"Ætna: viste sul vulcano", le opere di Fabrizio Foti in mostra a Palazzolo Acreide

"Ætna: viste sul vulcano" di Fabrizio Foti
A partire da venerdì 5 agosto, e fino al 9 ottobre, la galleria d’arte di Spazio San Sebastiano di Palazzolo Acreide ospita la sua seconda mostra. Dopo il successo del Miserere di George Rouault, inaugura “Ætna: viste sul vulcano”, la personale dell’architetto e pittore Fabrizio Foti.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30 (fino alle 20.00 sabato e domenica).
Vulcano più che montagna, l’Etna di Fabrizio Foti prende vita da un tratto materico, come se un magma colorato discendesse direttamente dalle setole dei suoi pennelli, infuocando la tela.
Il parossismo si trasforma ora in una colata lavica gocciante dove riecheggia Jackson Pollock, ora in un tratto monocromatico lasciato da Mark Rothko su uno sfondo neutro per restituire allo spettatore l’atmosfera più che la forma, ora in un segno calligrafico puro, nello stile dello Shodo giapponese, fino a veder l’Etna sfumare, perdersi nell’orizzonte e lì svanire.
Il vulcano si ripete sedici volte ed è rafforzandone il concetto che l’artista sublima il fascino di questo elemento geografico vivo. Non lo osserva dalla bocca del cratere e nemmeno dai fianchi delle sue pendici; le sue viste sul vulcano sono un affaccio su un luogo dell’anima. Nonostante la sua presenza esplosiva e mai quieta, l’Ætna per Fabrizio Foti resta, senza dubbio, una questione privata.
La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30 (fino alle 20.00 sabato e domenica).
Vulcano più che montagna, l’Etna di Fabrizio Foti prende vita da un tratto materico, come se un magma colorato discendesse direttamente dalle setole dei suoi pennelli, infuocando la tela.
Il parossismo si trasforma ora in una colata lavica gocciante dove riecheggia Jackson Pollock, ora in un tratto monocromatico lasciato da Mark Rothko su uno sfondo neutro per restituire allo spettatore l’atmosfera più che la forma, ora in un segno calligrafico puro, nello stile dello Shodo giapponese, fino a veder l’Etna sfumare, perdersi nell’orizzonte e lì svanire.
Il vulcano si ripete sedici volte ed è rafforzandone il concetto che l’artista sublima il fascino di questo elemento geografico vivo. Non lo osserva dalla bocca del cratere e nemmeno dai fianchi delle sue pendici; le sue viste sul vulcano sono un affaccio su un luogo dell’anima. Nonostante la sua presenza esplosiva e mai quieta, l’Ætna per Fabrizio Foti resta, senza dubbio, una questione privata.
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