"Amarcord": al cinema Rouge et Noir la proiezione di uno dei gioielli di Fellini
"Amarcord", uno dei gioielli di Fellini, nella nuova versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, è l’ultimo appuntamento del "Supercineclub" del Rouge et Noir prima della pausa natalizia, lunedì 16 dicembre.
Insignito dell’Oscar per il miglior film straniero, "Amarcord" (1974) è solo all’apparenza un film “minore” nella variegata produzione cinematografica del più mitico e osannato regista italiano nel mondo. Con un tocco leggero, con un’eleganza inimitabile, con una ironia acuta e una straordinaria capacità “antropologica” di delineare figure e situazioni, Fellini ha ricostruito magicamente un’epoca, quella dell’Italia fascista, ritratta dall’angolatura della provincia romagnola, quella nella quale lui stesso ha vissuto infanzia e adolescenza.
Il flusso nostalgico, ma insieme caustico, degli “amarcord” scorre senza intoppi, tra un episodio goliardico e uno drammatico, tra uno sberleffo e una perdita. La carrellata dei personaggi è rimasta indelebile e ha fissato nel tempo l’intera gamma caratteriale dell’italiano medio, condannato a restare bloccato in una fase “adolescenziale” che spiega più di tanti saggi storici la mediocre passività su cui ha fatto presa la dittatura fascista. Il filo narrativo si dipana seguendo la crescita del piccolo Titta.
Tutto ricostruito negli studi di Cinecittà, secondo lo stile maniacale di Fellini, "Amarcord" elargisce emozioni e commozioni che hanno fatto la storia del cinema italiano e mondiale: su tutte la celeberrima scena del passaggio del transatlantico Rex diretto verso terre lontane e più libere. Capolavori nel capolavoro la musica eterna composta da Nino Rota e la fotografia firmata da Giuseppe Rotunno.
La versione restaurata in digitale dalla Cineteca di Bologna fa risplendere il film di una luce nuova e sorprendente e sarà preceduto da 8 minuti di scene inedite montate da Giuseppe Tornatore.
Insignito dell’Oscar per il miglior film straniero, "Amarcord" (1974) è solo all’apparenza un film “minore” nella variegata produzione cinematografica del più mitico e osannato regista italiano nel mondo. Con un tocco leggero, con un’eleganza inimitabile, con una ironia acuta e una straordinaria capacità “antropologica” di delineare figure e situazioni, Fellini ha ricostruito magicamente un’epoca, quella dell’Italia fascista, ritratta dall’angolatura della provincia romagnola, quella nella quale lui stesso ha vissuto infanzia e adolescenza.
Il flusso nostalgico, ma insieme caustico, degli “amarcord” scorre senza intoppi, tra un episodio goliardico e uno drammatico, tra uno sberleffo e una perdita. La carrellata dei personaggi è rimasta indelebile e ha fissato nel tempo l’intera gamma caratteriale dell’italiano medio, condannato a restare bloccato in una fase “adolescenziale” che spiega più di tanti saggi storici la mediocre passività su cui ha fatto presa la dittatura fascista. Il filo narrativo si dipana seguendo la crescita del piccolo Titta.
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Intorno a lui, il composito nucleo delle famiglie degli anni Trenta, e una pletora di coprotagonisti che dipingono il quadro-anima di Rimini e, da Amarcord in poi, quello di un’Italia scomparsa: mitiche, appunto, se non proverbiali le apparizioni di “Gradisca” la mantenuta, della tabaccaia dalle tette gigantesche, degli insegnanti ridicoli e pusillanimi.Tutto ricostruito negli studi di Cinecittà, secondo lo stile maniacale di Fellini, "Amarcord" elargisce emozioni e commozioni che hanno fatto la storia del cinema italiano e mondiale: su tutte la celeberrima scena del passaggio del transatlantico Rex diretto verso terre lontane e più libere. Capolavori nel capolavoro la musica eterna composta da Nino Rota e la fotografia firmata da Giuseppe Rotunno.
La versione restaurata in digitale dalla Cineteca di Bologna fa risplendere il film di una luce nuova e sorprendente e sarà preceduto da 8 minuti di scene inedite montate da Giuseppe Tornatore.
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