"Andrea oltre il pantalone rosa": Teresa Manes racconta il drammatico suicidio del figlio "diverso"
Andrea si tolse la vita a novembre del 2012. La madre, Teresa Manes, ricostruisce tutta la vicenda provando a darsi delle risposte. Una storia toccante, un fatto di cronaca, con tanti punti oscuri. Una madre, pagine che trasudano di lacrime, la sofferenza in cui è impressa un’immagine, come una sindone, il viso di un ragazzo. Teresa Manes, quasi un anno fa, da anonima signora, è balzata sotto i riflettori della cronaca, perché era la madre di Andrea, a cui subito è stata assegnata l’etichetta di “ragazzo dai pantaloni rosa”, una categoria che lo ha inquadrato subito come vittima di bullismo omofobo, due parole un po’ di moda.
Appellarlo come “ragazzo che suonava il pianoforte” o come “ragazzo dagli occhiali rotondi” sarebbe stato meno di effetto. Teresa, immediatamente dopo la morte di Andrea, suicidatosi a novembre 2012 con una sciarpa attorno alla gola nella sua casa romana, ha deciso che tutto quel dolore doveva servire a qualcosa. Così ha scritto quello che sembra un diario, fornendo la sua versione dei fatti. Il libro verrà alla luce a fine ottobre 2013 e si chiamerà "Andrea - Oltre il pantalone rosa".
Andrea era gay? Non era gay? Era bravo, buono, cattivo, bello, brutto, simpatico, antipatico? Andrea aveva 15 anni e non rientrava in nessuna categoria. E dunque, per questo motivo, era diverso. Diverso da cosa? Da chi? Diverso dai modelli imposti, diverso dai manichini che girano per la strada tutti uguali. Una foto lo ritrae a Carnevale travestito da donna. Quella foto ha dato la stura per additarlo come gay. E condannarlo. Una scritta sul muro della scuola diceva “fate attenzione al ragazzo dal pantalone rosa perché è frocio”. Una pagina di un social network lo denigrava. Perché? E forse a questa domanda Teresa prova a dare una risposta. Andrea era diverso. Sì, diverso da tutti coloro che non suonano il pianoforte, perché lui lo faceva.
"Andrea - Oltre il pantalone rosa" è la storia di un dolore. Come tutti quelli delle madri sopravvissute ai figli. È il racconto della fine di un insieme. Quel concetto da cui forse anche Andrea si sentiva escluso, tormentato. Fino a non reggere più il peso. Fino a desiderare la morte. Andrea è Il diario di Teresa che inizia in una giornata qualunque, da quando apprende il tragico avvenimento, passando attraverso tutte le altre dolorose fasi. Andrea non era gay. Era innamorato di una ragazza. Si sentiva estroso. Amava stupire. Portava i calzini spaiati, ma aveva dedicato alla “dea” che amava una poesia. La madre racconta di averlo visto profumato e impettito recarsi da quella ragazzina con una rosa e un pacchetto di cioccolatini nel giorno di San Valentino. Andrea era solo un ragazzino che si stava cercando, come fanno tanti alla sua età. E quel pantalone rosa che gli ha fatto guadagnare quel titolo inadeguato, era solo stinto. Ma a lui, che guardava alla concretezza delle cose, non importava. Gli bastava fosse solo pulito e il rosa era il suo colore preferito.
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