Opere create a Palermo dall'artista tedesca Franca Scholz: la mostra ai Cantieri alla Zisa
"Unsteady state" di Franca Scholz
Nell’anno di "Manifesta 12" e di "Capitale Italiana della Cultura", l'artista tedesca Franca Scholz ha trascorso un mese a Palermo vivendo la città nel suo momento di massima espressività.
Nelle opere prodotte nel capoluogo siciliano, Scholz sembra focalizzare la propria attenzione proprio su quello che si cela dietro il sipario, nel momento in cui l'esterno inizia a diradarsi e l'interno si svela negli elementi che lo compongono.
L'interiore è la base della poetica dell'artista, quello fisico (l'appartamento che l'ha ospitata) e quello legato alla sfera privata delle emozioni.
Sono due sfere che si sovrappongono e si scambiano a vicenda i ruoli, come nel video "Unsteady State" in cui l'occhio della telecamera indugia sugli elementi che portano le tracce della presenza dell'artista. Le mensole del bagno, il tavolo della cucina, il letto, tutto è disfatto e lasciato in disordine.
Le immagini scorrono insieme ai pensieri dell'artista, si sovrappongono in testi intimi, non connessi tra di loro. Frammenti di flussi di coscienza che a loro volta si accostano e si differenziano nel formato del carattere, a volte così piccolo da non permetterne la lettura.
Sembrano monologhi bisbigliati nel silenzio di una casa vuota, come se le tracce lasciate nella casa portassero il ricordo di pensieri sparsi effettuati alla presenza degli oggetti inquadrati.
Altri frammenti di pensiero ritornano nella serie di opere su tessuto "It‘s for the soft baby butts", presentate come drappi. In queste i pensieri sono più brevi, simili a slogan intimi, motti personali, come note veloci raccolte durante il giorno.
Sembrano frasi che rimbombano nella testa di chi le formula, ripetute all'infinito alla ricerca di un senso, o di un codice segreto che ne sveli un significato arcano.
In realtà il significato sembra esaurirsi nell'importanza del banale, in quei pensieri veloci destinati a perdersi nella frenesia quotidiana.
Nelle opere prodotte nel capoluogo siciliano, Scholz sembra focalizzare la propria attenzione proprio su quello che si cela dietro il sipario, nel momento in cui l'esterno inizia a diradarsi e l'interno si svela negli elementi che lo compongono.
L'interiore è la base della poetica dell'artista, quello fisico (l'appartamento che l'ha ospitata) e quello legato alla sfera privata delle emozioni.
Sono due sfere che si sovrappongono e si scambiano a vicenda i ruoli, come nel video "Unsteady State" in cui l'occhio della telecamera indugia sugli elementi che portano le tracce della presenza dell'artista. Le mensole del bagno, il tavolo della cucina, il letto, tutto è disfatto e lasciato in disordine.
Le immagini scorrono insieme ai pensieri dell'artista, si sovrappongono in testi intimi, non connessi tra di loro. Frammenti di flussi di coscienza che a loro volta si accostano e si differenziano nel formato del carattere, a volte così piccolo da non permetterne la lettura.
Sembrano monologhi bisbigliati nel silenzio di una casa vuota, come se le tracce lasciate nella casa portassero il ricordo di pensieri sparsi effettuati alla presenza degli oggetti inquadrati.
Altri frammenti di pensiero ritornano nella serie di opere su tessuto "It‘s for the soft baby butts", presentate come drappi. In queste i pensieri sono più brevi, simili a slogan intimi, motti personali, come note veloci raccolte durante il giorno.
Sembrano frasi che rimbombano nella testa di chi le formula, ripetute all'infinito alla ricerca di un senso, o di un codice segreto che ne sveli un significato arcano.
In realtà il significato sembra esaurirsi nell'importanza del banale, in quei pensieri veloci destinati a perdersi nella frenesia quotidiana.
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