"Elegie di Quartiere - Tra musiche e versi": l'opera musicale di Egle Mazzamuto a Palazzo Riso
"Elegie di Quartiere - Tra musiche e versi", spettacolo di Egle Mazzamuto
Elegie di Quartiere - Tra musiche e versi è un'opera musicale in forma di oratorio, diretta ed interpretata da Egle Mazzamuto, che ripercorre canzoni e brani teatrali delle sue opere più importanti seguendo il processo del "ricamo dei momenti poetici".
L'opera della rassegna "Settembre al Riso" debutta a Palazzo Riso giovedì 7 ottobre alle 21 con ingresso libero (fino ad esaurimento posti).
Filo conduttore dello spettacolo è la dimensione onirica, tanto cara a Scaldati, dove si alternano momenti formalizzati nel racconto, cantato e recitato, e attimi di pura poesia, il cui ambito naturale di svolgimento è la notte, colma di attese, di storie reali o sognate, una notte drammatica, dove la tragedia si intuisce e di cui la poesia tratteggia il forte sentimento e i tempi, annunciando "a che punto è la notte".
Sono le voci sommesse del quartiere a ispirare il poeta (presente nell'opera come voce estraniata), quartiere inteso come luogo d'infanzia, di affetti, di rimandi, di comunità. Protagoniste dello spettacolo sono le luci dei vicoli, la luna, le stelle, i lampioni, i lumini accesi all'edicole votive, riparo da qualsiasi oscurità; incarnano le richieste di grazia della gente, lanciano versi che si fanno metafora.
Come trait d'union fra musica, canto e recitazione, l'intesa sonora che mira a mettere in rilievo la musicalità già insita nel logos scaldatiano. L'opera è stata pensata per un ensemble di tre elementi (Carmelo Farina, chitarra, Michele Piccione percussioni e duduk, Egle Mazzamuto canto e recitazione) con la conduzione di Gigi Razete ed organizzazione di Cristian Ferla e di Luca Azzolini.
L'opera della rassegna "Settembre al Riso" debutta a Palazzo Riso giovedì 7 ottobre alle 21 con ingresso libero (fino ad esaurimento posti).
Filo conduttore dello spettacolo è la dimensione onirica, tanto cara a Scaldati, dove si alternano momenti formalizzati nel racconto, cantato e recitato, e attimi di pura poesia, il cui ambito naturale di svolgimento è la notte, colma di attese, di storie reali o sognate, una notte drammatica, dove la tragedia si intuisce e di cui la poesia tratteggia il forte sentimento e i tempi, annunciando "a che punto è la notte".
Sono le voci sommesse del quartiere a ispirare il poeta (presente nell'opera come voce estraniata), quartiere inteso come luogo d'infanzia, di affetti, di rimandi, di comunità. Protagoniste dello spettacolo sono le luci dei vicoli, la luna, le stelle, i lampioni, i lumini accesi all'edicole votive, riparo da qualsiasi oscurità; incarnano le richieste di grazia della gente, lanciano versi che si fanno metafora.
Come trait d'union fra musica, canto e recitazione, l'intesa sonora che mira a mettere in rilievo la musicalità già insita nel logos scaldatiano. L'opera è stata pensata per un ensemble di tre elementi (Carmelo Farina, chitarra, Michele Piccione percussioni e duduk, Egle Mazzamuto canto e recitazione) con la conduzione di Gigi Razete ed organizzazione di Cristian Ferla e di Luca Azzolini.
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