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Boschi, fate, amori e pozioni magiche: "Sogno di una notte di mezza estate" in scena al Libero

  • Teatro Libero - Palermo
  • Dal 10 al 12 ottobre 2019 (evento concluso)
  • 21.15
  • 7 euro (intero), 5 euro (under 35), 2 euro (abbonati alla stagione)
  • Info e prenotazioni ai numeri 091 6174040 e 392 9199609
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La redazione

"Sogno di una notte di mezza estate" di Lia Chiappara in scena al teatro Libero di Palermo

Fresca, brillante, semplicemente geniale: dal 10 al 12 ottore al teatro Libero di Palermo si alza il sipario su "Sogno di una notte di mezza estate", una drammaturgia di Lia Chiappara tratta dall'omonima opera di William Shakespeare.

L'ultima anteprima che anticipa gli spettacoli in cartellone per la nuova stagione del Libero, una proposta culturale accessibile a tutti con nomi della scena nazionale e internazionale (leggi qui per saperne di più).

È la stessa Lia Chiappara a dirigere gli attori in scena: Giada Costa, Vincenzo Costanzo, Marta Lunetta, Silvia Scuderi e Giuseppe Vigneri e gli allievi Gianmarco Amato, Giuseppe Mangano e Alessandro Quartararo.

La storia è certamente conosciuta ai più: Ermia si rifiuta di sposare Demetrio, che le è stato imposto dal padre Egeo, perché ama Lisandro. Teseo, duca d’Atene, dà ad Ermia quattro giorni di tempo per obbedire ai voleri del padre, trascorsi i quali la fanciulla sarà tremendamente punita. 
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Ermia e Lisandro fuggono nel bosco per sposarsi segretamente, inseguiti da Demetrio infuriato per il rifiuto e da Elena che nutre per lui una passione non corrisposta. Qui i giovani cadono vittime degli incantesimi del re e della regina delle fate, Oberon e Titania, che mutano diverse volte gli affetti umani. 

Nel bosco intanto fervono i preparativi per la messa in scena della commedia Piramo e Tisbe per le nozze di Teseo e Ippolita, a cui partecipa la varia e multiforme umanità del popolo di Atene. Incantesimi, fate, boschi, amori e pozioni.

In "Sogno di una notte di mezza estate" sottolinea la regista Lia Chiappara «il genio del teatro inglese si diverte a dare spessore drammaturgico ai viluppi apparentemente banali e quotidiani della vita, (...) una vita che si mette in gioco, la vita che si esplica in tutte le sue forme e che si interroga su se stessa, nel linguaggio che le è più congeniale: l’amore».
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