L'attore e la depressione, alla ricerca di una via di fuga: Rosario Terranova è "Piccolo Fiore"
Rosario Terranova in "Piccolo Fiore" (foto di Peppe Scozzola)
Il Ditirammu di Palermo va in trasferta allo Spazio Franco (Cantieri culturali alla Zisa), e lo fa con una prima assoluta firmata da Salvo Rinaudo: il 9 e 10 novembre Rosario Terranova è protagonista di "Piccolo Fiore".
Lo spettacolo è tratto da "I topi non avevano nipoti", raccolta di storie vere e non di Salvo Rinaudo ed Elisa Parrinello, ed è diretto dalla stessa Elisa Parrinello.
Trecentocinquanta anni prima di Cristo Aristotele sosteneva che «tutti gli uomini eccezionali, dalla filosofia alla letteratura, passando dalla politica all’arte hanno un temperamento malinconico. Alcuni a tal punto da essere perfino "affetti dagli stati patologici che ne derivano"».
Per essere "artisti" era quasi obbligatorio essere depressi, nevrotici e "schizofrenici". Ma la depressione come malattia è ben lontana dal temperamento malinconico.
È una sofferenza angosciosa e profonda per molti di cui non si immagina la fine, un'immobilità in fondo al tunnel di cui non si vede né si cerca l’uscita. E per molti - ma non per tutti - nulla può cambiare, niente può aiutare.
Lui, l’emblema dell’artista depresso che dopo una vita di continui sacrifici, rifiuti, rinunce, umiliazioni, la cui frustrazione era destinata a peggiorare, decide di mettere fine alle sue paure con l’unica via di fuga che conosce: la morte. Ma qualcosa sta per cambiare, o forse no.
Lo spettacolo fa parte del ricco cartellone della stagione 2019 del Ditirammu "Tutto può succedere" che prevede ben 123 performance di cui 52 nuove produzioni, 90 produzioni del Ditirammu, 5 di teatro musicale, 21 approfondimenti legati alla tradizione e 26 spettacoli pensati per i più piccoli (leggi qui per saperne di più).
Lo spettacolo è tratto da "I topi non avevano nipoti", raccolta di storie vere e non di Salvo Rinaudo ed Elisa Parrinello, ed è diretto dalla stessa Elisa Parrinello.
Trecentocinquanta anni prima di Cristo Aristotele sosteneva che «tutti gli uomini eccezionali, dalla filosofia alla letteratura, passando dalla politica all’arte hanno un temperamento malinconico. Alcuni a tal punto da essere perfino "affetti dagli stati patologici che ne derivano"».
Per essere "artisti" era quasi obbligatorio essere depressi, nevrotici e "schizofrenici". Ma la depressione come malattia è ben lontana dal temperamento malinconico.
È una sofferenza angosciosa e profonda per molti di cui non si immagina la fine, un'immobilità in fondo al tunnel di cui non si vede né si cerca l’uscita. E per molti - ma non per tutti - nulla può cambiare, niente può aiutare.
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Così Fiorenzo, un tipico attore dal successo arcaico, che si limita a dare agli spettatori le storie che si aspettano senza osare mai per paura di sbagliare, al suo ultimo spettacolo tornando a casa si ritrova solo, ancora una volta solo. Lui, l’emblema dell’artista depresso che dopo una vita di continui sacrifici, rifiuti, rinunce, umiliazioni, la cui frustrazione era destinata a peggiorare, decide di mettere fine alle sue paure con l’unica via di fuga che conosce: la morte. Ma qualcosa sta per cambiare, o forse no.
Lo spettacolo fa parte del ricco cartellone della stagione 2019 del Ditirammu "Tutto può succedere" che prevede ben 123 performance di cui 52 nuove produzioni, 90 produzioni del Ditirammu, 5 di teatro musicale, 21 approfondimenti legati alla tradizione e 26 spettacoli pensati per i più piccoli (leggi qui per saperne di più).
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