Ecco com'era Agrigento negli anni Trenta: testimonianze fotografiche (e non solo) in "La Città Aurea"

Il Palazzo della Banca d'Italia di Agrigento negli anni Trenta (part.)
All'interno della prestigiosa sede della Banca d'Italia di Agrigento, uno degli edifici più rilevanti di quegli anni (di cui rappresenta l'espressione più aulica ed equilibratamente neoclassica), è allestita la mostra documentaria "La Città Aurea. Urbanistica e Architettura ad Agrigento negli anni Trenta", esito di un progetto di ricerca dedicato al tema dell'urbanistica e dell'architettura del periodo in Sicilia.
L'esposizione, attraverso un quadro complessivo delle molteplici declinazioni architettoniche e urbanistiche, ricostruisce il contesto storico, sociologico, artistico, letterario e tecnologico.
In mostra importanti testimonianze fotografiche, grafiche e multimediali dell'epoca, alcune delle quali completamente inedite, ottenute grazie alla collaborazione di prestigiose realtà museali e culturali nazionali, tra le quali il Mart di Rovereto, il Maxxi di Roma, il Vittoriale degli Italiani, il Museo Salce di Treviso, la Fondazione Fs di Roma.
L'architettura dell'epoca è connotata ad Agrigento dalla presenza di architetti di rilievo nazionale, come Angiolo Mazzoni ed Enrico Del Debbio; nei loro edifici di piazza Vittorio Emanuele, il Palazzo delle Poste e il complesso della GIL, importanti esempi di architettura della prima metà del XX secolo, mostrano di non essere immuni al fascino della classicità, in una magistrale interpretazione novecentesca del ritmo aureo dei Templi, ineffabili custodi metafisici delle radici culturali dell'Occidente.
Un capitolo importante è dedicato ai borghi rurali sorti nel territorio proprio tra le due guerre. Per le loro peculiarità architettoniche e di impatto storico i borghi rurali rappresentano oggi un patrimonio da tutelare e valorizzare, anche in relazione a un attuale ritorno alla terra e a una rinnovata attenzione verso la ricerca di un equilibrio tra la città e la campagna.
La divulgazione al pubblico della mostra è affidata ai giovani studenti del Liceo classico Empedocle e del Liceo scientifico Leonardo di Agrigento.
L'esposizione, attraverso un quadro complessivo delle molteplici declinazioni architettoniche e urbanistiche, ricostruisce il contesto storico, sociologico, artistico, letterario e tecnologico.
In mostra importanti testimonianze fotografiche, grafiche e multimediali dell'epoca, alcune delle quali completamente inedite, ottenute grazie alla collaborazione di prestigiose realtà museali e culturali nazionali, tra le quali il Mart di Rovereto, il Maxxi di Roma, il Vittoriale degli Italiani, il Museo Salce di Treviso, la Fondazione Fs di Roma.
L'architettura dell'epoca è connotata ad Agrigento dalla presenza di architetti di rilievo nazionale, come Angiolo Mazzoni ed Enrico Del Debbio; nei loro edifici di piazza Vittorio Emanuele, il Palazzo delle Poste e il complesso della GIL, importanti esempi di architettura della prima metà del XX secolo, mostrano di non essere immuni al fascino della classicità, in una magistrale interpretazione novecentesca del ritmo aureo dei Templi, ineffabili custodi metafisici delle radici culturali dell'Occidente.
Un capitolo importante è dedicato ai borghi rurali sorti nel territorio proprio tra le due guerre. Per le loro peculiarità architettoniche e di impatto storico i borghi rurali rappresentano oggi un patrimonio da tutelare e valorizzare, anche in relazione a un attuale ritorno alla terra e a una rinnovata attenzione verso la ricerca di un equilibrio tra la città e la campagna.
La divulgazione al pubblico della mostra è affidata ai giovani studenti del Liceo classico Empedocle e del Liceo scientifico Leonardo di Agrigento.
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