Francesco Benigno sul palco di Villa Filippina: lo spettacolo dedicato ai 30 anni delle Stragi

Francesco Benigno, Luciano Sergiomaria, Valentina Magazzù e Fausto Ferrante
Uno spettacolo dedicato ai 30 anni dalle Stragi.
Mercoledì 7 settembre alle ore 21.00, al Parco Villa Filippina va in scena “Butterfly il sopravvissuto”, a cura dell’associazione culturale Mary per sempre, per la regia di Francesco Benigno.
Sul palco insieme a Benigno, Luciano Sergiomaria, Valentina Magazzù e Fausto Ferrante. Costumi e scene di Giuseppe Miraudo. Testo di Gianni Clementi. La serata sarà arricchita da un’esposizione di quadri di Nino Sancarlo.
Con il termine "Hibakusha", in Giappone, vennero identificati i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto 1945. Molti sopravvissuti ai campi di sterminio della Germania nazista, fra cui intellettuali come Primo Levi, Bruno Bettelheim, Tadeusz Borowski e Jean Améry, posero fine alla propria vita scegliendo il suicidio.
Un gran numero di sopravvissuti all’attentato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 o contro il Bataclàn di Parigi del 2015 soffrono ancora oggi di disturbi mentali legati, senz’ombra di dubbio, a quegli eventi. Gli individui che sopravvivono ad episodi traumatici gravi, come quelli menzionati, possono sperimentare un particolare senso di colpa: il senso di colpa di essere sopravvissuti.
E non è un caso che in psicologia i soggetti che soffrono di tali disturbi vengono identificati con quella che viene chiamata: la “sindrome del sopravvissuto”.
Di questa sindrome soffre probabilmente Saro, agente di scorta di un giudice, ucciso insieme ad altri agenti in un attentato. Scampato per caso alla strage, doveva essere lui alla guida dell’auto saltata in aria. Saro è un sopravvissuto e la sua vita è segnata dai sensi di colpa.
C’è solo un letto nel palcoscenico vuoto del teatro. Un letto con delle coperte a formare una sorta di tumulo scomposto da cui emerge Melina, la moglie di Saro, ad interrompere il dialogo, ironico e brillante, che si stanno scambiando i tre amici.
Un’irruzione vera e propria nell’intimità, che solo si crea in amicizia.
Lo spettacolo che indaga psicologie e dinamiche relazionali è fatto da un dialogo a volte brillante, a volte drammatico, a volte duro e senza sconti, proprio di ragazzi, che per scelta hanno deciso e intrapreso una affatto scontata via della legalità e della giustizia, in una Sicilia esposta alla sfrontata sfida della mafia degli anni ‘90, che si sposerà con le canzoni d’epoca di inizio anni ‘90 e la cronaca spicciola di quegli anni.
Mercoledì 7 settembre alle ore 21.00, al Parco Villa Filippina va in scena “Butterfly il sopravvissuto”, a cura dell’associazione culturale Mary per sempre, per la regia di Francesco Benigno.
Sul palco insieme a Benigno, Luciano Sergiomaria, Valentina Magazzù e Fausto Ferrante. Costumi e scene di Giuseppe Miraudo. Testo di Gianni Clementi. La serata sarà arricchita da un’esposizione di quadri di Nino Sancarlo.
Con il termine "Hibakusha", in Giappone, vennero identificati i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto 1945. Molti sopravvissuti ai campi di sterminio della Germania nazista, fra cui intellettuali come Primo Levi, Bruno Bettelheim, Tadeusz Borowski e Jean Améry, posero fine alla propria vita scegliendo il suicidio.
Un gran numero di sopravvissuti all’attentato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 o contro il Bataclàn di Parigi del 2015 soffrono ancora oggi di disturbi mentali legati, senz’ombra di dubbio, a quegli eventi. Gli individui che sopravvivono ad episodi traumatici gravi, come quelli menzionati, possono sperimentare un particolare senso di colpa: il senso di colpa di essere sopravvissuti.
E non è un caso che in psicologia i soggetti che soffrono di tali disturbi vengono identificati con quella che viene chiamata: la “sindrome del sopravvissuto”.
Di questa sindrome soffre probabilmente Saro, agente di scorta di un giudice, ucciso insieme ad altri agenti in un attentato. Scampato per caso alla strage, doveva essere lui alla guida dell’auto saltata in aria. Saro è un sopravvissuto e la sua vita è segnata dai sensi di colpa.
C’è solo un letto nel palcoscenico vuoto del teatro. Un letto con delle coperte a formare una sorta di tumulo scomposto da cui emerge Melina, la moglie di Saro, ad interrompere il dialogo, ironico e brillante, che si stanno scambiando i tre amici.
Un’irruzione vera e propria nell’intimità, che solo si crea in amicizia.
Lo spettacolo che indaga psicologie e dinamiche relazionali è fatto da un dialogo a volte brillante, a volte drammatico, a volte duro e senza sconti, proprio di ragazzi, che per scelta hanno deciso e intrapreso una affatto scontata via della legalità e della giustizia, in una Sicilia esposta alla sfrontata sfida della mafia degli anni ‘90, che si sposerà con le canzoni d’epoca di inizio anni ‘90 e la cronaca spicciola di quegli anni.
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