"A che servono questi quattrini?" al Biondo: il debutto in Sala Grande con Nello Mascia

Una scena dello spettacolo "A che servono questi quattrini"
"A che servono questi quattrini?", andata in scena per la prima volta nel 1940, è una delle più divertenti commedie del repertorio italiano, al cui successo contribuì anche la successiva versione cinematografica del ’42 interpretata da Eduardo e Peppino De Filippo.
La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo, detto il Professore, che ordisce un piano paradossale per dimostrare le sue teorie, bizzarre e controcorrente, sull’inutilità del denaro. Siamo in Italia alla vigilia della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza è di là da venire, ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, si rivela sorprendentemente attuale.
Il protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non vuole mirare al bersaglio della Grande Economia, ma certo l’ordito delle sue paradossali speculazioni sollecitano in noi uno sguardo disincantato (e saggio) sugli inganni dell’universo finanziario che oggi tutto pervade.
Il Marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sostegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenuità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandolo in una rapidissima ascesa sociale.
Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può darsi, ma i temi dell’inutilità del denaro e della “dannosità” del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni ’40, una poverissima l’altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a divertirci stimolando una riflessione sui nostri tempi.
Bolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mercati sono “slogan” e ridondanti informazioni invasive cui ci siamo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura interpretazione.
Spingendo sul parossismo del gioco teatrale, grazie alla variegata comunità coinvolta nello stravagante piano del Marchese Parascandolo, si può, con leggerezza e ironia, relativizzare il potere dei “quattrini”, totem indiscusso, che tutto muove oggi come allora.
Le scene dello spettacolo, prodotto da "La Pirandelliana" sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Ortensia De Francesco e luci di Antonio Molinaro.
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