I pesci mozzati di Morales, il ceramista daltonico che non potè fare il fruttivendolo
In foto l'artista Nicolò Morales con la sua opera "Fish maiolica"
"Mediterranea" è la mostra dedicata alle opere dell’artista e scultore calatino Nicolò Morales, contenente opere raffiguranti pesci e volatili fantasiosi, conchiglie e pinne di balena, teste umane e altre realtà appartenenti al mondo marino.
La particolarità delle opere di Nicolò Morales - esposte presso Bobez Arte fino all'8 gennaio - è che sono tutte istallazioni a muro o a pavimento: l'artista fa entrare e uscire i suoi soggetti dalle superfici, separando la testa dalla coda per la dicotomia tra l’apparire e il bisogno di nascondersi.
«La parte mancante è idealmente dentro la superfice - spiega Morales - perché in questa società tutti vogliamo emergere e, al tempo stesso, tutti sentiamo il bisogno di scappare in un universo che il più delle volte non è il nostro. Scelgo i soggetti marini - prosegue - perché è dal mare che viene la vita, lo stesso feto è immerso nel liquido amniotico e il corpo umano è nel 90% acqua».
Morales non ha seguito le orme del padre fruttivendolo perché non distingueva i pomodori verdi da quelli rossi, non per mancanza d’impegno, ma perché daltonico. Ha trovato però rifugio in un mondo fatto di sfide cromatiche, sfumature mediterranee e delicate armonie.
Ha frequentato le botteghe di Caltagirone e l’Istituto d’arte sviluppando una profonda allergia per gli insegnamenti standard, le geometrie sterili, gli stampi seriali, i calchi e le decalcomanie. «Nicolò Morales è il ceramista daltonico che non vede i colori ma li sente dentro e che si sta imponendo per la vitalità delle sue cromie e delle sue creazioni» ha detto Paola Lenti, architetto ed esperta di design internazionale.
La particolarità delle opere di Nicolò Morales - esposte presso Bobez Arte fino all'8 gennaio - è che sono tutte istallazioni a muro o a pavimento: l'artista fa entrare e uscire i suoi soggetti dalle superfici, separando la testa dalla coda per la dicotomia tra l’apparire e il bisogno di nascondersi.
«La parte mancante è idealmente dentro la superfice - spiega Morales - perché in questa società tutti vogliamo emergere e, al tempo stesso, tutti sentiamo il bisogno di scappare in un universo che il più delle volte non è il nostro. Scelgo i soggetti marini - prosegue - perché è dal mare che viene la vita, lo stesso feto è immerso nel liquido amniotico e il corpo umano è nel 90% acqua».
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Il quarantenne Nicolò Morales, è un artista, artigiano, un maestro ceramista. A 17 anni ha debuttato con la sua prima personale. La sua consacrazione, alla Biennale di Venezia 2011, curata da Vittorio Sgarbi che delle sue opere ha detto: «Sono invenzioni di grande felicità».Morales non ha seguito le orme del padre fruttivendolo perché non distingueva i pomodori verdi da quelli rossi, non per mancanza d’impegno, ma perché daltonico. Ha trovato però rifugio in un mondo fatto di sfide cromatiche, sfumature mediterranee e delicate armonie.
Ha frequentato le botteghe di Caltagirone e l’Istituto d’arte sviluppando una profonda allergia per gli insegnamenti standard, le geometrie sterili, gli stampi seriali, i calchi e le decalcomanie. «Nicolò Morales è il ceramista daltonico che non vede i colori ma li sente dentro e che si sta imponendo per la vitalità delle sue cromie e delle sue creazioni» ha detto Paola Lenti, architetto ed esperta di design internazionale.
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