"Nimjat. Il nulla è il muro invalicabile": il viaggio fotografico di Alessandro Mancuso nel deserto

Foto di Alessandro Mancuso per il progetto "Nimjat" (part.)
Oltre cento immagini realizzate in pieno deserto del Sahara, nel villaggio di Nimjat, compongono la mostra fotografica "Nimjat. Il nulla è il muro invalicabile" di Alessandro Mancuso.
Un racconto fotografico in una zona che apparentemente sembra un campo profughi ma che, in realtà, si è sviluppato a ventaglio dal luogo di sepoltura del marabout Cheikh Saad Bouh (1848-1917).
A sostenere l'iniziativa Giuseppe Giamboi, titolare del ristorante sede della mostra, che ha deciso di esporre una selezione del reportage e l'azienda Sottile Rent, main sponsor dell'iniziativa.
Il progetto esposto vuole essere una riflessione sugli Haratin di origine nera, sulle discriminazioni locali e sul concetto di schiavitù per nascita.
Fotografo professionista da più di 30 anni, Mancuso è specializzato nella Fotografia per i Beni Culturali, e nel 2004 ha fondato, assieme a Katia Giannetto, la società di servizi e casa editrice Magika srl.
La sua attività fotografica tocca numerosi generi, spesso diversi tra loro, dal reportage (paesaggistico e industriale) allo still-life, dalla ritrattistica fino ad approdare spontaneamente alla fotografia per l'arte.
L'interesse e la specializzazione nel settore arte sono stati perseguiti sin da quando, in occasione della presentazione del primo volume sulla pittura del '500 in Sicilia di Teresa Pugliatti, il grande Federico Zeri, sullo scalone del Palazzo della Provincia di Messina, si complimentò per la campagna fotografica realizzata.
Da lì il desiderio di fare sempre meglio e l'aggiornamento a Schaffhausen nella sede della Sinar per meglio utilizzare le strumentazioni prodotte dalla casa elvetica.
Nell'ambito della sua attività, nel 2017 è stato incaricato da una società inglese di documentare in Mauritania il montaggio di una struttura che genera energia fotovoltaica, ed è stato proprio in quella occasione che, parallelamente al lavoro tecnico, ha realizzato un reportage sociale.
Durante tutto il periodo dell'esposizione, che sarà fruibile al pubblico fino al 5 agosto, il ristorante proporrà nel proprio menu anche un piatto tipico della cucina africana.
La mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 12.30 alle 15 e dalle 20 alle 23, sabato sera apertura alle ore 19.30. Domenica chiuso.
Un racconto fotografico in una zona che apparentemente sembra un campo profughi ma che, in realtà, si è sviluppato a ventaglio dal luogo di sepoltura del marabout Cheikh Saad Bouh (1848-1917).
A sostenere l'iniziativa Giuseppe Giamboi, titolare del ristorante sede della mostra, che ha deciso di esporre una selezione del reportage e l'azienda Sottile Rent, main sponsor dell'iniziativa.
Il progetto esposto vuole essere una riflessione sugli Haratin di origine nera, sulle discriminazioni locali e sul concetto di schiavitù per nascita.
Fotografo professionista da più di 30 anni, Mancuso è specializzato nella Fotografia per i Beni Culturali, e nel 2004 ha fondato, assieme a Katia Giannetto, la società di servizi e casa editrice Magika srl.
La sua attività fotografica tocca numerosi generi, spesso diversi tra loro, dal reportage (paesaggistico e industriale) allo still-life, dalla ritrattistica fino ad approdare spontaneamente alla fotografia per l'arte.
L'interesse e la specializzazione nel settore arte sono stati perseguiti sin da quando, in occasione della presentazione del primo volume sulla pittura del '500 in Sicilia di Teresa Pugliatti, il grande Federico Zeri, sullo scalone del Palazzo della Provincia di Messina, si complimentò per la campagna fotografica realizzata.
Da lì il desiderio di fare sempre meglio e l'aggiornamento a Schaffhausen nella sede della Sinar per meglio utilizzare le strumentazioni prodotte dalla casa elvetica.
Nell'ambito della sua attività, nel 2017 è stato incaricato da una società inglese di documentare in Mauritania il montaggio di una struttura che genera energia fotovoltaica, ed è stato proprio in quella occasione che, parallelamente al lavoro tecnico, ha realizzato un reportage sociale.
Durante tutto il periodo dell'esposizione, che sarà fruibile al pubblico fino al 5 agosto, il ristorante proporrà nel proprio menu anche un piatto tipico della cucina africana.
La mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 12.30 alle 15 e dalle 20 alle 23, sabato sera apertura alle ore 19.30. Domenica chiuso.
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