In memoria del terremoto: performance al Cretto con Leo Gullotta e Claudio Gioè
Il cretto di Alberto Burri (dettaglio) durante uno spettacolo
Un omaggio alle vittime del terremoto, cinquant'anni dopo: sabato 11 agosto alle 19 nell'ambito delle Orestiadi di Gibellina si svolge al Cretto di Alberto Burri "La città invisibile: il cretto di Burri".
Il progetto è di Alfio Scuderi ed è spirato all’opera di Italo Calvino, si tratta di una performance di memorie e narrazioni itineranti dentro il labirinto con la partecipazione di Leo Gullotta e Claudio Gioè.
Il cretto di Burri o cretto di Gibellina è il nome con cui è colloquialmente conosciuto il Grande Cretto, opera di land art realizzata site-specific da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui sorgeva la città vecchia di Gibellina, completamente distrutta nel 1968 dal terremoto del Belice.
È un gigantesco monumento che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città: esso infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, attualmente cementificate dall'opera di Burri. Dall'alto l'opera appare come una serie di fratture di cemento sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese.
Ogni fenditura è larga dai due ai tre metri, mentre i blocchi sono alti circa un metro e sessanta e ha una superficie di circa 8mila metri quadrati facendone una delle opere d'arte contemporanea più estese al mondo.
Il progetto è di Alfio Scuderi ed è spirato all’opera di Italo Calvino, si tratta di una performance di memorie e narrazioni itineranti dentro il labirinto con la partecipazione di Leo Gullotta e Claudio Gioè.
Il cretto di Burri o cretto di Gibellina è il nome con cui è colloquialmente conosciuto il Grande Cretto, opera di land art realizzata site-specific da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui sorgeva la città vecchia di Gibellina, completamente distrutta nel 1968 dal terremoto del Belice.
È un gigantesco monumento che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città: esso infatti sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, attualmente cementificate dall'opera di Burri. Dall'alto l'opera appare come una serie di fratture di cemento sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese.
Ogni fenditura è larga dai due ai tre metri, mentre i blocchi sono alti circa un metro e sessanta e ha una superficie di circa 8mila metri quadrati facendone una delle opere d'arte contemporanea più estese al mondo.
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