Gli ebrei al Cassaro di Palermo nel '400: una mostra documentaria ne racconta usi e costumi
Locandina della mostra
Partendo dalla vicenda di Ricca Sivena, ebrea vivente e operante nel Cassaro di Palermo nel XV secolo, la mostra bibliografica e documentaria “La vedova Ricca e altre Storie del Cassaro. Ebrei a Palermo nel ‘400” vuole offrire uno squarcio sulla vita, gli usi giuridici, i luoghi degli ebrei di Palermo sullo scenario del Cassaro, poco prima della loro espulsione avvenuta nel 1492.
Dal percorso espositivo documentale e bibliografico emerge un quadro narrativo che mette in luce il contesto meticciale di una realtà urbana costituita dalle diverse anime etniche, religiose, politiche, sociali, le quali scandivano il ritmo della la vita di una delle capitali del Mediterraneo.
La narrazione della mostra documenta: da un lato, la città animata da attività economiche, scambi commerciali, relazioni sociali a cui a diverso titolo partecipavano gli ebrei, che erano mercanti e banchieri ma anche artigiani e lavoranti; dall’altro, il sistema amministrativo impegnato a regolamentare i rapporti tra i cittadini autoctoni, pisani, genovesi, lombardi, spagnoli ed ebrei.
In un clima di intolleranza e di razzismo com'è quello contemporaneo, mettere in evidenza un'epoca in cui la pacifica convivenza fra schiatte diverse dentro le mura di una grande città non era assolutamente fatto insolito, ma regola urbana condivisa dai suoi abitanti, potrebbe essere un buon tentativo di recuperare radici, un buon viatico per far rifiorire analoghe socialità.
Dal percorso espositivo documentale e bibliografico emerge un quadro narrativo che mette in luce il contesto meticciale di una realtà urbana costituita dalle diverse anime etniche, religiose, politiche, sociali, le quali scandivano il ritmo della la vita di una delle capitali del Mediterraneo.
La narrazione della mostra documenta: da un lato, la città animata da attività economiche, scambi commerciali, relazioni sociali a cui a diverso titolo partecipavano gli ebrei, che erano mercanti e banchieri ma anche artigiani e lavoranti; dall’altro, il sistema amministrativo impegnato a regolamentare i rapporti tra i cittadini autoctoni, pisani, genovesi, lombardi, spagnoli ed ebrei.
In un clima di intolleranza e di razzismo com'è quello contemporaneo, mettere in evidenza un'epoca in cui la pacifica convivenza fra schiatte diverse dentro le mura di una grande città non era assolutamente fatto insolito, ma regola urbana condivisa dai suoi abitanti, potrebbe essere un buon tentativo di recuperare radici, un buon viatico per far rifiorire analoghe socialità.
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