Il recupero della Concordia? Storia antica
Tutto il mondo, nel luglio scorso, ha seguito con il fiato sospeso le operazioni di recupero della Costa Concordia, la nave da crociera semiaffondata all’isola del Giglio. Pochi sanno però che quell’intervento messo in pratica per la prima volta nella storia era stato già ipotizzato e descritto nei primi anni del Cinquecento da Nicolò Fontana noto come Tartaglia, coevo di Leonardo, nel manuale di recuperi navali “Regola generale di sollevare ogni fondata nave e navilii con ragione”, curato e pubblicato dallo scrittore Carlo Orlando.
Un sorprendente trattato sui recuperi marittimi scritto in veneziano, dove Tartaglia, tra intuizioni sulle immersioni subacquee e sulla meteorologia, attesta con una serie di “Dechiarationi” che per rimettere a galla una nave affondata bisogna porre ai suoi fianchi due navi di pari dimensione, ben bloccate tra esse in modo da formare un corpo unico.
E se non ci fossero le navi? Tartaglia, applicando il Principio di Archimede, suggerisce di far costruire due enormi scatole in legno, di dimensioni ciascuna pari alla nave affondata, da utilizzare come galleggianti. Da qui alla Costa Concordia, il passo è breve. L'iniziativa rientra nel programma del Festival "Le vie dei tesori".
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