Il prodigio del jazz che "dipinge" le immagini con i suoni: Justin Kauflin in trio al Politeama di Palermo

Il pianista jazz Justin Kauflin
Il musicista, in trio con Evan Gregor al basso e Jimmy Macbride alla batteria, presenta al pubblico il suo nuovo lavoro "Coming Home", prodotto da Quincy Jones e uscito lo scorso gennaio.
Pianista originario del Maryland, Kauflin a poco più di trent’anni ha già alle spalle due partnership umane e artistiche con altrettanti giganti del jazz, Clark Terry e Quincy Jones.
Un vero e proprio bambino prodigio che comincia a far parlare di sé a cinque anni, ma la vita gli riserva non pochi ostacoli: a 11 anni, infatti, perde la vista a causa di una grave retinopatia. Ma la sua tenacia e forza d'animo lo portano a imparare il braille, prima, e a studiare pianoforte, poi.
Dopo aver preso parte a numerosi festival jazz in tutta l'America e diventato a soli 25 anni già un professionista, viene intercettato da Clarck Terry che gli fa da mentore fino a quando, trasferitosi a New York, incide il suo primo disco.
È qui che Quincy Jones lo conosce e resta rapito dal suo incredibile talento, tanto da lanciarlo in un tour mondiale che riscuote un enorme successo di pubblico, facendolo conoscere in tutto il mondo.
Kauflin descrive così "Coming Home": «Quando ho deciso di scrivere musica per questo progetto, il mio obiettivo era "dipingere" un'immagine con un suono (…). Da quando ho perso completamente la vista (...) ogni momento è un turbinio quasi psichedelico di blu, verdi, rossi, viola e oro su uno sfondo ampio e apparentemente infinito di neri e di grigi».
Tra i brani presenti nell'album anche "Strawberry Fields Forever", tra i più celebri dei Beatles che Kauflin omaggia ad ogni concerto.
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