Da Prospero Enoteca Letteraria "Il ricordo che se ne ha", la presentazione del libro di Mariza D'Anna
Venerdì 15 novembre la presentazione del libro di Mariza D'Anna "Il ricordo che se ne ha", pubblicato da Margana Edizioni. Dialoga con l'autrice Ivana Peritore.
"Il ricordo che se ne ha" scritto da Mariza D'Anna, giornalista professionista (lavora per il giornale "La Sicilia"), racconta la storia, in parte romanzata, della sua famiglia approdata nella Libia italiana nei primi decenni del Novecento. Ai margini del deserto, a cento chilometri da Tripoli, nel 1928 il bisnonno ottiene in concessione dallo Stato un vastissimo fondo pietroso e lo trasforma in una fiorente attività agricola.
Ma è il nonno Carlo la figura centrale del libro, descritto dai suoi venti anni attraverso un percorso che lo vede prendere le redini dell'azienda e portarla alla massima produttività, sino al 1° settembre 1969 quando, con un colpo di Stato il colonnello Gheddafi caccia via dal Paese i ventimila italiani che vi risiedevano, trasformandoli in esuli in una patria che non è più loro, dove non possono più riconoscersi.
Nel libro viene evocato un ricordo personale, frutto di racconti vissuti e tramandati in famiglia, che è patrimonio comune di tanti italiani: la storia di una vita trascorsa in Libia dove la convivenza tra popoli di culture, religioni e costumi diversi non solo fu possibile ma ricca di affetti e di solidarietà comuni.
"Il ricordo che se ne ha" scritto da Mariza D'Anna, giornalista professionista (lavora per il giornale "La Sicilia"), racconta la storia, in parte romanzata, della sua famiglia approdata nella Libia italiana nei primi decenni del Novecento. Ai margini del deserto, a cento chilometri da Tripoli, nel 1928 il bisnonno ottiene in concessione dallo Stato un vastissimo fondo pietroso e lo trasforma in una fiorente attività agricola.
Ma è il nonno Carlo la figura centrale del libro, descritto dai suoi venti anni attraverso un percorso che lo vede prendere le redini dell'azienda e portarla alla massima produttività, sino al 1° settembre 1969 quando, con un colpo di Stato il colonnello Gheddafi caccia via dal Paese i ventimila italiani che vi risiedevano, trasformandoli in esuli in una patria che non è più loro, dove non possono più riconoscersi.
Nel libro viene evocato un ricordo personale, frutto di racconti vissuti e tramandati in famiglia, che è patrimonio comune di tanti italiani: la storia di una vita trascorsa in Libia dove la convivenza tra popoli di culture, religioni e costumi diversi non solo fu possibile ma ricca di affetti e di solidarietà comuni.
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