Nel tunnel degli orrori come nei vecchi luna park: a Palermo debutta "Itaca, Dark Ride"

Una scena dello spettacolo immersivo "Itaca, Dark Ride" (foto di Rossella Puccio)
Venerdì 10 marzo, alle ore 18.00, allo spazio Tre Navate dei Cantieri Culturali alla Zisa (Via Paolo Gili, 4, Palermo) debutta “Itaca, Dark Ride”, un progetto dell’Accadema di Belle Arti di Palermo, in collaborazione con Museo Sociale Danisinni, per la regia e drammaturgia di Gigi Borruso che dirige le attrici e gli attori di DanisinniLab.
Il titolo è un riferimento ai famosi “tunnel degli orrori” dei vecchi Luna Park in un registro più contemporaneo e oscuro.
Lo spettacolo nasce all’interno del progetto ‘Verso Itaca’ dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, ideato da Valentina Console, docente del corso di Scenografia insieme ai docenti Bruna Gambarelli, Liliana Iadeluca e Salvatore Lo Iacono, che ha coinvolto le allieve e gli allievi scenografi nella progettazione e realizzazione di scene, costumi e proiezioni.
“Verso Itaca. Dark Ride” è anche il terzo capitolo di un progetto di teatro sociale sull’Odissea avviato nel quartiere Brancaccio nel settembre scorso con il Teatro Biondo e DanisinniLab.
La dimensione del teatro da camera del primo spettacolo a Brancaccio, in ‘Dark Ride’ evolve nella matrice contemporanea del teatro immersivo in cui lo spettatore non attraverserà più delle stanze, ma come un turista che viaggia in una città sconosciuta si muoverà all’interno di un tunnel dell’orrore o dell’amore dei vecchi Luna Park, faccia a faccia con personaggi nuovi e amplificati in tutta la loro potenza narrativa e fantastica.
Una grande parata criptica nel dramma dell'assurdo, che rompe le convenzioni teatrali allargando il palcoscenico a tutto il circostante. Lo spettatore verrà inghiottito nello spazio teatrale, si muoverà al suo interno e diventerà parte integrante del dispositivo scenico.
Non ha scelta su dove andare o cosa vedere, attraversando questo budello immaginifico, pensato come la spirale d’una chiocciola, per arrivare al cuore della scena, una sorta di nido dove memoria e futuro si fondono.
Un attraversamento fisico e metafisico, selvaggio e divertente, che è una combinazione di buio, luci, ombre, proiezioni e voci che puntano allo spaesamento. E le voci non sono solo quelle delle attrici e degli attori che si muovono sulla scena, ma nella volontà di rendere visibile anche il viaggio di questa ricerca teatrale su Itaca iniziata mesi fa in un quartiere popolare di Palermo, il regista porta in scena anche le voci degli abitanti di Brancaccio, frammenti intimi delle interviste presenti nel documentario ‘Io sono Itaca’, realizzato da Rossella Puccio durante la prima fase del progetto, che ha aperto e chiuso lo spettacolo nel novembre scorso alla Sala Strehler del Teatro Biondo.
Un progetto dal punto di vista scenografico di grande impegno e complessità per le allieve Felicetta Ottavia Giordano, Giulia Lo Monaco, Martina Nania, Alice Perez, che vi hanno lavorato per oltre tre mesi, con grande dedizione e fantasia.
Il titolo è un riferimento ai famosi “tunnel degli orrori” dei vecchi Luna Park in un registro più contemporaneo e oscuro.
Lo spettacolo nasce all’interno del progetto ‘Verso Itaca’ dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, ideato da Valentina Console, docente del corso di Scenografia insieme ai docenti Bruna Gambarelli, Liliana Iadeluca e Salvatore Lo Iacono, che ha coinvolto le allieve e gli allievi scenografi nella progettazione e realizzazione di scene, costumi e proiezioni.
“Verso Itaca. Dark Ride” è anche il terzo capitolo di un progetto di teatro sociale sull’Odissea avviato nel quartiere Brancaccio nel settembre scorso con il Teatro Biondo e DanisinniLab.
La dimensione del teatro da camera del primo spettacolo a Brancaccio, in ‘Dark Ride’ evolve nella matrice contemporanea del teatro immersivo in cui lo spettatore non attraverserà più delle stanze, ma come un turista che viaggia in una città sconosciuta si muoverà all’interno di un tunnel dell’orrore o dell’amore dei vecchi Luna Park, faccia a faccia con personaggi nuovi e amplificati in tutta la loro potenza narrativa e fantastica.
Una grande parata criptica nel dramma dell'assurdo, che rompe le convenzioni teatrali allargando il palcoscenico a tutto il circostante. Lo spettatore verrà inghiottito nello spazio teatrale, si muoverà al suo interno e diventerà parte integrante del dispositivo scenico.
Non ha scelta su dove andare o cosa vedere, attraversando questo budello immaginifico, pensato come la spirale d’una chiocciola, per arrivare al cuore della scena, una sorta di nido dove memoria e futuro si fondono.
Un attraversamento fisico e metafisico, selvaggio e divertente, che è una combinazione di buio, luci, ombre, proiezioni e voci che puntano allo spaesamento. E le voci non sono solo quelle delle attrici e degli attori che si muovono sulla scena, ma nella volontà di rendere visibile anche il viaggio di questa ricerca teatrale su Itaca iniziata mesi fa in un quartiere popolare di Palermo, il regista porta in scena anche le voci degli abitanti di Brancaccio, frammenti intimi delle interviste presenti nel documentario ‘Io sono Itaca’, realizzato da Rossella Puccio durante la prima fase del progetto, che ha aperto e chiuso lo spettacolo nel novembre scorso alla Sala Strehler del Teatro Biondo.
Un progetto dal punto di vista scenografico di grande impegno e complessità per le allieve Felicetta Ottavia Giordano, Giulia Lo Monaco, Martina Nania, Alice Perez, che vi hanno lavorato per oltre tre mesi, con grande dedizione e fantasia.
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