Luoghi in cui "Il silenzio ha senso": la mostra di Filippa Santangelo a Licodia Eubea
Particolare di un'opera di Filippa Santangelo
Che senso ha il silenzio, lì dove tutto sembra perduto? È da questa domanda che prende forma "Il silenzio ha senso", nuova mostra personale di Filippa Santangelo, a cura di Mariateresa Zagone ospitata all'interno della chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara a Licodia Eubea, luogo di passaggio, di sospensione, di memoria.
Con opening il 9 novembre alle 11.00, la mostra è visitabile a ingresso gratuito fino all'11 gennaio 2026, tutti i sabati e festivi dalle 17.00 alle 20.30, mentre nella prima settimana, dal 9 al 16 novembre, in concomitanza con il festival letterario "EuBook", tutti i giorni dalle 17.00 alle 23.00.
Attraverso una serie di dipinti di piccolo, medio e grande formato, Santangelo esplora l'interiorità attraverso spazi abbandonati, architetture senza figura, luoghi liminali dove il silenzio si fa materia e la prospettiva diventa dispositivo emotivo.
Ogni opera è un invito a sostare, ad ascoltare, ad attraversare.
La pittura si radica nel luogo e lo trasforma in parte viva del progetto: la relazione tra opere e architettura si fa poetica, concettuale, immersiva.
Le tonalità scure, i corridoi deserti, i battiti sordi che accompagnano la visita, costruiscono un'esperienza percettiva densa, a metà tra lo spazio fisico e quello mentale.
"Il silenzio ha senso" non è solo una mostra, ma un atto critico, una riflessione sulla pittura come linguaggio del non-detto. Un percorso che sfugge al rumore del contemporaneo per interrogare, con radicale delicatezza, ciò che resta. E ciò che resiste.
Con opening il 9 novembre alle 11.00, la mostra è visitabile a ingresso gratuito fino all'11 gennaio 2026, tutti i sabati e festivi dalle 17.00 alle 20.30, mentre nella prima settimana, dal 9 al 16 novembre, in concomitanza con il festival letterario "EuBook", tutti i giorni dalle 17.00 alle 23.00.
Attraverso una serie di dipinti di piccolo, medio e grande formato, Santangelo esplora l'interiorità attraverso spazi abbandonati, architetture senza figura, luoghi liminali dove il silenzio si fa materia e la prospettiva diventa dispositivo emotivo.
Ogni opera è un invito a sostare, ad ascoltare, ad attraversare.
La pittura si radica nel luogo e lo trasforma in parte viva del progetto: la relazione tra opere e architettura si fa poetica, concettuale, immersiva.
Le tonalità scure, i corridoi deserti, i battiti sordi che accompagnano la visita, costruiscono un'esperienza percettiva densa, a metà tra lo spazio fisico e quello mentale.
"Il silenzio ha senso" non è solo una mostra, ma un atto critico, una riflessione sulla pittura come linguaggio del non-detto. Un percorso che sfugge al rumore del contemporaneo per interrogare, con radicale delicatezza, ciò che resta. E ciò che resiste.
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