Atrocità da sei fotografi della Striscia di Gaza: "I grant you refuge" ad Agrigento
Particolare di una delle foto della mostra "I grant you refuge"
Dal 22 novembre al 13 dicembre, il Centro Pier Paolo Pasolini di via Atenea 123 ad Agrigento ospita "I grant you refuge", mostra fotografica collettiva che si propone di dare voce e visibilità alle sofferenze e alle atrocità che il popolo palestinese continua a subire, nel silenzio assordante dei media occidentali, grazie alle straordinarie immagini fornite da sei fotografi della Striscia di Gaza.
Gli scatti sono di Jehad Al-Sharafi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Omar Ashtawy, Saeed Jaras, Shadi Al-Tabatibi, in rappresentanza delle decine di fotoreporter che vivono e lavorano nella zona, come testimoni oculari di uno dei conflitti più devastanti di questo tempo.
Il titolo della mostra trae ispirazione dall'omonima poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada, uccisa nella sua casa nel sud di Gaza da un raid israeliano il 20 ottobre 2023.
Una storia intrecciata di resilienza, dolore e speranza. Ogni fotogramma catturato porta il peso di una nazione che lotta per la giustizia e la pace.
I fotografi documentano non solo la distruzione, ma anche lo spirito inflessibile del popolo palestinese, i bambini che giocano tra le macerie, la forza silenziosa delle madri e la fermezza di una comunità che si rifiuta di essere spezzata.
Essere un giornalista a Gaza non significa solo avere una macchina fotografica, significa rischiare finanche la propria vita per mostrare al mondo la verità.
A Gaza, dove la vita e la morte sono spesso separate da singoli istanti, questi fotografi non scattano solo foto, le vivono. Ogni scatto è un battito cardiaco, ogni immagine è una testimonianza.
Queste storie, crude e senza filtri, devono essere condivise per ricordare al mondo le lotte, i sacrifici e la speranza incrollabile di ogni fotoreporter, di ogni palestinese.
La mostra, curata dal fotografo e filmmaker Paolo Patruno, è visitabile fino al 13 dicembre, dalle 18.00 alle 20.00 o su prenotazione.
Gli scatti sono di Jehad Al-Sharafi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Omar Ashtawy, Saeed Jaras, Shadi Al-Tabatibi, in rappresentanza delle decine di fotoreporter che vivono e lavorano nella zona, come testimoni oculari di uno dei conflitti più devastanti di questo tempo.
Il titolo della mostra trae ispirazione dall'omonima poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada, uccisa nella sua casa nel sud di Gaza da un raid israeliano il 20 ottobre 2023.
Una storia intrecciata di resilienza, dolore e speranza. Ogni fotogramma catturato porta il peso di una nazione che lotta per la giustizia e la pace.
I fotografi documentano non solo la distruzione, ma anche lo spirito inflessibile del popolo palestinese, i bambini che giocano tra le macerie, la forza silenziosa delle madri e la fermezza di una comunità che si rifiuta di essere spezzata.
Essere un giornalista a Gaza non significa solo avere una macchina fotografica, significa rischiare finanche la propria vita per mostrare al mondo la verità.
A Gaza, dove la vita e la morte sono spesso separate da singoli istanti, questi fotografi non scattano solo foto, le vivono. Ogni scatto è un battito cardiaco, ogni immagine è una testimonianza.
Queste storie, crude e senza filtri, devono essere condivise per ricordare al mondo le lotte, i sacrifici e la speranza incrollabile di ogni fotoreporter, di ogni palestinese.
La mostra, curata dal fotografo e filmmaker Paolo Patruno, è visitabile fino al 13 dicembre, dalle 18.00 alle 20.00 o su prenotazione.
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