Le antiche mura di lava che difendevano Catania: le visite al Bastione del Tindaro
Il Bastione del Tindaro a Catania (foto di Igor Petyx)
Katane – questo uno dei nomi d’origine di Catania, che in greco antico significa “grattugia”, probabilmente per le irregolarità del territorio lavico su cui sorge – fu distrutta più volte da eruzioni, terremoti e invasioni. Quella che vediamo oggi è il risultato dell’ultima splendida ricostruzione del 1693. "Le Vie dei Tesori", quest’anno dal 4 ottobre al 3 novembre, apre oltre quaranta luoghi: anfiteatri, chiese, cupole, palazzi nobiliari: un’occasione unica per scoprire una città dall’inconsueta bellezza.
Faceva parte degli undici bastioni delle Mura di Carlo V, fatte edificare con pietra lavica a difesa di Catania: il Bastione del Tindaro, su cui si addossava il complesso monastico di San Nicolò l’Arena con l’omonima chiesa, venne acquisito dai benedettini ricavando il confine perimetrale del loro giardino.
Le fortificazioni e, di conseguenza, bastioni e porte, furono quasi interamente distrutte dopo la devastante eruzione dell’Etna del 1669 e il terremoto del 1693.
Oggi tracce del bastione sono ancora visibili dal vico del Tindaro e dall’interno dell’ospedale Vittorio Emanuele. Sopra il fianco orientale del bastione, si può scorgere un’antica costruzione realizzata con un ballatoio d’affaccio realizzato con mensole di pietra lavica modanata riferibili al Seicento.
A Catania sono più di 40 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 15 minuti e non è accessibile ai disabili. Sono previsti dei pullman su prenotazione il 6 e il 27 ottobre da Palermo a Catania, al costo di 20 euro.
Faceva parte degli undici bastioni delle Mura di Carlo V, fatte edificare con pietra lavica a difesa di Catania: il Bastione del Tindaro, su cui si addossava il complesso monastico di San Nicolò l’Arena con l’omonima chiesa, venne acquisito dai benedettini ricavando il confine perimetrale del loro giardino.
Le fortificazioni e, di conseguenza, bastioni e porte, furono quasi interamente distrutte dopo la devastante eruzione dell’Etna del 1669 e il terremoto del 1693.
Oggi tracce del bastione sono ancora visibili dal vico del Tindaro e dall’interno dell’ospedale Vittorio Emanuele. Sopra il fianco orientale del bastione, si può scorgere un’antica costruzione realizzata con un ballatoio d’affaccio realizzato con mensole di pietra lavica modanata riferibili al Seicento.
A Catania sono più di 40 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 15 minuti e non è accessibile ai disabili. Sono previsti dei pullman su prenotazione il 6 e il 27 ottobre da Palermo a Catania, al costo di 20 euro.
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