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"Cara mamma finora sono sano e salvo": a Valderice si torna ai tempi della guerra

Sono le parole che un ragazzo scrive dal fronte della Prima Guerra Mondiale: a Valderice una mostra che fa riflettere sul senso della guerra e sul senso della vita

  • 20 novembre 2018

Due soldati e un bambino al fronte (Seconda Guerra Mondiale, Italia)

"Cara mamma finora sono sano e salvo…". Così comincia il viaggio intrapreso nella visita della mostra sorprendente curata da Giuseppe Schifano al Molino Excelsior di Valderice (dal 17 al 25 novembre).

"Cara mamma finora sono sano e salvo" sono le parole di un ragazzo sul fronte della Prima Guerra Mondiale in una lettera per la propria madre.

Già dal primo momento si capisce che questa mostra è destinata a far riflettere sul senso della guerra, che non esistono solo grandi battaglie ma soprattutto uomini che sono al fronte a lottare non solo per il loro Paese ma anche per la propria sopravvivenza in un mondo dove la morte è diventata il rischio quotidiano.

Varcando le porte dell’ex-mulino valdericino si capisce subito che questa mostra vuole portarci cento anni indietro negli orrori di una guerra che ha segnato il mondo con dei numeri che superano ogni intendimento.

La ricostruzione accurata del campo di battaglia con tantissimi oggetti originali permette ai visitatori di essere trasportati direttamente sul teatro di guerra; passiamo tra trappole e filo spinato, scarpe e oggetti vari che sono stati tutti trovati sui fronti della Grande Guerra.
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L’accento di questa esposizione eccezionale è stato messo in particolare sugli uomini che sono al fronte. Si riesce perfettamente a capire quanto la vita può essere difficile nelle trincee del fronte attraverso alcuni racconti sui quali Giuseppe ci guida.

In opposizione al lato disumano che può essere una guerra ritroviamo l’essere umano che vive sotto le bombe cosciente che l’aldilà è ad un passo solo, che il prossimo può essere lui stesso.

Un secolo è passato dalla Grande Guerra però non si deve dimenticare, non dobbiamo dimenticare.

La guerra non è soltanto un elenco di battaglie, di vittorie e di disfatte ma è soprattutto un infinito di vite spezzate e di famiglie distrutte che avranno un posto a tavola lasciato vuoto per sempre.

L’inaugurazione è stato un momento veramente toccante con la partecipazione di molti ragazzi presenti che hanno incontrato le storie di ragazzi come loro che hanno avuto soltanto la "sfortuna" di nascere un secolo prima.

L’incontro con queste storie si fa ormai solo tramite oggetti e documentazione, i testimoni di quel periodo sono ormai rarissimi però ancora ci sono alcuni che li ricordano.

Per esempio Luciano Sansica, poeta valdericino che in questi giorni ha scritto le righe qui sotto con in mente i ricordi di gioventù, quando sentiva i racconti della Grande Guerra.

I miei ricordi di gioventù
A sentir parlar gli adulti
Non scherzi ma son fatti
Che la guerra distrugge tutti.


In ogni giorno spezzacuore
Ogni Famiglia giace in pace
Lasciando affetto, lasciando Amore
Col pensiero che in guerra muore.


Dimostrando un’allegria
Cantando “Patria Nostra”
Mentre il cuore da solo spezza
Della moglie e figli non c’è carezza.


Mi salutano con la bocca,
In breve ci vedremo,
Mentre in cuor non c’è ritorno
Che i defunti saran tanti ogni giorno.


Il sovrano messo in alto
Con la bocca sorridenti
Dando forza: “Ragazzi avanti, avanti!”
Che di dietro non c’è nenti.


Mentre morti e feriti sono in tanti
I campi son di rosso e non di verdi,
Il profumo non di fiori ma di morti
E ciascun di noi rinquadra la propria sorti.


Adesso mi fermo, non vado avanti
Per non farmi sentire un pezzenti
Ma sarà avanti all’istanti
Dei nomi ritornati viventi.


(da "I miei ricordi di gioventù" di Luciano Sansica).
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