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Succede a Palermo per la prima volta nella storia: bimba sconfigge l'Epatite C

Milana (la bimba ucraina) è arrivata a Palermo grazie a un circuito di solidarietà: a finanziare il suo viaggio sono state, infatti, alcune associazioni e privati

Balarm
La redazione
  • 6 settembre 2017

Il professor Jean de Ville de Goyet

Oggi Milana, due anni, sta bene e il suo fegato funziona perfettamente: non vi è più traccia del virus dell’epatite C nel suo organismo. La storia è una bella storia, di solidarietà e bene comune, che si è conclusa nel migliore dei modi confermando Palermo come polo sanitario d'avanguardia.

Per la prima volta al mondo infatti una bambina affetta da Epatite C è stata curata – dopo un trapianto di fegato – con i nuovi farmaci ad azione antivirale diretta per sconfiggere il virus: l'intervento, coniugato al protocollo farmaceutico, è stato fatto all'Ismett dall’équipe del professor Jean de Ville de Goyet.

L'Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (Ismett) di Palermo ha arruolato nel febbraio 2017 il belga Jean de Ville de Goyet per guidare il reparto di Chirurgia Addominale e Trapianto di Fegato Pediatrico.

Ma partiamo dall'inizio. La piccola presentava fin dalla nascita un’atresia delle vie biliari, patologia che causa l’ostruzione dei dotti biliari e che le aveva causato un’insufficienza terminale epatica. In Ucraina - dove avevano iniziato a curarla - aveva contratto anche il virus dell’Epatite C.
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È successo, probabilmente, a causa di una trasfusione di sangue. Da quel momento in poi la piccola ha avuto due malattie a compromettere il suo stato di salute, in contemporanea: l’atresia e l’Epatite C.

L’associazione di queste due patologie in un bambino molto piccolo è abbastanza rara e, fino a oggi, rappresentava una controindicazione per l'idea di un trapianto di fegato, unica terapia possibile per curare la sua insufficienza terminale epatica.

Il virus dell’epatite C infatti, nei bambini ha una progressione molto lenta e in alcuni casi si cura spontaneamente. Normalmente, si segue il piccolo paziente e si aspetta che il bambino guarisca o che raggiunga una certa età per iniziarlo a trattare con farmaci, come ha spiegato lo stesso de Ville de Goyet.

La situazione cambia quando si è costretti a procedere con il trapianto sul bambino: la progressione della malattia è molto veloce e il rischio che l’organo trapiantato si ammali nuovamente rendendo il trapianto vano è molto alta.

La piccola è stata sottoposta comunque al trapianto di fegato da donatore vivente - la madre - e in seguito è stato applicato un protocollo sperimentale che ha previsto di trattare la bambina con dei nuovi farmaci ad azione antivirale così da debellare l’infezione del virus dell’epatite C.

Il trapianto è stato eseguito ad aprile, poi è iniziata la terapia farmacologica. Si tratta del primo caso di trattamento di un bambino trapiantato dell’infezione da HCV con questi nuovi farmaci e Milana è, ad oggi, la paziente più piccola mai sottoposta a trattamento con con ledipasvir+sofosbuvir, indipendentemente dal trapianto.

Questo caso apre in effetti la strada all’utilizzo a più ampia scala di questi nuovi farmaci anche nei bambini, migliorando la loro aspettativa di vita.

Milana è arrivata a Palermo grazie a un circuito di solidarietà: a finanziare il suo viaggio sono state alcune associazioni e privati cittadini ucraini che hanno aderito all’appello lanciato dalla madre in rete donando quello che potevano.

La loro generosità ha permesso alla famiglia della piccola di poter arrivare a Palermo per curarla.
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