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Divora i suoi e nutre gli stranieri: Palermo e Manifesta due coinquilini senza amore

Si è conclusa Manifesta: un evento atteso che al 31 dicembre 2017 è costato quattro milioni di euro alle casse comunali e che ha attraversato Palermo senza entrarci

  • 5 novembre 2018

L'Education Hub di Manifesta 12

Si è conclusa lo scorso 4 novembre Manifesta. Un evento da molti atteso, che al 31 dicembre 2017 è costato quattro milioni di euro alle casse comunali. Non conosciamo ancora il bilancio finale, ma è stato anticipato un costo complessivo di oltre sei milioni di euro.

La manifestazione è stata raccontata come grande occasione di rilancio internazionale della città.

Sui contenuti generali la penso come Marcello Faletra, e condivido in pieno il suo brillante intervento su Artribune, un intervento che in qualche modo mette a fuoco la superficialità ed anche certa presunzione del messaggio complessivo di Manifesta a Palermo.

Peraltro io in tempi non sospetti avevo già segnalato una certa povertà di contenuti ad esempio relativamente all’opera "Invest in Palermo" (leggi "Se a Palermo un murale vale più di una biennale", una delle tante che non mi sono piaciute e che fu una delle prime ad apparire in città.
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Non entrerò pertanto ulteriormente nelle considerazioni artistiche dell’evento. Credo infatti che Manifesta abbia in se un altro grave limite, io credo anche più grave, che è nella promessa fatta e non mantenuta in termini di sviluppo locale e marketing della città.

Manifesta ha attraversato Palermo ma non è entrata nella città. In realtà, e questa opinione mi e stata variamente confermata da altri concittadini, nessuno in città ha mai avuto la sensazione di essere stato dentro un grande evento o che in città si stesse svolgendo una manifestazione così onerosa o particolarmente significativa.

Sei milioni per un evento sono veramente tanti, lo dico ai non tecnici.

Parlando con un mio amico della mia intenzione di scrivere questo intervento mi ha detto candidamente se riteneva Manifesta un argomento di interesse per la città tale da giustificare un contributo su Balarm.

Se pensiamo che è l’evento su cui ha concentrato il massimo di risorse economiche il sindaco negli ultimi due mandati, e quanto questo sita pesando sugli investimenti per il turismo della città, abbiamo misura di quanto fuori fuoco questo intervento sia nella percezione generale.

La sua assenza e per me motivo di particolare rammarico, è anche intrecciata con l’assenza di opportunità che la manifestazione ha saputo creare per giovani operatori ed artisti locali: la quasi totalità dello staff è stato composto da olandesi, nelle file dei collaboratori si intercetta una sola palermitana, peraltro con un incarico di secondo piano.

E nessun artista cittadino è stato coinvolto. Quindi nulla è stato realmente seminato e quando Manifesta andrà via sarà passata di fatto senza lasciare alcun vero seme.

Accanto a questa assenza, si legge, in alcuni comunicati ed in alcuni articoli di giornale, la narrazione di un evento che tende a parlare soprattutto di se stesso, sullo sfondo di una città che è stata poco più di un scatola vuota e silenziosa, usata come un contenitore senz’anima con il quale non sembra gli artisti invitati hanno saputo o capito come interagire.

Tanta arroganza, e qualche alberello cresciuto allo ZEN, che solo un osservatore superficiale può registrare come successo dell’evento e non come misura di una città che è pronta a crescere e a cambiare vestito se qualcuno si degnasse di prendersene cura.

Manifesta oltre a non parlare a Palermo quindi non ha parlato di Palermo. E se c’è un motivo per comprare un format precostituito e non provare a crearne uno proprio, come è stato in passato il Festival di Palermo sul Novecento, Il genio di Palermo, è proprio quello di attingere ad una grande megafono internazionale.

La narrazione di una scatola vuota raccontata al mondo è quindi quasi il contrario di una cosa positiva perché nessuno sarà interessato a visitare una scatola in quanto tale e dal 5 novembre la fine di Manifesta segnerà la fine anche dell’attrattiva di Palermo legata a Manifesta.

Una nota interessante è che quasi tutto quanto si trova di rilevante in rete è correlato all’inaugurazione di Giugno. Manifesta e le sue opere non hanno saputo attivare riflessioni e commenti, non solo a Palermo, ma neanche all’estero, Manifesta è morta il giorno in cui è iniziata, e questo è probabilmente dovuto all’inconsistenza del progetto artistico sottostante.

Mi chiedo se sindaco e assessore alla cultura avessero realmente un piano, o come le piccole cittadine di provincia, si siano solo fatti ammaliare dai racconti di qualche imbonitore olandese bravo a vendere la sua merce.

Seguirà la conferenza stampa di conclusione, nella quale saranno raccontati numeri e successi mirabolanti.

Nella quale si parlerà di un successo turistico della città, che però, sappiamo bene, mette radici nella crisi del Nord Africa da una parte ed in quella dell’aeroporto di Birgi dall’altra, e non certo in questo evento o nei cumuli di immondizia dei quali nonostante Unesco e Manifesta Palermo non si riesce a rinunciare.

Andrò alla conferenza stampa, per assistere in prima persona al racconto di questo scippo compiuto ai danni di cittadini ed imprenditori, da parte di rapaci uomini di "cultura" del Nord, che, bravi loro, hanno saputo vendere a caro prezzo le loro "capre".

Confermato ancora una volta il motto di una città che ALIENUS NUTRIT SUOS DEVORAT: "Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit" o in italiano Palermo conca d'oro divora i suoi e nutre gli stranieri è l'iscrizione sul bordo della conca del Genio di Palazzo Pretorio.
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