"Perftoran": la fantasia distopica sui mali del capitalismo globalizzato di Petr Davydtchenko

Petr Davydtchenko - "Perftoran"
In ottemperanza dell'ultimo DPCM del 3 novembre 2020 del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro della Salute, relativo alle “Misure urgenti per il contenimento del contagio da COVID-19 sull’intero territorio nazionale”, e a tutela della salute degli spettatori, vengono sospese le iniziative culturali fino a nuovi provvedimenti.
Si presenta per la prima volta a Palermo, a Spazio Rivoluzione, il progetto "Perftoran" di Petr Davydtchenko a cura di Adalberto Abbate, giunto alla sua terza tappa dopo l'esposizione a Palazzo Lucarini (Perugia) e nella città di Ljubljana (Slovenia).
Questa volta, però, dopo una pungente riflessione su questioni legate al consumo di cibo e agli abusi del progresso, l'artista russo allarga la sua analisi agli effetti – su scala planetaria – del potere delle multinazionali farmaceutiche, attraverso una proposta controversa ed estrema.
Uno stridìo acuto, fendente come una lama, si sovrappone al rumore sordo di ossa frantumate. Con sguardo glaciale Petr Davydtchenko consuma un terribile pasto. Nella fronte ha tatuato il logo di un'influente azienda farmaceutica, un colosso americano impegnato nella sperimentazione di un vaccino contro il Covid-19.
Suo malgrado, il piccolo chirottero espia la pena di oltre un milione di vite spezzate. È il simbolo malato di un'epidemia difficile da domare e di un’abietta speculazione politica e finanziaria.
Lontano dagli ideali della cultura capitalistica e globalizzata, Petr Davydtchenko propone un suo personale antidoto al virus, affermando che il vaccino BAT funziona e che verrà prodotto in edizione limitata. Una cura accessibile, avulsa dall’economia del profitto, che si pone come un’efficace alternativa al quel Santo Graal ricercato dalle multinazionali. In un singolo atto, esecrabile e taumaturgico, nasce e muore la nostra pretesa di libertà e benessere.
Il sangue artificiale Perftoran, brevettato alla fine degli anni ’70 da uno scienziato sovietico deceduto in circostanze misteriose – commercializzato in Russia a prezzi ingiustificatamente inaccessibili – è il segno rappresentativo degli spietati interessi commerciali palesati dalle grandi case farmaceutiche attorno al nuovo vaccino per la SARS-CoV 2.
Petr Davydtchenko offre, dunque, una denuncia politica, estetizzata, potente e sovversiva, mirata a scuotere le nostre coscienze da un imprudente stato di torpore.
Si presenta per la prima volta a Palermo, a Spazio Rivoluzione, il progetto "Perftoran" di Petr Davydtchenko a cura di Adalberto Abbate, giunto alla sua terza tappa dopo l'esposizione a Palazzo Lucarini (Perugia) e nella città di Ljubljana (Slovenia).
Questa volta, però, dopo una pungente riflessione su questioni legate al consumo di cibo e agli abusi del progresso, l'artista russo allarga la sua analisi agli effetti – su scala planetaria – del potere delle multinazionali farmaceutiche, attraverso una proposta controversa ed estrema.
Uno stridìo acuto, fendente come una lama, si sovrappone al rumore sordo di ossa frantumate. Con sguardo glaciale Petr Davydtchenko consuma un terribile pasto. Nella fronte ha tatuato il logo di un'influente azienda farmaceutica, un colosso americano impegnato nella sperimentazione di un vaccino contro il Covid-19.
Suo malgrado, il piccolo chirottero espia la pena di oltre un milione di vite spezzate. È il simbolo malato di un'epidemia difficile da domare e di un’abietta speculazione politica e finanziaria.
Lontano dagli ideali della cultura capitalistica e globalizzata, Petr Davydtchenko propone un suo personale antidoto al virus, affermando che il vaccino BAT funziona e che verrà prodotto in edizione limitata. Una cura accessibile, avulsa dall’economia del profitto, che si pone come un’efficace alternativa al quel Santo Graal ricercato dalle multinazionali. In un singolo atto, esecrabile e taumaturgico, nasce e muore la nostra pretesa di libertà e benessere.
Il sangue artificiale Perftoran, brevettato alla fine degli anni ’70 da uno scienziato sovietico deceduto in circostanze misteriose – commercializzato in Russia a prezzi ingiustificatamente inaccessibili – è il segno rappresentativo degli spietati interessi commerciali palesati dalle grandi case farmaceutiche attorno al nuovo vaccino per la SARS-CoV 2.
Petr Davydtchenko offre, dunque, una denuncia politica, estetizzata, potente e sovversiva, mirata a scuotere le nostre coscienze da un imprudente stato di torpore.
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