I personaggi dell'arte siciliana in mostra: la provocazione di Calascibetta e Orphée

Pastello, 2019 di Momò Calascibetta (part.)
Concepita da un pittore espressionista, ironico e dissacrante (Momò Calascibetta) e da un giovane scrittore (Dario Orphée La Mendola), il progetto "Cenere" è una riflessione sul sistema dell’arte siciliana e sul rapporto tra arte e potere.
Come in un retablo medioevale, critici, galleristi, collezionisti, curatori, direttori di museo, sono immortalati in una macchina scenica riproducente un curioso cimitero: Dario Orphée ne ha evocato gli spettri raccontando di una mostra nata morta e Momò Calascibetta invece i morti li ha risuscitati, effigiandoli sulle lapidi.
La mostra prevede, nell'antico refettorio sito al piano terra del Collegio dei Minimi, Ex Collegio di San Francesco di Paola, l'istallazione di un polittico di legno con diciannove riquadri di 69x69 cm cadauno e una "porta della morte".
I riquadri sono decorati con santini, fiori finti, lumini, oggettistica Kitsch. Fanno inoltre parte del complesso 50 ex voto di formato variabile e di libero montaggio con versioni alternative dei medesimi soggetti; una fenice simbolo di resurrezione da collocare alla fine del percorso e un leggìo, illuminato da luci di scena, con il testo de La cenere dell’acanto.
L’installazione è stata effettuata in loco, determinando il formarsi, nel sito espositivo, di un’atmosfera curiosa.
La co-curatela dell’esperto nominato dal sindaco per legalità e cultura Chiara Modìca Donà dalle Rose, ideatrice della mostra a Castelvetrano e della creazione di un nuovo Polo Museale Comunale, ha commissionato tre figure inedite della mostra itinerante di tre noti esperti di arte italiani, rendendo ancora più ampio e scenografico il contesto teatrale della mostra con l’ausilio di strumenti atti a rianimare lo stato dell’arte e a seppellire ciò che non ne ha permesso il suo normale corso.
Un’operazione artistica che non rinuncia all’ironia e al sarcasmo. Una provocazione irriverente che s’impone per la qualità delle opere e la sottile malizia.
Momò Calascibetta nasce a Palermo nel vicolo del Forno e si laurea in architettura nel 1977 con Gregotti e Pollini ma nonostante l'intrigante passione per essa, sceglie la pittura che aveva praticato sin da piccolo. I suoi "relitti umani" mordono ancora, inghiottono, godono e intanto si preparano ad un atto unico, quello dell'effusione amorosa, della totale consunzione carnale dell'individuo, del deliquio dei sensi nella sfrenatezza di un'avida passione, ma pervase da una pietas che li riconduce ad una possibilità di speranza.
Nato ad Agrigento, Dario Orphée ha conseguito la maturità scientifica e la laurea magistrale in filosofia. Insegna estetica ed etica della comunicazione presso l’Accademia di Belle Arti di Agrigento e progettazione delle professionalità presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente, collabora con numerose riviste – scrivendo di critica d’arte e teatrale, estetica, filosofia della natura e filosofia dell’agricoltura. Attualmente si occupa dello studio del sentimento, di gnoseologia dell’arte, di estetica ecobiologica e di scienze naturali.
Come in un retablo medioevale, critici, galleristi, collezionisti, curatori, direttori di museo, sono immortalati in una macchina scenica riproducente un curioso cimitero: Dario Orphée ne ha evocato gli spettri raccontando di una mostra nata morta e Momò Calascibetta invece i morti li ha risuscitati, effigiandoli sulle lapidi.
La mostra prevede, nell'antico refettorio sito al piano terra del Collegio dei Minimi, Ex Collegio di San Francesco di Paola, l'istallazione di un polittico di legno con diciannove riquadri di 69x69 cm cadauno e una "porta della morte".
I riquadri sono decorati con santini, fiori finti, lumini, oggettistica Kitsch. Fanno inoltre parte del complesso 50 ex voto di formato variabile e di libero montaggio con versioni alternative dei medesimi soggetti; una fenice simbolo di resurrezione da collocare alla fine del percorso e un leggìo, illuminato da luci di scena, con il testo de La cenere dell’acanto.
L’installazione è stata effettuata in loco, determinando il formarsi, nel sito espositivo, di un’atmosfera curiosa.
La co-curatela dell’esperto nominato dal sindaco per legalità e cultura Chiara Modìca Donà dalle Rose, ideatrice della mostra a Castelvetrano e della creazione di un nuovo Polo Museale Comunale, ha commissionato tre figure inedite della mostra itinerante di tre noti esperti di arte italiani, rendendo ancora più ampio e scenografico il contesto teatrale della mostra con l’ausilio di strumenti atti a rianimare lo stato dell’arte e a seppellire ciò che non ne ha permesso il suo normale corso.
Un’operazione artistica che non rinuncia all’ironia e al sarcasmo. Una provocazione irriverente che s’impone per la qualità delle opere e la sottile malizia.
Momò Calascibetta nasce a Palermo nel vicolo del Forno e si laurea in architettura nel 1977 con Gregotti e Pollini ma nonostante l'intrigante passione per essa, sceglie la pittura che aveva praticato sin da piccolo. I suoi "relitti umani" mordono ancora, inghiottono, godono e intanto si preparano ad un atto unico, quello dell'effusione amorosa, della totale consunzione carnale dell'individuo, del deliquio dei sensi nella sfrenatezza di un'avida passione, ma pervase da una pietas che li riconduce ad una possibilità di speranza.
Nato ad Agrigento, Dario Orphée ha conseguito la maturità scientifica e la laurea magistrale in filosofia. Insegna estetica ed etica della comunicazione presso l’Accademia di Belle Arti di Agrigento e progettazione delle professionalità presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente, collabora con numerose riviste – scrivendo di critica d’arte e teatrale, estetica, filosofia della natura e filosofia dell’agricoltura. Attualmente si occupa dello studio del sentimento, di gnoseologia dell’arte, di estetica ecobiologica e di scienze naturali.
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