"Migranti Ambientali": a Modica il progetto di Grassani, il fotografo delle illusioni

Alessandro Grassani - Asia, Mongolia, Erdene Tuya insieme a suo figlio di 3 anni Tuvchinj mentre abbraccia una pecora
Le migrazioni hanno sempre caratterizzato la storia dell'umanità, e tra le cause ci sono sicuramente il deterioramento e la distruzione ambientale. L'obiettivo della ricerca di Alessandro Grassani è quello di offrire uno sguardo sulle popolazioni migratorie per documentarle e raccontarle.
Mongolia, Bangladesh, Kenya e Haiti sono alcuni dei paesi più colpiti da questo fenomeno e attraverso questi quattro capitoli, il fotografo - più volte premiato, tra le altre cose, ai "Sony World Photography Award" - racconta le varie forme che i cambiamenti climatici assumono a livello globale.
All'interno del progetto (nato da una stima delle Nazioni Unite), Grassani usa un preciso schema narrativo: in ogni paese mette a confronto le vicende delle persone che lottano contro le avversità ambientali in campagna, con le precarie condizioni di vita dei migranti stipati nei bassifondi delle metropoli.
Persone che non espatriano, ma approdano nelle aree urbane dei loro stessi Paesi, incontrando nella povertà degli slums la loro ultima illusione.
La mostra "Migranti ambientali: l'ultima illusione" approda per la prima volta a Modica, in Sicilia, dal 15 dicembre al 6 gennaio, promossa dal Condominio Fotografico e dalla Fondazione Teatro Garibaldi. Si tratta di un progetto culturale dalla forte valenza sociale che ha già ottenuto una grande risonanza a livello internazionale, essendo stato esposto tra le altre cose nella sede dell'Onu.
Alessandro Grassani, classe 1977, è un narratore che utilizza la fotografia come forma principale di espressione. Ha esordito nel campo della pubblicità, ma il suo lavoro l'ha portato negli anni a viaggiare in tutto il mondo per seguire eventi internazionali e raccontare temi sociali in oltre 30 paesi diversi.
Collabora tra gli altri con il New York Times e L'Espresso e le sue fotografie hanno trovato spazio su riviste quali il Time, il Sunday Times, il National Geographic e M le magazine du Monde, D della Repubblica e The Guardian.
Lavora per diverse organizzazioni non governative e associazioni quali le Nazioni Unite, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e Doctors of the World. I suoi lavori personali si concentrano principalmente su progetti documentari a lungo termine, nei quali esplora le conseguenze del cambiamento climatico e delle guerre sulla società.
Ha vinto numerosi premi, tra cui il Sony World Photography Awards, il Days Japan International Photojournalism Awards, il Premio Internacional de Fotografia Humanitaria Luis Valtueña e il Premio giornalistico internazionale Lucchetta.
Le sue opere sono state esposte in occasione di festival e nelle gallerie di tutto il mondo, come ad esempio alle Nazioni Unite, al Museo dell'Immigrazione presso il Palais de la Porte Dorèe in Paris, alla Royal Geographic Society di Londa e all’International Center for Climate Goverance.
Mongolia, Bangladesh, Kenya e Haiti sono alcuni dei paesi più colpiti da questo fenomeno e attraverso questi quattro capitoli, il fotografo - più volte premiato, tra le altre cose, ai "Sony World Photography Award" - racconta le varie forme che i cambiamenti climatici assumono a livello globale.
All'interno del progetto (nato da una stima delle Nazioni Unite), Grassani usa un preciso schema narrativo: in ogni paese mette a confronto le vicende delle persone che lottano contro le avversità ambientali in campagna, con le precarie condizioni di vita dei migranti stipati nei bassifondi delle metropoli.
Persone che non espatriano, ma approdano nelle aree urbane dei loro stessi Paesi, incontrando nella povertà degli slums la loro ultima illusione.
La mostra "Migranti ambientali: l'ultima illusione" approda per la prima volta a Modica, in Sicilia, dal 15 dicembre al 6 gennaio, promossa dal Condominio Fotografico e dalla Fondazione Teatro Garibaldi. Si tratta di un progetto culturale dalla forte valenza sociale che ha già ottenuto una grande risonanza a livello internazionale, essendo stato esposto tra le altre cose nella sede dell'Onu.
Alessandro Grassani, classe 1977, è un narratore che utilizza la fotografia come forma principale di espressione. Ha esordito nel campo della pubblicità, ma il suo lavoro l'ha portato negli anni a viaggiare in tutto il mondo per seguire eventi internazionali e raccontare temi sociali in oltre 30 paesi diversi.
Collabora tra gli altri con il New York Times e L'Espresso e le sue fotografie hanno trovato spazio su riviste quali il Time, il Sunday Times, il National Geographic e M le magazine du Monde, D della Repubblica e The Guardian.
Lavora per diverse organizzazioni non governative e associazioni quali le Nazioni Unite, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e Doctors of the World. I suoi lavori personali si concentrano principalmente su progetti documentari a lungo termine, nei quali esplora le conseguenze del cambiamento climatico e delle guerre sulla società.
Ha vinto numerosi premi, tra cui il Sony World Photography Awards, il Days Japan International Photojournalism Awards, il Premio Internacional de Fotografia Humanitaria Luis Valtueña e il Premio giornalistico internazionale Lucchetta.
Le sue opere sono state esposte in occasione di festival e nelle gallerie di tutto il mondo, come ad esempio alle Nazioni Unite, al Museo dell'Immigrazione presso il Palais de la Porte Dorèe in Paris, alla Royal Geographic Society di Londa e all’International Center for Climate Goverance.
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