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Colajanni, pietra miliare dell’editoria: a Palermo si presenta lo storico testo "Nel Regno della Mafia"

Balarm
La redazione

Napoleone Colajanni

Nel centenario della morte di Napoleone Colajanni (1847-1921), la ristampa del suo libro Nel regno della Mafia per i tipi delle Arti Grafiche Palermitane Edizioni di Gioacchino Edoardo Lazzara, con prefazione dello storico Lino Buscemi e le presentazioni del giornalista Felice Cavallaro e di Carmine Mancuso, rappresenta una pietra miliare dell’editoria.

Una lettura quanto mai attuale per capire non solo come il fenomeno mafioso sia nato ma ancor di più come abbia potuto intrecciare la sua storia con quella della politica italiana fino a non far distinguere più il politico dal mafioso e il mafioso dal politico.

La presentazione del volume è in programma giovedì 2 settembre, alle ore 18.30, a piazzetta Bagnasco a Palermo. Alla presentazione del libro partecipano Felice Cavallaro, giornalista e direttore della "Strada degli Scrittori", e Carmine Mancuso, figlio dell'eroe antimafia Lenin e presidente dell'Associazione per onorare la memoria dei caduti nella lotta contro la mafia

«La ristampa del testo più amato di Colajanni - ha dichiarato Gioacchino Edoardo Lazzara, di Arti Grafiche Palermitane Edizioni - colma un vuoto generato da chi aveva il dovere di intervenire.

L'amico Lino Buscemi, insieme ai presentatori del testo e all'attività della mia casa editrice, desiderano sottolineare il primato della memoria contro i silenzi e le dimenticanze più o meno giustificate affinchè il pensiero di Colajanni possa essere conosciuto e studiato dai giovani».

Colajanni ricostruisce la vicenda dell’omicidio del Commendatore Emanuele Notarbartolo (1834- 1893), ex-sindaco di Palermo ed ex-Direttore generale del Banco di Sicilia, ucciso a coltellate la sera del primo febbraio 1893, in un vagone di prima classe nel tratto della ferrovia Termini-Palermo.

Il delitto sollevò una grande indignazione in Sicilia e in tutta Italia tanto che in Parlamento gli onorevoli Di Trabia e lo stesso Colajanni rivolsero alcune interrogazioni a Giovanni Giolitti che a quel tempo era Presidente del Consiglio nonché Ministro dell’Interno.

A Palermo fin da subito corse voce che il mandante dell’efferato omicidio fosse stato il Deputato Raffaele Palizzolo, mafioso e amico intimo di mafiosi, e che il movente fosse stato principalmente la paura del Palizzolo di rivedere il Notarbartolo nuovamente alla Direzione del Banco di Sicilia dove in precedenza aveva procurato diversi mal di pancia a lui stesso e ad altri membri del Consiglio di Amministrazione.

Napoleone Colajanni, garibaldino della prima ora, poi mazziniano e infine parlamentare repubblicano, scrisse il libro proprio per denunciare, all’indomani dell’omicidio, i depistaggi dei carabinieri e della magistratura, la scomparsa di molti reperti che potevano mettere sulle tracce degli assassini, le false testimonianze, l’intoccabilità di Palizzolo grazie alle sue aderenze, e in generale gli stretti legami tra mafia e politica, imputando di tutto ciò lo Stato italiano, reo d’aver legittimato la violenza mafiosa, facendone uno strumento di lotta politica.

Ecco la ragione dell’attualità del libro di Colajanni dopo oltre un secolo, perché ci aiuta a capire non solo come la mafia sia ormai vecchia quanto lo Stato italiano, ma come mai, nonostante i grandi risultati conseguiti nell’ultimo ventennio con i processi e la cattura di grandi latitanti, e purtroppo la morte di tanti magistrati e poliziotti onesti, essa rimanga una questione nazionale.
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