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"Il Piano Segreto": Filippo Luna racconta Perriera

L’attore e regista palermitano porta in scena al Castello a Mare di Palermo un omaggio ad un Maestro del teatro contemporaneo, tra tradizione e innovazione

  • 19 agosto 2010

Due grandi protagonisti del Teatro contemporaneo virtualmente si incontrano arricchendosi ognuno delle straordinarie qualità dell’altro. Risultato di questa fusione tra straordinarie sensibilità artistiche, tra tradizione e innovazione, sarà “Il Piano Segreto”, adattamento e interpretazione di Filippo Luna su un racconto di Michele Perriera del 1984. Lo spettacolo andrà in scena venerdì 20 agosto, ore 21, presso Il complesso monumentale Parco Archeologico Castello a Mare di Palermo, all’interno della 2° edizione di "Porto d'Arte", la rassegna promossa dall’Autorità portuale di Palermo e dall’Assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, e organizzata da Terzo Millennio di Andrea Peria Giaconia e da Key 75. Il costo del biglietto, acquistabile direttamente al botteghino del Castello a Mare, è di 5 euro.

“Il Piano Segreto”, che in questa versione teatrale si avvale dell’ambientazione musicale di Andrea Bruno, è un racconto scritto da Perriera nel 1980 e pubblicato nel 1984 dalla casa editrice Flaccovio, all’interno di una raccolta di racconti dallo stesso titolo. La vicenda, intrisa di simbolismi e allegorie, ha il sapore surreale, onirico e visionario che è una caratteristica ricorrente dell’opera del drammaturgo palermitano, che sempre esige dal proprio pubblico una profonda immedesimazione e penetrazione emotiva ed intellettuale ai propri testi, per coglierne i significati più reconditi e profondi, il suo senso ultimo.

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Un uomo vive barricato dentro la propria casa, costretto a questa condizione per sfuggire ad una misteriosa ronda che ha come unico e inesorabile obiettivo quello di eliminare tutti gli abitanti della città. In questo clima sospeso e rarefatto, al limite del reale, dove spazio e tempo si dilatano fino a perdere quasi del tutto i proprio connotati specifici, si consuma la drammatica determinazione dell’uomo: per proteggere la moglie, colpita dalla ronda, egli decide di mummificare la donna, mantenendola in uno stato di attesa, fino al momento di un possibile ed ipotetico risveglio.

L’interpretazione del racconto di Perriera da parte di Filippo Luna, attraverso le ambientazioni sonore di Bruno, che spaziano da Vivaldi a Bjork, dai Radiohead a Frank Sinatra, si pone l’intento di ricreare l’atmosfera lucidamente disperata del testo. E quello che sembra essere il suo messaggio di fondo: se l’epoca del post-umano è alle porte, se sta progressivamente avvicinandosi il giorno in cui nessuno potrà distinguere i vivi dai morti, se l’umano sta quindi per mancare, l’uomo, però, non si rassegna alla propria dispersione, rifiutando il ruolo di complice passivo e inerme di una brutalità che sembra non lasciare scampo.

Quello di Luna si presenta come un omaggio, dunque, da parte di una delle nuove leve del teatro siciliano nei confronti di uno degli indiscussi Maestri del teatro palermitano e nazionale. Due diverse generazioni a confronto, quasi un ipotetico passaggio di testimone, che presuppone una grande responsabilità. Da una parte infatti c’è Michele Perriera, classe 1937, stimato scrittore e regista, vincitore di prestigiosi premi e riconoscimenti, punto di riferimento del teatro e della scuola di teatro Teatès di Palermo, già direttore della collana di teatro della casa editrice Sellerio, tra gli illustri fondatori del Gruppo '63; dall’altra Filippo Luna, classe 1968, quarantenne regista ed attore palermitano in grandissima ascesa, interprete ed ideatore di spettacoli di grande successo critico e di pubblico, uno dei quali, “Le mille bolle blu”, intenso monologo di Salvatore Rizzo su un amore omosessuale nella Palermo degli anni '60, gli è valso il Premio dell'Associazione Nazionale dei Critici di Teatro 2010, consegnatogli Teatro Curci di Barletta il 5 giugno scorso, con questa motivazione: «Filippo Luna sa muoversi con sensibilità e intelligenza fra differenti modalità di spettacoli, e nel monologo “Le mille bolle blu” ha raggiunto una perfetta sintesi scenico-attorale di emozione e disincanto».

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