"Il Sacro": collettiva fotografica alla Galleria Studio Paolo Morello

Galleria Studio Paolo Morello presenta "Il Sacro", fotografie di Gianni Berengo Gardin, Mario Giacomelli, Mario De Biasi, Franco Pinna, Pepi Merisio, Caio Mario Garrubba, Federico Patellani, Carlo Bevilacqua, Piergiorgio Branzi, Enzo Sellerio, Alfredo Camisa.
Quello della religiosità popolare fu uno dei temi cruciali per la fotografia italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, coinvolgendo fotografi di estrazioni ideologiche opposte e spaziando da rappresentazioni di momenti ufficiali della vita della Chiesa cattolica, ad inchieste sul magismo e sulla sopravvivenza di riti pagani, come quelli documentati da Federico Patellani in Lucania.
La mostra si apre con la serie di Mario Giacomelli, "Lourdes", dove il fotografo si recò due volte, dietro una commissione professionale. A Lourdes, Giacomelli fotografò la fiaccolata che si svolge di notte, sfilando in bianchi meandri sullo sfondo nero, e le colonne di ammalati, che si avviano verso la chiesa. Fotografò gli sguardi di rassegnazione, di fede, di attesa, degli ammalati distesi sulle barelle, sotto le cupolette di tela.
Altrettanto intensa è la serie dei Pellegrini al mio Santuario di Pepi Merisio. Mirabile il volto dell’anziana donna, su una sedia a rotelle: ha gli occhi socchiusi, l’espressione contrita, la pelle rugosa, una mano che punta verso il petto, l’altra protesa, intorno alle dita si avvolge un rosario.
È difficile riassumere in poche righe la lunga e travagliata collaborazione tra il fotografo Franco Pinna e l’antropologo Ernesto de Martino, promotore di una serie di ‘spedizioni’ multidisciplinari in Lucania e in Puglia. Pinna seppe produrre immagini di documentazione, ma anche testimonianze visive dotate di carattere e di autonomia espressiva.
Un penetrante gioco di sguardi avvolge il vistatore della mostra. Agli occhi dei bambini della Madonna di Pierno fanno eco quelli della "Scuola coranica", di Alfredo Camisa. Come in un sottile controcanto, chiuse sono invece le palpebre dell’anziana donna russa che assiste ad una funzione in uan chiesa ortodossa a Mosca, ripresa da Caio Mario Garrubba. In questo capolavoro tutto trasuda un misticismo orientale: la sguardo rapito, la mano sppiegata sul cuore, i ceri, il pope dalla lunga barba che solleva il turibolo. Assai più rarefatta è l’atmosfera della Processione di Carlo Bevilacqua, con il Cristo osteso dal chierichetto ed immerso in un metafisico controluce.
Molto più fisico è il senso di religiosità che promana dalle feste religiose in Sicilia, fotografate da Enzo Sellerio, e dal giovanissimo Scianna. La mostra offre una rarità filologica, assai poco nota, con il menabò originale, prodotto in soli cinque esemplari con quattordici stampe vintage originali del catanese Mario Finocchiaro, il primo tra i siciliani a documentare le feste patronali del comprensorio etneo.
Un progressivo intensificarsi di emozioni guida il visitatore verso il climax della mostra: due rarissime vintage prints di Gianni Berengo Gardin: "Venezia", "Corpus Domini". Si tratta esattamente degli esemplari esposti alla III mostra nazionale di Padova, alla quale Berengo Gardin vinse il primo premio, superando persino Giacomelli che allo stesso concorso esponeva Vita d’ospizio (Verrà la morte e avrà i suoi occhi).
Ed ancora, la straordinaria intensità emotiva della serie di Mario De Biasi alla Festa di san Tomas a Chichicastenango, in Guatemala, nel 1972. Come nelle abitudini del grande reporter, anche questa serie fu ripresa nelle condizioni più estreme: dall’alto di un cornicione, alla luce di sole candele.
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