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Il femminiello dei Quartieri Spagnoli nel capolavoro di Moscato: Imma Villa è "Scannasurice"

  • Traghetti 2019/2020
  • Teatro Biondo - Palermo
  • Dal 8 al 12 gennaio 2020 (evento concluso)
  • 21.00 (8, 9 gennaio), 17.00 (10, 11 gennaio), 20.00 (12 gennaio)
  • 16 euro (intero), 14 euro (ridotto), 8 euro (studenti)
  • Info e biglietti al botteghino del Biondo (telefono 091 7738129) aperto da martedì a sabato ore 9.00-19.00, domenica ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00
Balarm
La redazione

Imma Villa in "Scannasurice" di Enzo Moscato

Un «misteriosofico-plebeo poema sulla mia discesa agli Inferi di Napoli»: così l’autore Enzo Moscato definisce "Scannasurice" e così lo restituisce il regista Carlo Cerciello, a distanza di trentasei anni dal primo allestimento, per la nuova stagione del teatro Biondo di Palermo.

"Scannasurice" è il testo che nel 1982 segnò il debutto di Moscato come autore e interprete ed è forse il più significativo tra quelli che hanno segnato l’inizio della nuova drammaturgia del dopo-Eduardo.

Una lingua colta e allusiva che, nelle sue originali costruzioni sintattiche e semantiche, si rende strumento evidente di una radicale frattura rispetto alla tradizione letteraria e teatrale.

Ancora una volta a interpretare l'opera è la pluripremiata Imma Villa, sulle scene di Roberto Crea, i suoni di Hubert Westkemper, le musiche originali di Paolo Coletta, le luci di Cesare Accetta e con i costumi di Daniela Ciancio.
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Il titolo, letteralmente "scanna topi", fa riferimento a un vecchio fondaco partenopeo nel labirinto dei Quartieri Spagnoli di Napoli e, più precisamente, a quei tuguri che anticamente gli artigiani usavano bonificare dai ratti a colpi di spadone.

L’azione narrata, che si sviluppa in una di queste squallide stamberghe, racconta un terremoto metaforico, la perdita di futuro seguita al sisma del 1980, ma anche quello esistenziale che attraversa il protagonista. Scannasurice è, infatti, anche il nome del personaggio principale, un femminiello dei Quartieri Spagnoli che fa la vita, vive in una stamberga piena di cianfrusaglie e immondizia e parla con i topi con cui ha un rapporto di amore e odio. 

Senza una precisa identità sessuale, Scannasurice è metafora di incompletezza e inadeguatezza, una “creatura mitologica, quasi magica” come solo i femminielli di Moscato sanno essere. 

In una lingua napoletana lirica e suggestiva, la creatura, a metà tra l’osceno e il sublime, distilla imprecazioni esilaranti, filastrocche popolari e antiche memorie in un’affascinante alternanza di ritmi e sonorità.
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