un murale di "Al“ giovane, foto di scena, manifesti, persino la colonna sonora nella saletta del Bar "Il Padrino" al centro di Corleone.
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