Le sale del Castello Manfredonico di Mussomeli accolgono le opere dello scultore Mario Termini
Scultura di Mario Termini (part.)
All'interno delle sale del Castello Manfredonico di Mussomeli è esposta fino al 22 settembre la produzione artistica di Mario Termini (Asmara, Eritrea, 1943), artista ennese, di formazione classica, molto conosciuto e affermato nel panorama artistico nazionale ed internazionale.
"La donna, un libro d'arte" è la mostra di scultura realizzata dalle associazioni Fidapa e Collettivo Semplicittà, che l'artista ha voluto fortemente all'interno dello scrigno quattrocentesco che si erge nell'entroterra siciliano.
Si tratta delle opere che Mario Termini ha prodotto negli ultimi cinque anni (2013-2019), evoluzione che non è soltanto tecnica e stilistica, ma riflesso tormentato del periodo di vita forse più difficile per l'autore.
Leit motiv di tutta l’opera è la figura femminile: la donna rappresentata è una donna statica e misteriosa.
Una donna senza maschera, con le mani in primo piano a ricordare che il tatto è la sua caratteristica, e che quelle mani possono essere sì materne, carezzevoli, ma anche ingannatrici e lusinghiere.
Sguardo che si rivolge verso l’alto, verso quella meta cui tutti tendono, guidati da quell'eterno femminino celebrato nel Faust di Goethe che è anche la ricerca ultima dello scultore e, forse, di ognuno.
Mario Termini, diplomato presso l'Istituto d'Arte di Palermo, dal 1963 ha insegnato materie artistiche presso gli Istituti Superiori ed Inferiori. Dal 1960 ha partecipato ininterrottamente a molte mostre collettive nazionali ed internazionali. Parecchie sono state le sue mostre personali.
Negli ultimi anni il suo impegno per l'arte pubblica monumentale lo ha portato ad intraprendere percorsi che gli hanno permesso di affermarsi all'estero.
Ha ricevuto diversi premi collocandosi fra gli scultori più autorevoli in campo internazionale (Russia, Francia, Finlandia). Di particolare rilievo le esili e filiformi figure femminili, le due cariatidi nordiche che egli scolpisce in Lapponia.
"La donna, un libro d'arte" è la mostra di scultura realizzata dalle associazioni Fidapa e Collettivo Semplicittà, che l'artista ha voluto fortemente all'interno dello scrigno quattrocentesco che si erge nell'entroterra siciliano.
Si tratta delle opere che Mario Termini ha prodotto negli ultimi cinque anni (2013-2019), evoluzione che non è soltanto tecnica e stilistica, ma riflesso tormentato del periodo di vita forse più difficile per l'autore.
Leit motiv di tutta l’opera è la figura femminile: la donna rappresentata è una donna statica e misteriosa.
Una donna senza maschera, con le mani in primo piano a ricordare che il tatto è la sua caratteristica, e che quelle mani possono essere sì materne, carezzevoli, ma anche ingannatrici e lusinghiere.
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Alla donna l'artista affida il suo processo alchemico di redenzione: il passo strisciante della lumaca altro non è che il passaggio obbligato di una stato di sofferenza il quale si risolve però nella liberazione dello sguardo. Sguardo che si rivolge verso l’alto, verso quella meta cui tutti tendono, guidati da quell'eterno femminino celebrato nel Faust di Goethe che è anche la ricerca ultima dello scultore e, forse, di ognuno.
Mario Termini, diplomato presso l'Istituto d'Arte di Palermo, dal 1963 ha insegnato materie artistiche presso gli Istituti Superiori ed Inferiori. Dal 1960 ha partecipato ininterrottamente a molte mostre collettive nazionali ed internazionali. Parecchie sono state le sue mostre personali.
Negli ultimi anni il suo impegno per l'arte pubblica monumentale lo ha portato ad intraprendere percorsi che gli hanno permesso di affermarsi all'estero.
Ha ricevuto diversi premi collocandosi fra gli scultori più autorevoli in campo internazionale (Russia, Francia, Finlandia). Di particolare rilievo le esili e filiformi figure femminili, le due cariatidi nordiche che egli scolpisce in Lapponia.
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