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"Indovina chi viene a cena": le opere dell'artista Bice Triolo celebrano la tavola

  • Galleria Elle Arte - Palermo
  • Dal 15 ottobre al 14 novembre 2020 (evento rinviato a data da destinarsi)
  • Visitabile dal lunedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30. Chiuso la domenica
  • Gratuito
  • Per informazioni telefonare al numero 091 6114182
Balarm
La redazione

Particolare di un'opera di Bice Triolo visibile alla mostra "Indovina chi viene a cena"

In ottemperanza dell'ultimo DPCM del 3 novembre 2020 del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro della Salute, relativo alle “Misure urgenti per il contenimento del contagio da COVID-19 sull’intero territorio nazionale”, e a tutela della salute degli spettatori, vengono sospese le iniziative culturali fino a nuovi provvedimenti.

Spaziando sempre nel solco della sua cifra intimista, Bice Triolo innalza un inno all'ospitalità, rende omaggio al desiderio di condividere la bellezza di un luogo, la squisitezza di dolci fragranti, il profumo di crostacei e frutti di mare, il gusto delicato di prelibate pietanze, la trasparenza policroma di golose gelatine.

Con la sua personale "Indovina chi viene a cena", esposta alla Galleria Elle Arte, l'artista raccoglie venti oli su tela che declinano e celebrano la tematica della tavola nelle sue svariate accezioni.

Mentre dipinge l'artista scrive e declama con grazia un'ode alla convivialità che, in un periodo storico in cui l'uomo sembra condannato alla solitudine, suona come l’auspicio di un sereno e luminoso ritorno alla condivisione, ad una vita sociale priva di timori e libera da precauzioni.
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«Bice – scrive Salvo Ferlito nella presentazione al catalogo – ci coinvolge nel suo mondo interiore, nella sua consolidata elegia dalla vis immaginifica, chiamandoci a riflettere su quanto avvenuto – e purtroppo ancora in corso – con sguardo lieve eppur profondo, disvelando – dietro la parvenza pirotecnica della sua pittura – il senso di spiazzamento e di inquietudine indotto dallo stato delle cose.

Non v’è "morale della favola" in queste opere (che pure fabulae sono per la fattiva capacità di raccontare e raccontarsi), ma un motivato auspicio: quello di poter tornare quanto prima ad una fisiologica vita individuale e soprattutto socio-conviviale. E ciò non nell’errata convinzione che tutto possa esser come un tempo, ma nella consapevolezza d’una obbligata renovatio: d’una presa di coscienza di quel senso del limite (personale e collettivo) da cui ripartire per una più civile e qualitativa socialità [...]».
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