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Gabriele Lavia e il testamento artistico di Pirandello: al Biondo va in scena "I giganti della montagna"

  • Traghetti 2019/2020
  • Teatro Biondo - Palermo
  • 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15 dicembre 2019 (evento concluso)
  • 21.00 (6, 7, 10 dicembre), 17.30 (8, 11, 12, 13, 15 dicembre), 19.00 (14 dicembre)
  • Da 5 a 32 euro
  • Info e biglietti al botteghino del Biondo (telefono 091 7738129) aperto da martedì a sabato ore 9.00-19.00, domenica ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00
Balarm
La redazione

Gabriele Lavia in "I giganti della Montagna" di Luigi Pirandello

L’ultimo dei miti, il testamento artistico di Luigi Pirandello: va in scena per la nuova staginoe del teatro Biondo di Palermo "I giganti della montagna", diretto e interpretato da Gabriele Lavia.

Gli attori Federica Di Martino, Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini, Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Le Pera, Luca Massaro, Nellina Laganà, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria, Daniele Biagini, Marika Pugliatti, Beatrice Ceccherini, Luca Pedron, Laura Pinato, Francesco Grossi, Davide Diamanti, Debora Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese ed Eleonora Tiberia si muovono sulle scene di Alessandro Camera.

L'opera di Pirandello prende vita con i costumi di Andrea Viotti e le maschere di Elena Bianchini, le musiche di Antonio Di Pofi, le luci di Michelangelo Vitullo e le coreografie di Adriana Borriello.

"I giganti della montagna" costituisce il punto più alto e la sintesi di tutta la poetica pirandelliana, è senza alcun dubbio il capolavoro di Pirandello. Capolavoro, forse, perché magnificamente incompiuto e, per questo, un’opera aperta con un registro inventivo mai così fantastico. 
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È come se il teatro del grande agrigentino fosse miracolosamente investito da un soffio di fantasia poetica che raggiunge l’altezza e la trasparenza dello sguardo di un "bambino": Pirandello conclude così, con l’incanto di queste ultime pagine, il suo destino di fondatore del teatro moderno.

Sappiamo che Pirandello morì la notte prima di scrivere l’ultimo atto, di cui aveva raccontato la "scaletta" al figlio, che fedelmente ne riportò, a memoria, il contenuto. Ma nessuno può essere certo che Pirandello avrebbe poi scritto il terzo atto come lo raccontò al figlio. 

Nel testo si riannodano tutti i temi e i motivi speculativi, drammaturgici, estetici, che sono connaturati al mondo dell’autore. Il clima che si offre allo spettatore è quello di una straordinaria, espressiva, ineffabile bellezza.
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