La "Natività" di Caravaggio reinterpretata dal pittore spagnolo Santiago Ydáñez
Particolare della "Natività" del pittore spagnolo Ydáñez
A quasi cinquant’anni dal furto della "Natività" di Caravaggio, la tela dell’artista lombardo appare nuovamente nell’Oratorio di San Lorenzo nell’interpretazione che ne dà il pittore spagnolo Santiago Ydáñez. Dalle ore 19 di venerdì 16 novembre, a Palermo sarà visibile la mostra dell'artista, organizzata dall’associazione Amici dei Musei Siciliani in collaborazione con l’istituto Cervantes.
La sua versione ad acrilico su tela della Natività, fronteggia l’immagine dell’originale fino al 16 dicembre e si caratterizza per la fedeltà nella riproposizione delle misure e delle linee generali del dipinto seicentesco, da cui si distanza tuttavia per la libera pennellata di Ydáñez.
Alla compattezza delle forme caravaggesche, scolpite nel buio da una luce tagliente, si sostituisce cosí una visione sfaldata, che ricorda peraltro certi esiti già seicenteschi della ricezione di Caravaggio. Punto focale di entrambe le Natività é la figura del Bambino, il solo brano in cui Ydáñez si distanzia nettamente dal prototipo, attraverso il ricorso al non-finito.
In questo Bambino che non c’è si può scorgere un’allusione all'assenza dell’originale di Caravaggio, ma ancor più la volontà di evidenziare la natura di organismo vivente dell’opera d’arte, che ha una sua natività e cresce per stadi successivi fino a raggiungere il suo assetto definitivo.
L’artista non è nuovo a questo genere di interventi: lo testimoniano le tre versioni di un’altra tela caravaggesca, “Il martirio di San Pietro” della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma, e da ultimo la sua rilettura degli affreschi della Villa di Livia attualmente esposti al Museo Nazionale Romano.
La sua versione ad acrilico su tela della Natività, fronteggia l’immagine dell’originale fino al 16 dicembre e si caratterizza per la fedeltà nella riproposizione delle misure e delle linee generali del dipinto seicentesco, da cui si distanza tuttavia per la libera pennellata di Ydáñez.
Alla compattezza delle forme caravaggesche, scolpite nel buio da una luce tagliente, si sostituisce cosí una visione sfaldata, che ricorda peraltro certi esiti già seicenteschi della ricezione di Caravaggio. Punto focale di entrambe le Natività é la figura del Bambino, il solo brano in cui Ydáñez si distanzia nettamente dal prototipo, attraverso il ricorso al non-finito.
In questo Bambino che non c’è si può scorgere un’allusione all'assenza dell’originale di Caravaggio, ma ancor più la volontà di evidenziare la natura di organismo vivente dell’opera d’arte, che ha una sua natività e cresce per stadi successivi fino a raggiungere il suo assetto definitivo.
L’artista non è nuovo a questo genere di interventi: lo testimoniano le tre versioni di un’altra tela caravaggesca, “Il martirio di San Pietro” della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma, e da ultimo la sua rilettura degli affreschi della Villa di Livia attualmente esposti al Museo Nazionale Romano.
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