Da Berlino a Catania: la città etnea torna come luogo significativo nella personale di Vanessa Alessi
Vanessa Alessi a Berlino. Photo Credits: Yurj Zini
"Luna Vulgaris, se il poeta dorme in piedi" di Vanessa Alessi, con la cura di Giusi Diana, è una mostra che si è autogenerata attraverso incredibili coincidenze che hanno portato l'artista da Berlino a Catania.
Il progetto, visibile da Bocs (in via Grimaldi 150, Catania) fino all'8 gennaio 2020, prende avvio da un sogno fatto dall'artista in Germania nel 2015 e da una frequentazione con la poesia e le vicende biografiche di Dylan Thomas (Swansea 1914 – New York 1953), poeta, scrittore e drammaturgo gallese morto a 39 anni in circostanze misteriose.
In un intervento del 29 dicembre del 2018, sempre a Catania, l'artista aveva dato vita a una micro-azione dal titolo "Il Sonno del pensiero sbilenco", che aveva visto la partecipazione di poeti, artisti e pensatori invitati a dormire in posizione sbilenca su una panchina di Villa Bellini, lunga 60 posti, ognuno poggiato sulla spalla dell'altro.
La città etnea torna adesso una seconda volta come luogo significativo, connesso alle vicende biografiche di Thomas, a partire dai sogni sbilenchi dei poeti, per una mostra che di fatto si è autogenerata attraverso un movimento non lineare di incredibili coincidenze che hanno portato l'artista da Berlino a Catania; e il cui fulcro si può rintracciare in un passo tratto dalla poesia “Vision and Prayer“ di Dylan Thomas del 1945.
Il "santuario della sua cosmica ferita" (the shrine of his world’s wound) evocato dalla poesia, viene identificato da Alessi con il vulcano Etna, che sorge su una faglia (la cosmica ferita), ai cui piedi si reca per ravvisare le tracce dei versi del poeta gallese nel paesaggio, in compagnia del suo unico erede vivente, il figlio di Caitlin MacNamara e del suo secondo marito siciliano.
Il progetto, visibile da Bocs (in via Grimaldi 150, Catania) fino all'8 gennaio 2020, prende avvio da un sogno fatto dall'artista in Germania nel 2015 e da una frequentazione con la poesia e le vicende biografiche di Dylan Thomas (Swansea 1914 – New York 1953), poeta, scrittore e drammaturgo gallese morto a 39 anni in circostanze misteriose.
In un intervento del 29 dicembre del 2018, sempre a Catania, l'artista aveva dato vita a una micro-azione dal titolo "Il Sonno del pensiero sbilenco", che aveva visto la partecipazione di poeti, artisti e pensatori invitati a dormire in posizione sbilenca su una panchina di Villa Bellini, lunga 60 posti, ognuno poggiato sulla spalla dell'altro.
La città etnea torna adesso una seconda volta come luogo significativo, connesso alle vicende biografiche di Thomas, a partire dai sogni sbilenchi dei poeti, per una mostra che di fatto si è autogenerata attraverso un movimento non lineare di incredibili coincidenze che hanno portato l'artista da Berlino a Catania; e il cui fulcro si può rintracciare in un passo tratto dalla poesia “Vision and Prayer“ di Dylan Thomas del 1945.
Il "santuario della sua cosmica ferita" (the shrine of his world’s wound) evocato dalla poesia, viene identificato da Alessi con il vulcano Etna, che sorge su una faglia (la cosmica ferita), ai cui piedi si reca per ravvisare le tracce dei versi del poeta gallese nel paesaggio, in compagnia del suo unico erede vivente, il figlio di Caitlin MacNamara e del suo secondo marito siciliano.
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