Bach tra Sacro e Profano: a Palermo: cantate e concerti con il "Musica antica ensemble"

Alice Antichi
Quinto e ultimo concerto di "Prima Estate" nell'ambito della nuova Stagione Concertistica dell'Associazione Kandiskij diretta dal maestro Aldo Lombardo a Palermo.
Appuntamento domenica 8 giugno, alle 19.00, nell'aula magna di Palazzo Steri a Palermo con il concerto dal titolo "Bach Sacro e Profano: cantate e concerti" che vede protagonista "Il Serpotta - Musica antica ensemble".
Il soprano Alice Antichi è accompagnata dall'ensemble composta da: Maria Novella Menicacci - traversiere; Gioacchino Comparetto - oboe barocco; Gabriele Politi - violino primo; Iben Bøgvad Kejser - violino secondo; Sara Bagnati - viola; Daniele Lorefice - violoncello; Marco Lo Cicero - violone e Basilio Timpanaro - clavicembalo e concertazione.
La cantata BWV 82 “Ich habe genug” è una cantata sacra composta in occasione della Purificazione di Maria e musicata su testo di autore sconosciuto, ispirato dal Vangelo di Luca.
"Ne ho abbastanza" (Ich habe genug) è la frase che esprime l’aspirazione di Simeone a dare l’addio alla vita terrena, poiché, dopo aver conosciuto il Signore Gesù, prendendolo in braccio nel Tempio, sente di non aver più nulla da desiderare e da compiere su questa terra (aria prima).
Questo desiderio di morte non è dunque affatto un desiderio di autodistruzione, suicidio o martirio, ma anelito a lasciare il corpo mortale, con senso di pace e di abbandono fiducioso a Dio, a chiudere “dolcemente e serenamente” gli “occhi affaticati” (anelito espresso nell’aria seconda, quasi una dolce ninna nanna).
Simbolicamente significativo, infine, è il modo in cui Bach compone l’aria finale “Ich freue mich auf meinen Tod” (“Gioisco della mia morte”) utilizzando la tonalità minore in un brano che presenta, altrimenti, tutte le caratteristiche musicali (metro, andamento veloce, figurazioni rapide) tipiche di un’aria dal carattere allegro e normalmente associate alla tonalità maggiore.
Ciò, che appare inusuale per la normale retorica musicale barocca, sembra volto ad esprimere una vera e più intima gioia, diversa dalla mondana allegrezza, cioè la gioia di chi sa e aspetta che la morte sia solo il passaggio alla vera vita ultraterrena.
Indicativo è, a tal proposito, il confronto con l’aria finale dell’altra Cantata in programma, “Weichet nür”, che, trattandosi di una cantata profana che celebra le gioie mondane del matrimonio, presenta invece un carattere decisamente e genuinamente danzante e festoso.
La cantata BWV 202 Weichet nür, betrübte Schatten è una cantata profana simile per struttura a quella sacra, da cui si distingue principalmente per il testo.
Viene composta in occasione dei festeggiamenti nunziali: il testo pone l’accento sulla natura che si risveglia, i fiori che sbocciano, le giornate che diventano meno fredde, Amore che cerca i piaceri che però, a differenza di quanto avviene nella natura con l’alternarsi delle stagioni, sono duraturi.
La prima aria (“Dissolvetevi dunque, ombre invernali”) disegna una melodia dolce e sognante, quasi rarefatta: il freddo, il vento e le nubi gradualmente lasciano spazio all’arrivo della primavera; la seconda aria descrive Febo che si affretta sui cavalli veloci, immagine perfettamente descritta dal ritmo veloce, serrato e vivace.
La terza aria, ornata e con una danzante linea vocale, disegna le brezze primaverili che soffiano, segue un’aria di esultante letizia per concludere con una gavotta finale con l’augurio che gli sposi possano vivere “mille giorni di sole e di abbondanza”.
Il programma è completato dal Concerto per Clavicembalo e archi in Re Maggiore, che, appartiene al periodo della maturità di Bach.
Tuttavia in questo, come in altri casi, si tratta di una trascrizione, o meglio adattamento, per il cembalo di un precedente Concerto per violino, quello in Mi maggiore (BWV 1042), la cui composizione risale agli anni di Köthen (1718).
Qui, dove prestava servizio come maestro di cappella e direttore della musica da camera presso la corte del principe Leopoldo, Bach compose la maggior parte delle sue opere strumentali di natura secolare: oltre alle numerosissime composizioni per organo e clavicembalo, risalgono a questo periodo i vari Concerti strumentali, tra cui i Concerti Brandeburghesi, e le Suite Orchestrali.
Pur seguendo abbastanza fedelmente l’originale per violino, nella versione cembalistica Bach sceglie soluzioni ritmiche e virtuosistiche che valorizzano la tecnica peculiare dello strumento a tastiera, soprattutto nel vorticoso finale in forma di rondò.
Appuntamento domenica 8 giugno, alle 19.00, nell'aula magna di Palazzo Steri a Palermo con il concerto dal titolo "Bach Sacro e Profano: cantate e concerti" che vede protagonista "Il Serpotta - Musica antica ensemble".
Il soprano Alice Antichi è accompagnata dall'ensemble composta da: Maria Novella Menicacci - traversiere; Gioacchino Comparetto - oboe barocco; Gabriele Politi - violino primo; Iben Bøgvad Kejser - violino secondo; Sara Bagnati - viola; Daniele Lorefice - violoncello; Marco Lo Cicero - violone e Basilio Timpanaro - clavicembalo e concertazione.
La cantata BWV 82 “Ich habe genug” è una cantata sacra composta in occasione della Purificazione di Maria e musicata su testo di autore sconosciuto, ispirato dal Vangelo di Luca.
"Ne ho abbastanza" (Ich habe genug) è la frase che esprime l’aspirazione di Simeone a dare l’addio alla vita terrena, poiché, dopo aver conosciuto il Signore Gesù, prendendolo in braccio nel Tempio, sente di non aver più nulla da desiderare e da compiere su questa terra (aria prima).
Questo desiderio di morte non è dunque affatto un desiderio di autodistruzione, suicidio o martirio, ma anelito a lasciare il corpo mortale, con senso di pace e di abbandono fiducioso a Dio, a chiudere “dolcemente e serenamente” gli “occhi affaticati” (anelito espresso nell’aria seconda, quasi una dolce ninna nanna).
Simbolicamente significativo, infine, è il modo in cui Bach compone l’aria finale “Ich freue mich auf meinen Tod” (“Gioisco della mia morte”) utilizzando la tonalità minore in un brano che presenta, altrimenti, tutte le caratteristiche musicali (metro, andamento veloce, figurazioni rapide) tipiche di un’aria dal carattere allegro e normalmente associate alla tonalità maggiore.
Ciò, che appare inusuale per la normale retorica musicale barocca, sembra volto ad esprimere una vera e più intima gioia, diversa dalla mondana allegrezza, cioè la gioia di chi sa e aspetta che la morte sia solo il passaggio alla vera vita ultraterrena.
Indicativo è, a tal proposito, il confronto con l’aria finale dell’altra Cantata in programma, “Weichet nür”, che, trattandosi di una cantata profana che celebra le gioie mondane del matrimonio, presenta invece un carattere decisamente e genuinamente danzante e festoso.
La cantata BWV 202 Weichet nür, betrübte Schatten è una cantata profana simile per struttura a quella sacra, da cui si distingue principalmente per il testo.
Viene composta in occasione dei festeggiamenti nunziali: il testo pone l’accento sulla natura che si risveglia, i fiori che sbocciano, le giornate che diventano meno fredde, Amore che cerca i piaceri che però, a differenza di quanto avviene nella natura con l’alternarsi delle stagioni, sono duraturi.
La prima aria (“Dissolvetevi dunque, ombre invernali”) disegna una melodia dolce e sognante, quasi rarefatta: il freddo, il vento e le nubi gradualmente lasciano spazio all’arrivo della primavera; la seconda aria descrive Febo che si affretta sui cavalli veloci, immagine perfettamente descritta dal ritmo veloce, serrato e vivace.
La terza aria, ornata e con una danzante linea vocale, disegna le brezze primaverili che soffiano, segue un’aria di esultante letizia per concludere con una gavotta finale con l’augurio che gli sposi possano vivere “mille giorni di sole e di abbondanza”.
Il programma è completato dal Concerto per Clavicembalo e archi in Re Maggiore, che, appartiene al periodo della maturità di Bach.
Tuttavia in questo, come in altri casi, si tratta di una trascrizione, o meglio adattamento, per il cembalo di un precedente Concerto per violino, quello in Mi maggiore (BWV 1042), la cui composizione risale agli anni di Köthen (1718).
Qui, dove prestava servizio come maestro di cappella e direttore della musica da camera presso la corte del principe Leopoldo, Bach compose la maggior parte delle sue opere strumentali di natura secolare: oltre alle numerosissime composizioni per organo e clavicembalo, risalgono a questo periodo i vari Concerti strumentali, tra cui i Concerti Brandeburghesi, e le Suite Orchestrali.
Pur seguendo abbastanza fedelmente l’originale per violino, nella versione cembalistica Bach sceglie soluzioni ritmiche e virtuosistiche che valorizzano la tecnica peculiare dello strumento a tastiera, soprattutto nel vorticoso finale in forma di rondò.
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